capitolo iii. — i poeti satirici.
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§ 44, Sallustio, Cicerone e Virgilio.
Nel passo sopra citato di Cicerone circa Lucrezio (1) si dà come poesia didascalica assai nojosa una intitolata « Sallustii Empedoclea », verisimilmente riferibile a quello Gneo Sallustio, cliente di Cicerone, che questi rammenta più volte nei suoi scritti, e non allo storico (2). Cicerone trudusse da giovane i Phaenomena di Arato, deHa qual traduzione abb'am frammeni in grande abbondanza, grafie all'averli lui stesso frequentemente citati. Pochi soli versi invece ci restano della sua traduzione dei Prognostica di Arato (3).
I quattro libri di Georgica, (relativo il primo all'agricoltura, il secondo all'allevamento degli alberi, il terzo a quello del bestiame, il quarto a quello delle api), furono scritti da Virgilio, secondo risulta dai dati di Donato e di Servio, in sette anni, fra il 717 e il 724-25 d. R. Risulterebbe ancora dalle parole di Servio, aver Virgilio fatta una nuova edizione del quarto libro, togliendone le lodi di Cornelio Gallo di cui prima era pieno, dopoché colui fu divenuto tanto inviso ad Augusto (4). Il certo è che il poema fu limato con tutto agio, ed è di una mirabile correttezza. Sebbene poi egli abbia certamente sfruttate, soprattutto per la materia, più opere greche, Eratostene, Arato, ecc., nondimeno ei non può esser questione di nessun autore che egli abbia strettamente seguitato. E s'egli non sipèritadi dire « Ascrae-umque cano Romana per oppida Carmen » (5), gli è perchè con un tal nome egli non vuole ad altro accennare se non ad una certa analogia di argomento tra il poema suo e il poema esiodeo, che ne è del resto totalmente diverso.
Per la bibliografia si rimanda alla bibliografia Virgiliana già fatta in quest'opera a proposito dell'Eric de (pag. 302-64). Solo vogliamo rammentare i commentarii botanici che si possono rilevare dagli scritti di « A. L. A. Fée, Flore de Virgile, Paris 1823 (riprodotta nelle edizioni di Lemaire e di Panckoucke), e di Michele Tenore, Osservazioni su la Flora Virgiliana, Napoli 1826, che rettifica parecchi errori di Virgilio.
(1) Ad 9, fr. II. 11, 4.
(2) Orelli, Onom. Tuli. p. 521 ; Schone nei Jabrbb, f. Philol. XCIIl.p. 571 sgg che rimane indeciso.
(3) Vedi Ed Orelliana,IV. 2, p. 516-556, e IV, p. 10(4-1033; Baiter-Kayser, XI, p, 96-129, G. Scbulz, Quaestiones criticae ad Cic. Aratea, Neuruppin 1868.
(4) V. Teuffel, G. d. r. L. § 223, 1.
(5) Georg, li, 176.
§ 45. Ovidio
Fra le poesie che sotto forma didascalica trattano del resto soggetti leggieri ed allegri vanno notate :
I. L'.4rs Amatoria, che meno rettamente vien chiamata Ars Amandi (1), e che tratta, in metro elegiaco, dei modi di conquistare e di conservare l'amore delle etère e delle libertine; in tre libri, diretti i due primi agli uomini, il terzo allo donne di tal fatta. Gli eruditi son suppergiù d'accordo nel ritenerla compiuta e pubblicata verso il 752-53 d. R (2).
II. I Remedia Amoris, in un libro, pure in metro elegiaco, sui mezzi di curare la passione dell'amore; opera composta e pubblicata verisimilmente verso il 754-55 d. R. (3).
III. I Medicamina faciei, o forse meglio formae; di cui non ci restano cìie cento versi elegiaci, da alcuni creduti non appartenenti ad Ovidio. Vi s'insegnava alle donne, d etro la scorta, pare, d'un poeta alessandrino, le'cure da avere per accrescere la naturale bellezza (4).
IV. Il libro Ilalieulicòn, sui pesci, di cui non s'ha che un frammento di 134 esa-Tamagni e d'Ovidio. Letteratura Romana. #6