432 LIBRO secondo. —¦ parte i. — i poeti.
che Quinto Cicerone fosse Vemendator, l'editore del poema. A noi pare non vi sia sufficiente appoggio a tale deduzione.
Di Lucrezio Corneno, Ovidio, Yitruvio, Yelleio, fan menzione. Quintiliano io dice elegante e difficile. Stazio parla del « docti furor arduus Lucreti (2). Orazio nelle satire fa scorgere d' averci una gran familiarità. Gellio dice « Vergilium sectatum esse non verlm sola, sed versus prope totos st locos quoque Lucreti pluriraos (3) »• Virgdio stesso credono che a Lucrezio alluda col « Felix qui potuit etc. (4) >». È significante l'influsso di Lucrezio su Manilio. Il dialogo « de oiatoribus (5) » attesta esservi allora chi lo preferisse a Virgilio; della qual preferenza principal motivo fu di certo il pascolo che il linguaggio di lui offeriva agli arcaisti.
(1) Ad. Q. fr. II. 11, 4.
(2) Selve, II, 7, 76.
(3) N. A. I. 21, 7.
(4) Georg. II, 490-2.
(5) § 23.
Manoscritti.
Tutti i manoscritti rimontano a un archetipo del Sec. IV o V, dal quale furon tratte sin dal sec. IX tre copie, dalle quali derivano le attuali tre famìglie di codici Della prima di queste l'unico rappresentante è Vodlongus (o Leidense 1.°); la seconda consta dei mss. italici (otto Laurenziani,sei Vaticani, uno di Cambridge); provenienti tutti dall'un codice che il Poggi portò di Germania; la terza consta del codice quadratus (o Lcid.2.') e di due frammenti.
Da questo complesso di mss. con mescolanza di alcune non giustificate presupposizioni linguistiche risultò la recensione critica del Lachmann (1850), rivista poi dal Ber-nays (18o2). Non meno importante è la recensione dell'inglese Munro (1860, 1864)*
Edizioni.
L'edizione principe verisimilmente è Bresciana dell'a. 1473 — La Veronese del 1486 (Venezia 1495) — L'Aldina del 150U (e 1515) — La Bolognese col commentario di G. B. Pio del 1511 — La Giuntina di Firenze 1512— Quelle col commento del Lambino (Parigi, 1564 1570; Francoforte 1583, ecc.) — Cum Collectaneis Oberti Gifanii, Antverp. 1538 e Leyden 1595, ecc. — Con note di Tliom Creech Oxford 1695 occ. ecc. — Con note variorum curata da Havercamp, Leyden 1725 — Curata da W. Wakefieid, Londra 1796, ecc. — Curata da Eichstaedt, Lipsia 1801 — Cur. da Forbiger, Teubner 1828 — Con note var. quella di Le-maire (Parigi 1828) e di Regnier 1836 — L'edizione critica, col commentario, di Lachmann (Berlino 1850, 1866'» — L'edizione rivista dal Bernays, Lipsia, Teubner 1852 — L'edizione annotata di Munro, Cambridge, 1860 (riprodotto il 1836) il volume primo.
Delle opere concernenti le dottrine, la lingua, e il merito estetico e morale del poema lucreziano fa lunga enumerazione il Teuffel (1). Noi citeremo qui Fr. Polle, die Lucrezli-teratur seit Lachmann und Bernays, Philologus, XxV, 489-530; XXVI. 290-345, 524-585. Martha, Le poéme de Lucrèce, Paris 1889 — Trezza, Lucrezio; Firenze, Lemonnier , 1871 (lavoro di svariata coltura, specialmente glottologica e filosofica, e non privo di certo pregio artistico; ma di poca utilità, essendoché tutte le questioni filologiche e storiche vi sieno lasciate da parte e le disquisizioni filosofiche onde il libro ridonda non contengano nulla che non sia ormai trito).
Traduzioni.
Tedesche di Meìneke (Lipsia 1795), di Knebel (Lipsia 1821 e 1831), di Bossart-Orden (Berlino 1865), di Binder ijStuttgard 1868) — Il volume second. 'ell'ediz. di Munro (1866) contiene la versione in prosa inglese — In versi Italiani tradusse Aless. Marchetti, e recentemente in parte il Tolomei.
(1) Gesch. d. rom Lit., ecìiz., pag. 374.