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Storia della Letteratura Romana

Cesare Tamagni
Francesco Vallardi Milano, 1874, pagine 590

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a cura di Federico Adamoli

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   capitolo li. — i poeti epici.
   375
   tempo l'ebbe caro, e innanzi l'età legale lo nominò questore. Ma la fama sempre crescente di Lucano punse il geloso animo di Nerone, che gli vietò di leggere pubblicamente, come era l'usanza, i suoi versi (4) Di che irritato Lucano, e per giovanile baldanza acceso fors'anche d'un imprudente amore di libertà, entrò nella nfe.ice congiura di Pisone, e, quantunque denunziasse, per salvarsi, la madre, fu dall imperatore condannato a morire. E mori segandosi le vene, ch'era vicino a compiere i ventisei anni, l'anno 818 di Roma, 65 dopo Cristo (5). L'anno innani aveva sposato Polla Argentana, giovine donna colta e spiritosa.
   (1) Di Lucano abbiamo due biografie: una contraria, l'altra favorevole al poeta. La prima monca in sul principio è verisimilmente di Svetonio, l'altra intatta e molto estesa fu per avventura scritta intorno al sesto secolo dal grammatico Vacca, lo spositore di Lucano. Vedasi lo Svetonio di Reifferscneid (pag. 50-52:76-79). — l'opera di C. T. Weber, Vitae M. Annaei Lucani colleetae , divisa in tre parti. Marburg 1856-1857, e l'altra dello stesso: De Suprema Lucani voce, 1857.
   (2) Del padre di Lucano, che dovette morire, come il figlio, sotto Perone, così scrivo Tacito (Annali XVI. 17). « Mela, quibus Gallio et Seneca parontibns natus, petit ione honorum abstinuerat per ambitionem prneposteram, ut eques romanus consularibus potentia aequaretur; simul adquirendao pecunia? brevius iter credebat per procurationes admini-strandis principis negotiis. Idem Annìeum Lucanum genuerat, grande adjumentum clan-fjdilis, quo interfecto dum rem familiarem ejuì? ^crìter requirit, accusatorem concivit Fabiu.ra Romenum, ex intimis Lucani amicis. Mixta inter patrem filìumqva conjurationis scientia fingitur, adsimulatis Lucani litteris. Quas inspectas Nero ferri ad oum jussit, opibus ejus inhians. At Mela, quas tum promptìssima mortis via, exolvit venas. »
   (3) Vacca dice eziandio che declamò greco e latino con grande meraviglia dogli ascoltatori. Svetonio poi ci l'acconta che Nerone istesso lo richiamò da Atene per ascriverlo a' suoi intimi amici.
   (4) Dell'essersi guastati Vacca accagiona la gelosia di Nerone, Svetonio la vanità del poeta, offeso perchè l'imperatore durante una sua lettura avesse lasciato improvvisamente la sala, senza che alcun pubblico ufficio lo richiamasse, ma solo per rinfrescarsi. « non tamen permansit in gratia : siquidem aegre ferens (quod Nero se) recitante subito ac nulla nisi refrigerandi sui causa indicto senatu recessìssot » Vacca aggiunge che oltre il recitar versi gli fu vietato anche il trattar cause.
   (5) Per la sua fine miserevole, più che i due biografi che la narrano allo stesso modo, è da veder Tacito negli ultimi capitoli del libro XV degli annali, dove racconta tutte le vicende della congiura di Pisone. Nel capitolo 49 dice di lui c di Plauzio Laterano che vi entrarono per odio « Lucanus Annaeus Plautiusque Lateranus vivida odia intulere, Lucanum propriae causae accendebant, quod famam crirminum ejus premebat Nero, prohihue-ratque ostentare vanu.s adsimulatione » Nei cap. 53 e 57, narra come per codardia accusasse prima la madre poi altri complici. « Lucanus Quintianusqne et Senecio diu abnuare: post promissa impunitate corrupti, quo tarditatem excusarent, Lucanus Atiliam matrem suam, Quintianus Ghtium Gallum, Senecio Annium Pollionera, araicorum praecipuos, no-minavere. » — « Non omittebant Lucanus quoque et Senecio et Quintianus passim oonscios edere. v> Finalmente nel capo 70 ne descrive la morte: « Exin Annaei Lucani caedem imperai is profluente sanguina uhi frigeseere Dedes manusque et paulatim ah exstremis cedere spiritum fervido adhnc ot, compote mentis pectore inteliegit, recordatus Carmen a se compositum, quo vulneratimi militem per ejusmoclì mortis imaginem obisse tradiderat, reisus ipsos rettulit, eaque illi suprema vox fuit. »
   B) OP33.E.
   Lucano, chi guarcli alla brevissima sua vita, fu uno degli scrittori più fertili di questa età, che pur n'ebbe di molti ed operosissimi. Giovinissimo, e prima ancora di partire per la Grecia, compose vari poemetti: come gli Iliaci, i Saturnali, i Ca«