capitolo iii. — i poeti satirici.
417
lasciarsi prendere, come altri giovani del suo tempo, alle lusinghe di quell'ingegno pericoloso.
Fu dalla prima giovinezza amico di Cesio Basso, ed in genere si può dire che egli riponesse il suo affetto in quei pochi che in mezzo all' universale corruttela conservavano ancora il colto e la pratica della virtù.
Persio fu beilo della persona e di costumi dolcissimi, vergognoso come una fanciulla; amò la madre, la sorella, la zia con tanta riverenza e pietà da passare in esempio.
Morì di male di stomaco a 28 anni, e' fu sepolto ad otto miglia da Roma sulla via Appia nei suoi fondi (1).
(1) Queste notizie sono prese dalla vita di Persio che va tra le altre di Svetonìo (Reif-ferscheid) quantunque nel titolo si dica toiia dal commentario di Valerio Probo. Vita Auli Persi Flacci de commentario Probi Valerii sublata.— Per le controversie a cui diede luogo, vedi la edizione di Jahn e lo Svetonìo di ReifTerscIicid, pag. 394-398.
B) Opere.
Lo stesso biografo narra ch'egli scrisse raramente e tardi. Nella fanciullezza compose una tragedia pretesta intitolata Vescia, un libro di Viaggi (o5omopty.ùv) e pochi versi per Arria, la moglie di Cecina Peto, i quali per consiglio di Cornuto furono dalla madre di lui distrutti.
A scrivere satire fu indotto dalla lettura del 'ibro decimo di Lucilio. E con un solo libretto s'acquistò, al dire di Quintiliano, molta e vera gloria (1).
Uguale sentenza diede Marziale, e il biografo disse [che una volta publicato quel suo libro, gli uomini non cessarono di strapparselo di mano ed ammirarlo (2). Quanto a noi vediamo che., eccettuata la prima satira (colla quale il poeta ha, come suol dirsi, fatto il suo ingresso nella letteratura e preso il posto che gli spettava trai satirici romani), tutte l'altre sono più che satire, discorsi e declamazioni sopra questo o quel dettato della scuola stoica, misti di dialoghi e scene burlesche, sul fare, se Lido disse il vero, dei mimi greci di Sofrone. Del resto i personaggi, quando non siano mere astrazioni, ritraggono per lo più dei tipi già conosciuti di Lucilio o di Orazio; dal quale ultimo Persio tolse pensieri, imagini e dizioni in gran copia. La lingua come lo stile vi sono troppo spesso manierati ed oscuri.
Le satire vennero pubblicate dopo la morte del poeta da Cesio Basso, e, a quanto pare, nello stesso ordine di tempo in cui furono scritte (3).
(1) Vedi la vita, pag. 75. — Quintiliano (X. 1, 94) scrive: « multum et verae gloriae quamvis uno libro Persius meruit. » Marziale (Epig. IV. 29. 7):
« Saepius in libro numeratur Persius uno Quam levis in tota Morsus Amazonide. »
E vuol dire Domizio Marso, di cui a suo luogo.
(2) Svetonio (ReilTerscheid) 75. « Editum librum continuo niirari homines et diripere coeperuut. »
(3) Id. Ibid., pag 74. « Hunc ipsum librum imperfectum reliquit. Versus aliqui dempti sunt ultimo libro, ut quasi fmitus esset, leviter retractavit Cornutus et Caesio Basso, ut ipsi cederet, tradidit edendum »
c) BlI)lio grafia e critica
a) Codici.
Come severo moralista ebbe Persio per tutto il medio evo molti ammiratori, onde il grande numero di manoscritti: l'elenco dei quali si può vedere nella edizione di Jahn.
I più antichi ed importanti sono i due di Montpellier: uno (C) del nono, l'altro (A) del decimo secolo.
Tamagni. Letteratura Romana¦ « 53