capitolo iii. — i poeti satirici.
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suol dirsi, il ritratto morale (*), noi riconosceremo in lui un uomo, il quale a quelle mediocri colpe da cui è ben raro che si sahi la fragilità umana, congiunse alte qualità di mente e di cuore, ed il quale seppe coli'ingegno non meno che col carattere toccare a tale altezza a cui poch; dei suoi contemporanei arrivarono. Egli riuniva in sè qualità che a prima giunta parrebbero escludersi a vicenda : la moderazione colla indipendenza, la franchezza colla cortesia, la serietà coi frizzo e colla arguzia; con queste doti egli si conciliava il favore, o per meglio dire, l'amicizia degli ottimati e dei potenti in modo da poter dire che egli a sè li aveva legati, non sè a loro. I tempi lo avevano fatto saggio. Egli sacrificò sull'altare della necessità l'ideale dei suoi giovani anni senza perdere il sentimento di cittadino remano : piegò la fronte alla monarchia che aveva salvata la patria, senza rinunciare alla propria libertà : dimorò, sebbene nè lungamente nè volontieri, tra il fasto e le mollezze della capitale del mondo senza perdere il suo amore per il semplice e riposato vivere della campagna. In tutta la sua vita egli si mostra precisamente il contrapposto di coloro , dei quali amaramente scrisse Giovenale : Curios simulant et Baccho,natia vivunt. Sotto il velo della leggerezza e dello scherzo egli nascondeva uno spirito profondamente sero e meditativo ; e ciò che più di tutto lo facea degno di stima e d'amore, egli era un uomo di cuore, un amico fedele, libero coi grandi, dolce e cortese cogli inferiori (33). ,
(*) Il ritratto fisico di Orazio ci è fatto da lui stosso in parecchi luoghi, (Sat. II. 3. 309. Epist. I. 20, 24. 1. 4. 15. I. 7. 26) poi da Svctonio e particolarmente da Augusto in una lettera al poeta. Era basso di statura ed obeso, talché ad Augusto pareva eh' ei potesse star comodamente a scrivere in una quarteruola : pativa d' occhi e di nervi , e negli ultimi anni fu corno tutti i nervosi, tormentato da quel brutto male che fa gli uomini ombrosi, inquieti e nojati di sò e di tutto. Era dunque tutt'insieme una povera e sgraziata persona quella che conteneva lo spirito più sano ed arguto che abbia parlato in versi latini.
(1) Della vita di Orazio scritta da Svetonio (che insieme colle vite d'altri poeti faceva parte del libro De viris illustrihus) abbiamo un compendio, fatto non si sa da chi, e conservatoci per mezzo dei manoscritti, ai quali si soleva premettere. Non porta nome d'autore nè in principio, nè in fine; ma si può credere che sia da Svotonio, perchè gli scoliasti riferiscono sulla fede di lui parecchie notizie che in essa si ritrovano. È però guasta in parecchi luoghi e malamente interpolata. Vedi in Reitf'ersheid. C. Svetonii Tranquilli praeter Caesarum libros reliquiae. Lipsia 1860, la vita a pag. 44-48, e la cura crìtica del testo a pag. 387-392. Tutte le altre vite di Orazio, che si trovano ne'manoscritti, nulla contengono che non sia già negli scritti stessi di Orazio. Furono contate e stimate da C. Kirchner Novae Quaestioncs horatianae, Naumburg i847, pag. 42-44, n. 5.
Fra lo molte biografie moderne di Orazio, vogliamo ricordare :
» Masson. Vita Horatii, Lugd. Bat 1708.
» Walckenaer, Histoire de la vie et dos poésies d'IIorace, 2 voi. Paris 1840.
» Franke, Fasti horatiani (pag. 5-20) Berolini 1839.
» W. S. Teuffel, eine literàrhistorìschc Uebersicht. Tubingen 1843.
» A. Arnold: Das Leben dos Horaz, ecc. Halle 1860.
» S. Karsten. Quintus Horatius Flaccus. — Ein Blick auf sein Leben, seine Studion und Dichtungen (tradotto dall'olandese in tedesco da Moriz Sclrwach, professore di diritto romano nella Università di Praga) Leipzig und Heidelberg 1863. È un aureo libretto del quale io resi conto coi miei Studii Oraziani nel Politecnico del 1866. Voi. 11.
» Noel ile Vergors, vie d'Horace, Étude biographique sui? Horace, Paris 1855. Si legge anche nella piccola ed elegantissima edizione di Didot.
(2) 11 preuomo Quintus si rileva dalla satira (11. 6, 37), il cognome Flaccus dagli Epodi (15, 15) e dallo satire (IL 1, 18) Horatia era il nome della tribù a cui apparteneva Venosa, ed è assai probabile che il padre una volta affrancato avesse preso il nome della tribù della città di cui era stato servus publicus. 11 dì della nascita da Svetonio, il mese anche dalle Epist. (I. 20, 27); l'anno dagli Epodi (13, 6), dalle (111. 21, 1) e dalle Epist. (I. 20,27).
Tamagni. Letteratura Romana. 52