378 UBRO SECONDO. — PARTE I. — I POETI.
Per gli altri manoscritti vedi W. Steinliart, de Lucani codice Montepessulano, nei Symbola philJ Bonn. p. 287-300 e dello stesso la bissertatio de emendationc Lucani Bonn. 1854. — C. E. C. Schneider trium cod. Vratislav. Lue. lectiones variae. Bres'. 1823.—Enim. Bekker. liber einen Lucancodex zu Berlin. Monatsbericlite der Berliner Academie 1853. Pag. 160-169.
c) Edizioni.
La Farsaglia fu stampata la prima volta in Itoma nel 1469. Altre edizioni memorabili sono : di Th. Pulmann, Anversa 1564, 1576. — H. Grozio, Anversa 1614. Lione 1626. — G. Corte, Lipsia 1725. — Oudendorp, Leida 1728. — P. Burmann, Lione 1710 — C. Fr. Weber, Lipsia 1821-1831, 3 voi. di cui l'ultimo contiene gli scolii — L^maire, Paris 1830. — G. H Weise. Quedlinburg e Lipsia 1835. — Le edizioni di Strawberryhil (1760) e di Glascow (1816) contengono le note di R. Bentlei ai tre primi libri.
d) Traduzioni.
Vedi Paltoni, Tom. Il, pag. 222 ecc. ed Argelat', Tomo V, pag. 551.
c) Scritti varii.
Per gli studii su Lucano vedi oltre le storie letterarie: Naclitrage zu Sulzer Tlieorie, v. I, pag. 16j ecc. VII, pag. 334. — Nisard, Études, tomo II, pag. 177, ece Brusellcs Hauraan, 1834. — Herip. Genthe, de Lucani Vita et scriptis, Berlin, 1819. F. Kortiun, gcsclnchtl. For-schungen. (Leipzig und Heidelberg 1867), pag. 209-282, — A. Scliaubaeh, Lucan's Pharsal. und iljr Verhaltniss zur Geschichte, Meiningen 1869. — Th, Creizenach, die Aeneis und die Pharsalia im Mittelalter, Francoiorte sul Meno 1861.
g 29. Il p?negerico di Calpurnio Pisone.
Alla Farsaglia di Lucano va unito comunemente un poemetto di 261 versi in lode di Calpurnio Pisone. Nessuno degli antichi scrittori ne fa menzione, e fu stampato la prima volta nel 1527 da Giov. Sichard a Basilea insieme colle opere di Ovidio, al quale sulla fede di un manoscritto venne per alcun tempo attribuito (1). Che la persona lodata in questo poema sia quel Calpurnio Pisone, che fu capo della congiura contro Nerone, pare oramai chiaro, dacché le notizie storiche e il ritratto che di lui ci fa Tacito (2) convengono per appunto colle lodi del poeta. Ma l'autore fu sin qui cercato invano; e dopo aver tentato d'attribuirlo a Virgilio, a Stazio, a Saleio Basso, a Calpurnio, a Lucano (3), i critici devono oggi accontentarsi di sapere ch'egli fu un giovine poeta, il quale dai grandi esemplari del secolo di Augusto apprese l'arte di comporre con facilità versi ben torniti ed eleganti-(4). E se anche gli si voglia credere, (con tanta grazia lo Ilice), clic l'abbia scritto non per amor dell'oro, ma per solo desiderio di lode, dalle sue stesse parole chiaramente si capisce che con questo carme egli volle catti rardi l'animo d'un potente, clie, come Mecenate a Virgilio, gli aprisse la via 215 della fama e lo affidasse di un sicuro avvenire.
Felix, et longa juvenis dignissime vita, Eximiumque tuae gentis decus, accipe nostri Certus, et hoc veri complectere pignas amoris. Quod si digna tua minus est mea pagina laude, At voluisse sat est; animimi, non carmina, jacto. Tu modo laetus ades, forsan meliora canemus. Et vires dabit ipse favor, dabit ipsa feraceui Spes animum: dignare tuos aperire penates. Hoc solum petiinus: nec enim me divitis auri