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Storia della Letteratura Romana

Cesare Tamagni
Francesco Vallardi Milano, 1874, pagine 590

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a cura di Federico Adamoli

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   427 appendice al capitolo iii.
   
   Al di là del villaggio moderno di Rocca Giovane, seguendo la via antica, ctie si staccava dalla via Valeria, per andare da Tivoli al tempio di Vacuna, dopo avere passato questo tempio si arriva, elevandos sempre, a una. collina chiamata nel paese Colle del Poetello, al di là della quale si osserva un terra^-eno artifk ale regolare, ora coltivato e che tuttav i ha ev lentemente servito ni area ad vii edificio. Pochi mattoni rotti dal vomero dell'aratro e mischiati alla terra del campo sono i soli avanzi di costruzione anLica restati sul terreno, ma la forma del terrapieno, il suo spianamento, la regolarità, dei suoi angoli inarcano il lavoro dell'uomo e presentano la disposizione delle ville romane, delle quali i declivii dei monti Albani offrono nei dintorni, di Tusculo, d'Albano e di Lavmio, un sì gran numero d'esempi. Là non è più il fondo della valle, ma un piano elevato, in arcem eoe urbe removi, e tuttavia questo piano è perfettamente riparato all'o, .ente dal monte della Costa, a mezzodì dal monte del Corgnaleto, cui si ravvicinano difendendo il piano dall'ardore del sole o dalle pioggie che il vento d'est porta 1 questa parte del litorale del Mediterraneo: Sovente il Dio Fauno abbandona il monte Liceo per il monte Lucretile, e viene a proteggere le mie capre contro i venti piovosi e i calori dell'estate (12).
   Che il Corgnaleto sia precisamente il Lucre. le, abbiamo una prova in un passo d'Anastasio il Bibliotecario. Rendendo conto, nella vita del papa san Silvestro, dei doni fatti dall'imperator Costantino alla chiesa di san Pietro e san Marcello sulla via Labieana, Anastasio cita un fondo di terra, nella Sabina, chiamato ad duas Casas e collocato sul monte Lueretius (13). Cluvier avea di già riconosciuto che il monte Lueretius dell'autore del Liber pontiflcalis altro non poteva essere se non il Lucretile cantato da Orazio (14); ma ingannato da alcuni rapporti di nome, egli credeva riconoscerlo in monte Libretti, cino a Cui , ove egli supponeva che dovesse elevarsi la villa donatagli da Mecenate. Però una carta d'archivio annessa al registro del catasto fattosi per la valle della Digenza, fa menzione del fundus ad duas Casas, sopra il suolo del quale s eleva tuttora una piccola chiesa costrutta verso il secolo deciraosesto, e divenuta, con un mutamento .di nome che constata la sua origine, la Madonna delle Case. È dunque la cima del Lucretile quella che domina e ripara questo terrapieno art dciale, sopra il quale dovea elevarsi la v ila del poeta. Se le cure della coltura per un gran numero di secoli hanno raddolcito i trat i del c pinto, se il noce, il castano, il fico hanno preso il luogo della quercia e dell'elee, quereus et ilex,*SQ le messi e la vigna crescono ove crescevano la su na e la corniola (15) gli è che il lavoro dell' uomo può mutare l'aspetto del suolo, e trarne prodotti più utili al suo ben essere, ma le ondulazioni, i rilievi del suolo, i grand' tratti di geografia fisica non cangiano, e sono ancora nella piccola valle della Digenza quello che erano al secolo d'Augusto. Ora si deve ritrovare presso la villa d'Orazio, questa limpida fontana di cui egli celebrò l'abbondanza e le benefiche qualità, come uomo che non aveva altro ad offrire ai suoi ospiti se non l'aspro vino della Sabina, e questo ancora in piccola tazza
   V potabis modicis Sabinum
   Cantharis (16).
   Infatl qualcne minuto distante dal terrapieno artificiale, che noi crediamo aver* servito d'area alla casa d'Orazio vie lissima alla chiesa della Madonna delle Case, al piede d'una rupe, all'ombra d'un amenissimo fico, si vede una sorgenti la cui acqua fresca e pura scaturisce dalla rupe abbondante abbastanza da formare un ruscello che va a gettarsi nella Digenza, porgendo questa importante circostanza, che la Digenza oggi Licenza, prende quest'ultimo nome solo dal punto dove essa riceve questo affluente. Fino a quel punto la si chiama semplicemente il Rivo: Fons etiam rivo dare nomen idoneus, disse Orazio nella sua lettera a Quinzio (17). Bisogna aggiungere che questa fontana amata dal poeta porta nel paese il nome di Fonte dell' Oratini, e che noi abbiamo pur ora ricordato il Colle del Poetello. Gli è certo che non bisogna esagerare il valore, che si può dare a tali ravvicinamenti di nome;