360 libro secojndo. — parte i. — i poeti.
(3) A Lucano lo attribuiscono sulla fedo di un manoscritto di Arras ora perduto Adriano Giunio (ammadversorum libri sex. Basilea, 1556, pag. 249) e Giuseppe Scaligero (vedi Fabrizio, Bib. 1. lib. 1, cap. 12, pag. 226-7), e furori seguiti da Pietro Pithowe da Gerardo Voss; a Stazio C. Bartli (in una nota alla 2. sel-va del libro V, mentre con rapida contraddizione altrove lo dà e lo toglie a Lucano) e E. Beck; a Salejo Basso Wernsdorrf (nel toni. IV. pag. 36-48 dcdla raccolta dei poeti latini minori) e lilialmente Haupt (Do carminibus bu-colicis Calpurnii et Nemesiani. Berlin, 1854, pag. 26) e Lachmann (Comm. ad Lucretinm , pag. 326), ne fecero dono all'autore delle sette egloghe , che vanno sotto il nome di Cal-purnio. Che non possa essere di Virgilio o di Ovidio ò chiaro per l'età e pel soggetto; non è certamente di Lucano, il quale non era povero, non avea bisogno di Mecenati, e non verseggiò a quel modo. Del resto tutte queste congetture furono validamente combattute da C. F. Weber, nelle sue edizioni. (Incerti auctoris carmen panegiricum in Pisonom cum prolegomenis et adnotatione critica. Marburg, 1859).
(4) Non avea toccati i vent'anni, gli spuntava appena sulle gote il primo flore di giovinezza (V. 246).
Est mihi, crede, meis animus constantior annis; Quamvis nunc juvenile decus mihi pingere malas Coeperit, et nondum vicesima venerit aetas,
(5) La versificazione è perfetta: le cesure appuntino e variate come nei classici: rari gli iati e solo nel primo piede.
Per i manoscritti vedi ancora Weber e Wòlfflin noi Filologo XVII, pag. 340, ecc II più vecchio di tutti è il codice parigino di Notre-Dame (188) della prima metà del secolo XIII, che fu adoperato da G. Scaligero. Oltre le già riferite, ricordo le edizioni: di J.'Held, Bre-slavia 1831, di C. Beck, Statii ad Pisonem poemation Ausbach, 1835. Poi le raccolte di Wernsdorf e di W. E. Weber. Vedi infine J. Mahly nei Jahrbuch, 85, pag. 2S6-289.
30. C. Valerio Fiacco.
Di questo poeta non conosciamo nè la patria, nè l'anno di nascita, nè i parenti (1). Tra gli antichi scrittori Quintiliano è il solo che lo nomini; e le sue parole si fanno congetturare che morisse innanzi l'anno 90 dopo Cristo.
Traducendo liberamente Apollonio Rodio compose sulla spedizione deg'j Argonauti un poema in otto libri, elle non è Anito (2).
Quintiliano ne faceva certo gran conto, se disse che in Valerio Fiacco le lettere latine molto aveano perduto. E confrontandolo coli' originale x critici poteron dire a ragione ch'egli è più grave e appassionato dell'ingegnoso Alessandrino. Fece una più larga parte agi affetti, e scolpi più profondamente i caratteri (3). Per la forma è un imitatore di Virgilio (4).
(1) Nel codice vaticano del nono secolo (3277), il poeta è denominato: C. Vale.rius Flaccus Balbus Setinus; e di qui alcuni critici pensarono ch'ei fosse nativo di Sezia nella Campania. D'un poeta Fiacco padovano, suo amicissimo, parla spesso Marziale, ma pare un altro, giacché non si dimostra autore di un poema sugli Argonauti.
(2) 11 poema fu scr itto sotio Vespasiano, non molto dopo la presa di Gerusalemme (70. d. Ch.). Vedi Argon. I. 7.
(3) Quint. X. 1. 90. Multum nuper in Valerio Fiacco amisimus.
(4) Poggio trovò nel 1417 nell'abbazia di S. Gallo i tre primi libri e la prima metà del quarto. Di questo manoscritto, che con altri trovati da quell'infaticabile umanista, andò perduto, furono tratte quattro copie nel XV secolo; delle qnali tre sono a Roma nella Vaticana, una è in Oxford. Tutti gli altri manoscritti procedono dal Vaticano summentovato.
L'ottavo libro è senza dubbio imperfetto, giacche il poema non poteva Unire, come fa, senza nulla dire della morte di Absirto e del ritorno degli Argonauti : ma di chi la causa? Dell'autore che non l'ha potuto condurre a termine, o del tempo che l'ha mutilato ? Grammatici ccrtant et adhuc sub judice lis est.