capitolo iii. — i poeti satirici. 395
I primi versi della quarta satira del libro primo: Eupolis atque Cratinus ecc..... Hine
omnis pendet Lucilius, hosce s«qnutus, Mutatis tantum pedibns numerisque...... devono essere intesi in questo solo senso che la satira di Lucilio, come la vecchia commedia ateniese feriva le persone nominandole. Ciò che si legge in Lido (de Mag. I, 41) che Lucilio ha imi-lato Rintone, o nasce da un errore o non ha senso
(9) Quint. Imt. Or. X, 1,93. Ai tempi di Tacito v'era ancora chi lo prefei ira ad Orazio. (Dial. 88).
(10) Giov. I, 165.
(11) Non abbiam alcun sicuro indizio ch'egli possa essere vissuto oltra il 651. La legge Licinia da lui mentovata è al più tardi del 050. E se Orazio in quo' bellissimi versi (Sat. II, 1, 30):
Ille velut fides arcana sodalibus olim Creùebat libris, neqne si male cesserat unquam Decurrens alio, neque si bene; quo fit ut omais Votiva pateat veluti descripta taoella Vita senis....................
lo chiama vecchio, ciò si ha ad intendere non dell'età sua,ma del tempo in cui visse (Vedi Sat. 1, 10, 67, poetarum seniorum turba). Nel Dialogo degli Oratori, che si finge avvenuto nel 663, si parla di Lucilio come di chi sia già da tempo trapassato.
S. Gerolamo nella Cronaca di Eusebio: 651, Lucilius satirarum scriptor Neapoli moritur, ac publico funere ecfertur
I frammenti delle satire di Lucilio (divise non sappiamo quando nè da chi in 30 libri, e del solo libro 21 ci manca ogni reliquia) furono primamente raccolti da Janus Dousa, con note di Fr. Dousa. L^ida ed Amst. 1661 Padova 1735. Tra le successiva collezioni ricordo:
Fragmens revus, traduits, ecc. par E. F. Corpet., Paris 1845.
C. Lucilii Saturarum reliquaie, edidit, auxit, emendavit Tr. Dor. Gerlach. Turici, 1846.
Alla critica del testo posero mano: E. Klussmann, Philologus XV], pag. 166-68. — L. Muller, Museo Renano XVII, pag.,195-200. — J. Jltgen, Luciliana, Bonn, 1865.— A. Fiirth, Quaestiones Lucilianae Bonn, 186t>. — Per il libro I, vedi Bouterwek, M. R. XXI, 330 361, pel 111, Varges. Stettino, 1836, pel IX, L. F. Schmidt. Berlino, 1840.
Fra i molti che scrissero di Lucilio, vedi: Manso nei Supplementi alla Teorica di Sulzer, IV, pag. 419-412. — Patin, Cours sur Lucile, Paris, 1836, e negli studii latini, Voi. Il, 366.— Petermann, de C. Lucilii Vita et carminibus. Bresl., 1^42. — J. A. C. van Heusde , studia critica in C. LuciJium. Utrecht, 1812. — F. D. Gerlach, C. Lucilius und die romische Satura. Basilea, 1844, e dello stesso Historische Studien Basilea, 1847. — Ch. Labitte Les satires de Lucile. Revue des deux mondes, 1815, III, 721-745. — Ch. Elsperger, comm. de Satira Lucilii. Ansbach, 1851. — Duykers, Étu ie sur Lucile. Revue de l'instruction publique en Belgique, 1861. — W. Jeuffel. Pauly. R. Enc. IV, Mommsen R. G. II, 444-418. — Atto Van-nucci. Studii Storici e Morali sulla letteratura latina. lerza edizione. Torino, Loescher, 1871, pag. 127.
§ 35. Le Satire Ivlenippee ai Varrone.
Le Satire Menippee (1) di Varrone ritraevano in parte dall'antica Satira di Ennio, ma più dagli scherzi filosofici di Menippo, da cui presero il nome. Perocché eran come quelli composte di versi e di prosa, come quelli prendevano spesso la forma di dialogo, e contenevano a un dipresso la stessa filosofia esposta in quello stile tra il serio ed il faceto, che al cìnico di Gadara avea valso il nome di Gircvàoyélziog. Nel greco era in sostanza la vecchia dottrina di Socrate, che, lasciate le vane sottigliezze dei filosoli, predicava celiando l'amore della virtù, l'orrore del vizio, la moderazione dei desiderii, e voleva soprat.utto che gli uomini s'appagassero d'aver lieto il presente, senza darsi gran pensiero dell'avvenire. In Varrone ai suggerimenti della greca sapienza s'accompagnava il pungente desiderio dell'antica fede e costumatezza e il dispetto di tutte le novità, che aveano distolti i Romani dalle ere-