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Storia della Letteratura Romana

Cesare Tamagni
Francesco Vallardi Milano, 1874, pagine 590

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a cura di Federico Adamoli

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   360 libro secojndo. — parte i. — i poeti.
   ancora, cogliere il dolce fratto delle sue fatiche, assistendo ai primi trionfi poetici di suo figlio. Morì l'anno 80 dopo Cristo, nell'età di anni 65. E Stazio nel celebrarne la memoria confessava di dover tutto a lui, e il favor delle Muse e il verseggiare facile ed elegante e la speranza dell'immortalità (2). Messo così in via del padre egli fu in breve la delizia de' suoi concittadini e dei Romani, che, quando recitava, traevano in folla ad applaudirlo, e diventò il cliente, il poeta ed il commensale prediletto del principe e dei suoi favoriti. Pronto e felice improvvisatore, a chi ne volesse egli sciorinava versi su qualunque argomento: colla stessa facilità e quasi collo stesso metro descriveva la Villa di Manlio Vopisoo, il Bagno di Claudio Etrusco, il Cavallo di Domiziano, i capegli di Carino, cantava l'epitalamio di Stella, il natalizio di Lucano, le lodi di suo padre, deplorava la morte di un leone addomesticato, la perdita di un bambino o consolava il lutto di un amico.
   Nessuno di questi componimenti gli stava nelle mani più di due giorni : parecchi un giorno, e il bagno di Claudio Etrusco fu scritto a cena (3).
   Maggior tempo e cura adoperò nell'altre opere sue : e un poema sulle imprese di Domiziano, a cui si veniva di lunga mano preparando, pel troppo pensarci non gli uscì mai dalla penna.
   Da quel che scrìve della sua famiglia e de'suoi beni, parrebbe che ei non fosse tanto povero come lo fa Giovenale, nè bisognoso di chiedere, com'usò Mazialo, l'elemosina in ginocchio ai. ricchi e potenti amici (4). Onde più che a povertà si dovrebbero forse attribuire a remissione d'animo e paura, le stravaganti adulazioni che fa ogni tratto a Domiziano (5) ed ai suoi ministri.
   In fresca étà sposò Claudia, vedova di an cantante e già madre d'una vezzosa bambina, di cui pianse in seguito la morte (6). Vissero amorosi e concordi fino all'ultimo ; ed alle virtù dell,a donna che baciava le sue corone, che prima ascoltava i suoi versi ed era sola consapevole delle sue lunghe fatiche, egli eresse un gra-ziosissimo monumento colia quinta delle selve del terzo libro.
   Ad un poeta di sì bella fama e tanto fortunato non potevano mancare gli invidiosi detrattori ; ed egli se ne lagna apertamente in due luoghi delle sue poesie. Nella dedica del quarto libro delle selve, e sulla fine della Tebaide (7).
   Nell'anno 94 ebbe la sfortuna d'essere vinto nell'agone capitolino ; onde o indispettito o stanco, fece ritorno a Napoli, (8) dove dopo pochi anni di vivere più riposato, morì intorno al 96 dopo Cristo.
   (1) Per la vita al Stazio oltre Bàlir. R. L., pag. 420. Teuft'el, R. L., 634, 1. Nisard. Études Voi. I, e le sobte opere, vedi A. Grosse. Observationum in Statii silvas specimen. Bero-lini, 1861, 8, 4.
   (2) Vedi l'epicedio nella terza delle selve del libro V. Egli s'era reso celebre segnatamente per un carme sull'incendio del Campidoglio, il quale al dire del figlio, fu composto con velocità maggiore delle fiamme ; giacché il rogo ardeva ancora quando il poeta l'ebbe pensato e finito.
   (3) Così scrive egli stesso a Stella dedicandogli il primo libro delle Selve « Nullum ex
   illis (libris) biduo longius tractum, quaedam et singulis diebus effusa..... Claudii Etrusci
   tcstimonium est, qui balneolum a me snum intra moram coenae recepit. »
   (4) Vedi le Selve III, 1, 61 e V. 3, 33.
   (5) L'adulazione tocca il colmo nell'Eucaristico a Domiziano (H. IV, II): 'ingraziamento del poeta al principe che l'aveva convitato.
   ..... Mediis videor discumbere in astvis
   Cum Jove et Iliaca porrectum sumere dextra Immortale merum; steriles transmisimus annos : Haec aevi milii prima dies, hac limina vitae.
   E dopo aver paragonato Domiziano ai numi più prestanti dell'Olimpo trova ancora che alla sola maestà di Giove poteva rassomigliarsi-