Stai consultando: 'Storia della Letteratura Romana ', Cesare Tamagni

   

Pagina (446/608)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (446/608)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Storia della Letteratura Romana

Cesare Tamagni
Francesco Vallardi Milano, 1874, pagine 590

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Progetto OCR]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   i
   CAPITOLO IV (*). POETI DIDATTICI
   § 42. Lucio Azzio, Porcio Licino, Valerio di Sora, Volcazio Sedigito.
   Lucio Azzio scrisse col titolo di Libri Didascalici una storia della poesia greca e romana, toccando in partìcolar modo della poesia drammatici (1).
   Porcio Licino scrisse di Storia Letteraria in tetrametri trocaici; ma si il titolo e si il proprio argomento del poema ci sono ignoti. (2).
   Valerio di Sora fu oratore e poeta, e Cicerone lo ricorda una volta sòia per dire, che, quantunque uomo di molte lettere, era facilmente vinto nella dolcezza e proprietà della pronunzia dall'infimo degli oratori romani.
   Volcazio Sedigito scrisse un libro intorno ai poeti, del quale Aulo Gellio riferisce tredici senarì giambici, dove in ordine di merito vengono enumerati e giudicati dieci scrittori della commedia palliata.
   (1) Sopra i libri didascalici di Lucio Azzio vedasi Madwig, Opuscula Academica Hau-niae 1834, pag. 96, Egli crede che l'opera si componesse almeno di nove libri scritti in prosa, come appare dai frammenti, che altri tentò ridurre in versi, G. Hermann in tetrametri trocaic ., e Lacbmann e Ritschl in sotadei. E i frammenti conosciuti si distribuiscono secondo Madwig nei libri seguenti :
   a) Libro I. due passi citati da Nonio (pag. 341 e 514) ; uno da Prisciano (pag. 709 Putsch); uno da Gellio (libro III, p. 11).
   b) Libro II, citato da Nonio due volte (pag. 165 e 178),
   c) Libro VIII, citato da Nonio una volta (pag. 194),
   d) Libro IX, del quale abbiamo tre frammenti : uno in Carisio (libro I, pag. 114, Putsch); il secondo pure in Carisio (libro II, pag. 195); il terzo in Prisciano (pag. 603. Putsch).
   (*) Avvertenza del continuatore. — Qualche mese fa non avrei proprio immaginato ch'io avessi presto a scrivere una parte di storia della letteratura romana. La cagione che mi ci ha condotto fu per me inaspettata quanto dolorosa; fu la morte immatura e pianta di Cesare Tamagni, tolto crudelmente all'affetto di tanti cari, nel mentre ch'egli attendeva, con la sua solita onesta dii-'genza, alla compostone della Storia leiteraria romana per la grande collezione del Vallardi. Rimasta così in tronco l'opera dell'insigne uomo, si sentì il bisogno di chi alla meglio la compiesse, e si volle credere che io fossi n grado di assumerrr/ cotesto necessario e quasi pietoso ufficio. Di qui la ragione dell'esserr io messo a,d un lavoro come il presente, e di qui insieme la ragione del modo com'io l'ho dovuto condurre, ed il criterio altresì secondo il quale domando ch'esso sìa giudicato. Il soggetto dell'opera è stato, più oltre che a mezzo, svolto già dal Tamagni a modo suo, ed in un modo anzi che, sebben r eco d: pregi, aon è però, quanto alla spartizione della mateiia e per certi altri rispetti, il modo ch'io credo veramente preferibile. Io dunque venendo a fare l'ultima parte, non ho nè il modo, nè l'obbligo, nè an^i Il diritto, di farla a mudo mio. Devo immaginare come il Tamagni l'avrebbe fatta, e procurare (se la frase arrogante mi si permette) di sostituire lui. Devo insomma fare io nient'altro che un lavoro di restauro, per cosi dire. Oltreché a me ò rimasta una parte piena di nc-je a trattarsi, e priva d'ogni gloria. Spero adunque che i lettori, nel portar giudizio di questi miei fogli, vogliano tener conto del jaso affatto singolare in cui io mi trovo, Del resto devo avvertire che il lavoro mio cominci?, qui al cap. IV, e nel capo antecedente non vi è di mio che il § il.
   Francesco d'Ovidio.