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Storia della Letteratura Romana

Cesare Tamagni
Francesco Vallardi Milano, 1874, pagine 590

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a cura di Federico Adamoli

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   capitolo v.
   I 3F* I Q SOfX
   § 95. P. Nėgidio Figalo ed altri.
   Scrittore erudito e intento a molteplici studii fu P. Nėgidio Figulo, che per la sua larga operositā fu potuto paragonare a Yarrone. Del quale perō non seppe punto esercitare la potente efficacia, per colpa, stando a quel che dice Gellio (1), della sua troppa oscuritā e sottigliezza. Difatti di lui scarsi frammenti appena ci son rimasti. Fu contemporaneo di Cicerone, che aiutō nel reprimere la congiura di Catilina. Fu pretore nel G96, il che significa che doveva esser nato non pių tardi del 056 d. R. Ardente pompejauo, fu da Cesare mandato in esilio, ove morė il 709. Cicerone lo dice pitagorico, e nel suo dialogo il Timeo, ove lo pone a interloquire appunto in favore del pitagoreismo, lo caratterizza come colui, die post illos nobėles Pyiha-goreos, i/lam disciplinami renovavit. Perō non si trovano di lui citate opere che col solo titolo accusino la tendenza pitagorica: i titoli indican solo opere teologiche o naturai stiche; come, ad esempio, De Sphaera graecanica et barbarica, De ventis, De animalibus, De hominum naturalibus (sulla generazione). De diis, De exiis, De somniės, De augurio privato.
   Furono altresė cultori di filosofia Lucullo, M. Giunto Bruto, C. Cassio, Lucrezio, Pomponio Attico, Cazio, M. Fadio Gallo, C. Velleėo Torquato, X. Amaftnio, M< Porcio Catone Uticense.
   Bibliografia.
   I frammanti di Nėgidio si trovan raccolti da A. Riecohono (Basilea 1579), da Rutgers (Var. lect., Lugd. Batav. 1618; III, 16, p. 216-298). I frammenti astronomici si trovan presso Merkel, Ovid. Fast. p. LXXXVI segg. Vedi ancora Breysig, de N. F. fragmentis apud schol. German. servatis, Berlino 1854, e Ruecheler,Rhein. Mus. XIII, p. 177 segg., Hcrz de P. N. F. studiis atq. operib. Berlino 1815; Quaast. Nigid. di J. Klein (Bonn. 1861), e di J. Frey (Rōs-sel 1867).
   (I) N. A. XIX in fine„
   § 96. M. Terenzio Varrone.
   Soggetti filosofici d'indole etica e pratica, trattati coi ragionamenti Éo'Jt), é con gli esempli desunti dalla leggenda e dalla storia (ėozopėzi), erano i libri LXXYI (nientemeno) A OyKTZOplY.cāv ; che Varrone pare conformasse alla maniera di Eraclide Pontico. I singoli libri-avean un titolo mezzo personale e mezzo generale ed astratto, come insomma il Laelius, de amicitėa di Cicerone; ci restano difatti, per esempio, titoij di questa natura: Catus, de liberis educandis; Messala, de valetudine; Curio, de deo-rum cultu ; Marius, de fortuna; Orestes, de insania; Gallus, de admirandis; Pius, de pace, Sisenna, de historia. Eran libri, a quanto pare, in prosa, e a dialogo, per lo meno in parte (1). Non ne restano che meschėnissėmi frammenti; e lo stesso č dell'opera che Varrone scrisse in etā molte avanzata (2), Disciplinarum libri IX, specie di enciclopedia, alla quale mette capo la classificazione medioevale delle cotte arti