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Storia della Letteratura Romana

Cesare Tamagni
Francesco Vallardi Milano, 1874, pagine 590

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a cura di Federico Adamoli

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   capitolo a: — i poeti epici. 371
   corona. E di tanta benevolenza egli rese loro publico e durevole attestato dì gratitudine scrivendo dai Ponto (IV. 14. 47) :
   Molliter a vobis mea sors exeepta, Tornita^, Tarn mites Graios indicat esse viros.
   Gens mea Peligni regioque domestica Sulmo Non potuit nostris leni or esso malis.
   Quem vix incolumi cuiquam salvoque daretis, Is datus a vobis est mihi nuper honor.
   Solus adhuc ego sum vestris immunis in horis, Execptis, si qui munera legis habent.
   Tempora sacrata mea sunt velata corona Publicus invito quam favor imposuit.
   Quam grata est igitur Latonìe Delia tellus Erranti tutum qui?8 dedit una locum;
   Tarn mihi cara Tomis, patria quse sede fugati? Tempus ad hoc nobis hospita fida manet.
   Nulladimeno chiedeva, come di sopra si disse, ad Augusto, che almeno Io mutasse di luogo (Trist. II. Ó73 ecc.) :
   His precor, atque aliis possint tua numina flecti, 0 pater, o patriae cura salusque tuae:
   Non ut in Ausoniam redeam, nisi forsitan olim, Quum longo poenae tempore victus eris.
   Tutius exsilium paulloque quietius oro, Ut par delìcto sit mea poena meo.
   Del resto partì da Roma ad autunno avanzato nel 762. A dicembre veleggiava già per l'Adriatico. La descrizione della partenza, pietosissima anche nella sua esagerazione, è da vedere nella elegia terza del libro I. Sulle cause deil'esiglio di Ovidio sono da vedere : Th. Dyer, on the cause ofOvid's exile, nel Museo Classico, 1847, p. 229-247.— G. Boissier l'exil d'Ovide, Revue des deux mondes,LXIX(1867).—Altri no trofòla causa in una visita fatta da Ovidio ad Agrippa Postumo nell'isola Pianosa. A Deville (E3sai sur l'exil d'Ovide, Paris, 1859) suppose che Ovidio avesse colto Livia nuda nel bagno! Il critico francese interpretò per avventura troppo ingenuamente il passo del poeta, dove si confronta con Atteone (Trist. II. 103):
   Cur aliquid vidi? eur noxia lumina feci? Cur imprudenti cognita culpa mihi?
   Inseius Aetaeon vidit sine veste Dianam : Praeda fuit eanibus non minus ille suis.
   Villenave (vedi più sotto) congetturò che Ovidio fosse stato testimonio di qualche brutta scena tra Livia, Tiberio ed Augusto, quando questi,pentito d'aver associato all'impero un estraneo, pensava di richiamare da Pianosa Agrippa Postumo. Ovidio, secondo lui, avrebbe propalatoli segreto, e Augusto lo avrebbe abbandonato alla vendetta di Livia. Vedi gli Studii storici e morali di Ateo Vannueei pag. 421. Terza edizione, E. Loeseher, 1871.
   Tirabosehi (nella Storia della letteratura italiana) è pur dell'avviso che egli avesse vista qualche disonestà di Giulia « Paver egli sorpresa improvvisamente Giulia la nipote di Augusto nell'atto di commettere alcuna di quelle disonesto azioni per cui ella pure fu dall'avolo rilegata. » Vedi altre notìzie in Bahr. Rom. Lit. Voi. I, pag. 446-47, n. 21.
   (7) Abbiamo parecchie Vite manoscritte di Ovidio, ma valgono poco: quindi la miglior fonte di notizie sono le sue stesse poesie; specialmente, come s'è veduto infatti, la decima elegia del libro IV dei Tristi, fis le moderne biografie ricordiamo. I. Masson, Ovidii vita ordine ehronoiogico sic delineata ut p ,etae fata et opera ^eris assignentur annis. Amsterdam, 1708. —Carlo Rosmini, Vita d'Ovidio Nasone, Ferrara, 1789, Rovereto, 1795, e Milano, 1821.