CAPITOLO V. I POETI LIfMCI HD ELEGIACI
§ 49. C. Valerio fiatullo, A) Vita
Nacque Catullo d'antica ed illustre famiglia in Verona, l'anno 667 d, R. (87 a. C.). Aveva la sua villa a Sirmione, penisoletta de) lago c ' Garda. Sul modo come passasse i primi anni e facesse i primi sue' studii nulla sappiamo. È chiaro che molto dovè attendere agli studii gieci. Ben presto, a quanto pare, egli rerossi a Roma, dove ebbe amici intrinseci, un tal Manlio, a cuj indirizzò parecchie delle sue poesie, e Licinio Calvo, Oitensio, Cinna, Cornelio Nepote, Cicerone. Certo a Roma finì per stabilirsi (1), e solo per villeggiatura fu so to recarsi a Verona, a Sirm one ed a Tivoli dove avea un podere e una villa.
Fu alieno, pare, daile agitazioni della vita pubblica, e di nessun atto suo politico si ha notizia dalle sue poesie, se non si voglia tener per tale l'essere egli stato un po'in Bitinia, l'anno 697 d. R., al seguito del pretore C. Memmio Gemello, l'amico di Lucrezio. Di eie si pentì, perchè ci scapitò, anziché arricchirsi, in quella provincia (2). Contro Cesare, che era stato amico ed ospite di suo padre, scagliò qualche violento epigramma. Ci venne dopo a conciliazione, ma non rinunziò ad attaccarlo di nuovo (3). Catullo era del circolo di Licinio Calvo e s'imbeveva ii quelle avversioni e di quelle passioni che colà fervevano. Un altro contro cui Calvo era accanito, e Catullo un po'gli teneva bordone, era il famoso Vatinio. Ma soprattutto il gentile poeta godeva di satireggiare cattivi poeti, come Volusio e Suffeno.
Del resto, salvo questi spassi epigrammatici, l'animo di Catullo era mite, e tendeva più che altro agli affetti intimi e domestici. S'accorò infinitamente per la morte dei suo giovane fratello nella Troade; se ne mostrava proprio inconsolabile, e alla fine affrontò un lurgo v aggio per fare gli estremi ufficii di pietà alle care,, ossa gincent in lido straniero. Agi air ci che in questa circostanza o in altre lo circondarono d'amorose cure mostrasi gratissimo, come d'altro lato afflittissimo rimase quante volte ebbe a disingannarsi sull'affetto degli amici. Sciupò e s'indebitò, profondendo il suo in dissolutezze, e principalmente si perdè appresso a una donna di pessimi costumi, cui egli celebrò sotto il nome di Lesbia, e fu, pare, una Clodia, sorella di P Clodio, e moglie di Q. Metello Celere. La quale, sebbene più attempata di lui, seppe con le sue grafie e con le lusinghe talmente incatenarlo a sè, che egli non sapeva più staccarsene neppure quando, vistane la volgarità, la ragione gli diceva come fosse necessario abbandonarla. Del resto, natura immaginosa e gentile, si trae talora fuori mirabilmente da ogni bruttura e si obblìa in sentimenti delicati e domestici, ond'è che può comporre così gentili epitalamii, da non poter quasi parere fattura d'un libertino.
Che Catullo morisse in giovane età ci è assicurato da Ovidio (4), ma a che anno propriamente g mgesse non si può dire. La cronaca d'Eusebio, dalla quale istessa è ricavato l'anno della nasc ta, darebbe per la sua morte l'anno 697 d. R. Ma questa data non può accertarsi poiché in Catullo è menzione ael secondo consolato di Pompeo, che ci i porta al 699 (5). Cosi pure è menzione in lui del giurare di Vatinio sul suo consolato, il quale consolato ci riporterebbe al 707 d. R. (6). Se non che da Cicerone (7) rileviamo che Vatinio ben molto prima che l'ottenesse faceva già sicuro as»