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Storia della Letteratura Romana

Cesare Tamagni
Francesco Vallardi Milano, 1874, pagine 590

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a cura di Federico Adamoli

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   capitolo iii. — i poeti satirici.
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   maggiore diligenza che ingegno. Quintiliano non lo nomina, perchè viveva ancora nè aveva certamente puhlicato le Puniche, quand'egli scriveva l'Istituzione oratoria. Nei secoli che succedettero alla età dei Flavii fino alla fine dell'impero e per tutto il Medio Evo le Puniche furono interamente dimenticate; nè pare che Er. Petrarca scrivendo l'Africa la conoscesse. Poggio, o per dir meglio Bartolomeo Poliziano, trovò nel 1417 a S. Gallo anche un manoscritto di Silio, che in seguito scomparve; ma restarono le coinè che se n'erano tratte qui nel secolo XV. Un altro manoscritto fu trovato da Lodovico Carrio in Colonia, che forse era dei tempi di Carlo Magno ; ma anch'esso andò perduto.
   (1) Silio Italico seguitò passo passo Virgilio ed i poemi omerici colla limida diligenza d'uno scolaro che copia il maestro. Por ino' d'esempio, tolse da Omero la descrizione dello scudo (II, 225, 3'J5), il sogno di Annibale (III, 163), la battaglia intorno al fiume (IV, 667), il Proteo (VII, 415), la discesa all'inferno (XIII, 395), i giochi (XVI, 277) e va dicendo. Giunone è nelle Puniche come nell'Eneide nemica ai Romani, propizia ad Annibale; ed ha naturalmente contro di sè Venere e Vulcano. Ad ogni pie' sospinto tu trovi frasi e maniere virgiliane. Ouindi nulla di meno originale di questo poema che non ha invenzione, norì ha conseguentemente caratteri, e neanche uno stile suo. Eppure ad un critico de' nostri, che è pure un valentuomo, piacque tanto, che l'ha giudicato il vero poema nazionale dei Romani. Povera letteratura romana se non avesse altro Omero che il delatore di Nerone, e l'ozioso adulatore di Domiziano.
   C) Bibliografia. a) Scritti vari.
   Per gli studii sopra la vita ed il poema di Silio Italico, che son molti e varii , vedi Bàlir. R. L. pag. 417 (note). Qui ci basti menzionare : Nachtràge zu Lulger, VII, p. 374. — W. Cosale, quaestiones Silianae. Halle 1844. — L. Cholevius. epitheta ornantia quibus utitur Vii'gilius cum iis comparata quibus posterioras epici latini, maxime quidem Silius, carmina sua distinxerunt. Kìinigsberg 1865. — Cajo Silio Italico e il suo poema; studi di Onorato Occioni, Padova 1869 e Firenze 1872. Nisard. Études, ecc. Per la critica del testo sono da vedere segnatamente la prefazione di A. Drakenbork, l'edizione di Ruperti. G. Thilo, quaestiones Silianae, Halle 1858. — Symbolo Pliil. Bonn. Bonn 399-401.
   b) Edizioni.
   Due edizioni principi uscirono contemporaneamente a Roma, 1471. — Tra le moderno vedi quella di: Drakenbork. Utrecht 1717 — di L. B. Lefebore de Villobrune, nella traduzione francese. Parigi 1781 — di T. C. Th. Ernesti, Lipsia 1791 -- di Ruperti, con copioso ed accurato commentario, Gottinga 1795-93 — di Liinemann, Gott. 1824— e Weber Corpus poot lat., p. 799-891.
   c) Traduzioni.
   Fu la prima volta recato in volgare italiano dal Padre Don Massimiliano Buzzi, cherico regolare barnabita: e stampato nella Raccolta de' poeti latini ed italiani di Argclati e Paitori. Oggi, dopo il saggio che ne diede nel libro summentovato, ne promette una nuova ed intera versione il prof. Occioni.
   § 31. P. P?.pinio Stazio.
   A) Vita (I).
   P. Papinio Stazio nacque a Napoli intorno all'anno 45 dopo Cristo. Il padre, che era poeta, grammatico e maestro di grido, lo educò con molta cura, e potè, vivo