514U LIBRO SECONDO. — PARTE II — RACCONTO. I PROSAToRL
(7) HJ De Div. il 1, 1.
(8) Con/e ss. Ili, 4, 7 seg.; Vili, 7, 17.
(9) I manoscritti del De fmibvs rimontano a una sola fonte, alla quale meglio s'accosta quello che è ora in Vaticano, del secolo XI. Di edizioni a parte noteremo quella di Bentley (Càntari gii, 1718), di Davis (Ibid. 1728. 1741), di Gorenz, Leipzig 1813), di Orelli (cogli Aca-demica, Zurigo 1827), di Fr. Otto (Leipzig 1831), di J. N Madvig (Kopenliagen 1839; e seconda ediz. ricorretta, (Ibid. 1869, pp. LXIX-R68), di H. Alanus (Dublino 1853).
(10) I manoscritti migliori sono i due Vossiani accennati nella precedente nota che porta il numero (4), ed uno viennese del uec. X. Delle edizioni, oltre la g'à citata di Orelli, ove è anche il De finibus, noteremo quella di Davis (Cambridge 1725,1738); di Hiilsemann (Magdeburgo A806). Ve n'ò una traduzione tedesca di Moser nella raccolta di Motzler di Stuttgart (Rom Pros n. 77, 80).
(11; Vodi Cic. De Divin. II. 1, 2. libri Tusculanarum disputationum res ad beate vi-vendum maxime necessarias aperuerunt; primus enim est de contemnenda morte, sccundus de tolerando dolore; de aegritudine lenienda tertius; quartus de reliquis animi perturba-tionibus; quintus .. docet ad beate vivsndum virtutem se ipsa esse contentaci.
(12) Ad Att. XIII. 32, 2.
(13) Fra i manoscritti dell'opera son particolarmente notevoli uno parigino del IX secolo (C. Regius), uno di Wolfenbiittel del sec. IX e X (C. Gudianus 1) e uno di Bruxelles del sec. Xll. Ve ne sono poi edizioni molte, di Davis, di Kiihner, di Orelli, di Moser, di Jourdain (Paris 1842), di Tischer (presso Weidmann; la 5.A ristampa curata da Sorof, 1888), di Seyifert (Lipsia 1364, annotata in latino), di Heine (anuotata in tedesco per le scuole; (Teubner 1861); di Oavallin (Lund 1870).
(14) Vedi H. F. Hermann, disp. de intorpret. Tim. PI. dial. a Cic. relieta, GòttiDgen, 1842.
(45) Vedilo presso il Cic. di Orelli, IV, 2 p. 495-513, e nella seconda edizione IV, p. 995 1010.
(16) De Divin. II, 72.
(17) Vedi de dcor. nat. 111,2.
(18) Edizioni notevoli dell'opera ciceroniana, qua o là lacunosa, sono quello di Davis, di Kindervater (Lipsiae 1796 ), di Heindorf (Lipsiae 1815), di Moser e Creuzer ( Lipsiae 1018) di Moser (Lipsiae 1821 ), di Schiitz (Halae 1820 ), di Ast ( incompleta, Monachii 1829), di Alanus (Londini 1830), di Schòmann (3.a ediz, Berlino Weidm. 1?65).
(19) Ad Att. XIV, 21, 3, XVI, 3, 1.
(20) I manoscritti più autorevoli sono uno parigino e uno leidense, del secolo X. Fu pubblicato spesso assieme al Sogno di Scipione o al Lelio. Notiamo l'edizione di Somrner-brodt (presso Weidmann, cinque ristampe), di Lahmeycr (presso Teubnor, tre ristampo), di Meisner (annotato per le scuole, Berlino 1870). VedasiP. J. van dor Ton C. m. explica-tur ot e graec pot. font, illustr. L5\ven 1821, 206 pp,
(21) Fu stampato spesso assieme ad aitre opere, specie al De fato; a parte, da Hot-t.inger (Lipsiao 1793), e da Grese (Lipsiae 1829).
(22) Nuovi framm. del lib. d. C. de. f. di recenti scope rti in pergamene palimpscste Modena 1853.
(23) Raein. Mus, IX, p. 473-477. Cfr. Alanus, in fragm.........quas nuper Modenre( Mu-
tinse ) edita sunt obsorvationcs. Dublino 1854.
I manoscritti che assieme al De d. nat. al Do Divin, contengono il De fato, sono i due Vossiani e il Viennese già mentovati nelle noti anteriori, ed un altro,, ora vaticano, pur troppo assai monco.
Edizione a parte del Do fato è quella di Bremi (Lipsiae 1795).
(24) Un manoscritto, prima di Costanza, ora presso il Sig, Didot, fra il IX e il X secolo, è da notar per il prime; prossimo gli viene uno più recento, ma buon codice viennese; ed uno poi di Wolfcnbuttel e due monacasi Siccome il De Amicitia ha avuti davvero molti amici e lettori, così molte edizioni se ne fecero o assieme al Cato major o a parte. Delle prime noteremo quella arnotata di Wetzel ( Liegnitz 1792 ecc,), quella riveduta da 1. N. Madvig ( Havniao 1835), e quella di Sommorbrodt (Berlin, 5.a ediz. 1866); dello altre quella di Lenz (Hildburg. 1778), di Gernhard (Lipsire 1825 ), di Beier ( Lipsiro 1828) quella annotata da Lahmoyer ( Leipz. 1862), e da Nauck ( Berlin 1867 5.a ediz.), e quella recensita da Alan ( Dublin 1853 )„