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Storia della Letteratura Romana

Cesare Tamagni
Francesco Vallardi Milano, 1874, pagine 590

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a cura di Federico Adamoli

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   capitolo ii. — i poeti epici. 3g5
   strati ancora da Wernsdorf (T m IV. pag 229 235) e da Haupt. nell'Hermes ili, pag 20o' Marziale lo chiama dotto (U. 77. 5). ' P 8
   f) Caro , educatore dei, figli di Germanico. Ovidio lo ricorda più volte • Ponto IV 11. 13, 43, 47. 16, 7. Tristi. III. 5, 17.
   y) Ung (for; Valerio Largo l'amico infedele ed accusatore di Cornelio Galiol scns, , 1 noe la sulla enu.a di A ^ore in .alia, Camerino c ntò roj; c ,uis a da Ercole, Lupo (forse il } tfpr F lio I 0' il ritorno di Elena e di Me Ve si
   nel Pon n°,v° Son' * 1 H ' !lI'9JÌ*ÌOne 1#i Trìsti' * 376' 1 30 è ^ fonate
   nel Ponto IV, 16. 20 e Merkel lo pone tra gli epici.
   h) Lab 'io. Ovidio (Pont. IV. 16.5) « maguique Rabirins oris. » Vellejo Patercnlo lo mette in compagn i Virgilio principe dei carmi (II. 36. 3) « ffWr quae (ifgenia aa 3 3Stri ae em le t p ine*ps carmi «n Vergilius Rabiriusque. » ' uanto all' argomento del suo poerr Seneca (de benefieiis ì .3. ') scrive: « egr.gie mhi vide M nto s apud Rab.r «a pr.tam exel imai hoc h.- beo quodeum, ue dodi. » Vedi lei resto i 1 di ni Er-celanesi II p. 7 (Napoli 1809).- » t'h. Kreyssig, carmini* de beilo actiac ea idrino fragme ita. Lipsia, 1814. - Weicbert. de L. Vario ecc. pag. 157-159. 10
   i) Ses ilio Ena ci è loto per una citazione di Seneca (Suas. 6. 27) : « Sextilius Ena fuit homo ingeniosus magis qUi a eruduus inaequalis poeta et piane quibusdam i talis qualis esse C -o ( Archia 10, 26) Cordubenses poetas ait, pingue q ic m S( untes atque peret inum, ! hanc ipsam proscriptionem recitaturus in domo Messe e orvini
   in pr: cip hunc versum .... recitavit: deflendus Cicero est ecc.
   I) 'ri poea me : 0 tot da Ovidio tra gli epici, senza che possiamo dire cos'abbiano scritto, sono: i due Prischi, Numa, Mario, Montano.
   § 27. Publio Ovidio Nasone.
   A) Vita.
   P. Ovidio Casone nacque al 20 marzo dell'anno 711 a Sulmona, d'antica ed agiata am flia equestre. Si » padre, un uomo alla buona, che campò Ino a novantanni lo r-ndò a Roma col fratelli maggiore acciò vi studiasse c ritto ed eloquenza e preparasse a correre la vfe dei publici onori (1). Ma al contrario di suo fratello che pareva nato per quegli adi, egli senti fin d'allora una inclinazione invincibile alla poesia, e, per quante volte promettesse di cedere alle ammonizioni del padre il quale gli veniv mot, rando che lo stesso Omero non s'era coi versi arricc Lo'la natur fu m lui più fòrte della olontà. Così scriveva egli stesso molti anni dot ripensando ne giorni dolorosi dell'esiglio le memorie della gioventù (Trist. IV. 10. 15)!
   Protinus exco mur teneri, curaque parentis Imus ad ini gnes Urbis ab arte viros,
   Frater ad eloquium viridi tendebat ab aevo, Fortia verbosi natus ad arma fori.
   At m'hi jam puero caelestia sacra placebant, Inque suum furtim Musa trahebat opus.
   Saepe pater dixit: « Studium quid inutile temptas? Maeonides nullas ipse reliquit opes.
   Motus eram dictis totoque Helicone relieto Scribere conabar verba soluta modis.
   Sponte sua carmen numeros veniebat ad aptos, Et quod temptabam dicere, versus erat.
   Suoi maestà c 3loquenza furono i retori Arellio Fusco e M. Porcio Latrone M Anneo neca che aveva udito Ovidio declamare in casa di Fusco ci ice che egli aveva un beilo, ornato ed amabile ingegno, e che il suo discorsone i ra 'altre ciie poesia sciolta dal metro. E in versi voltava le sentenze di Latrone, l'altro suo