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Storia della Letteratura Romana

Cesare Tamagni
Francesco Vallardi Milano, 1874, pagine 590

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a cura di Federico Adamoli

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   360 libro secojndo. — parte i. — i poeti.
   vel prima carminis ùnoy p^-n vel quodlibet xw)iov mitteretur. » Cui tamen multo post per-feetaque demum materia, tres omnino libros reeitavit, secundum, quartum et sextum. »
   (9) Ovidio nei Rimedii d'Amore (395) :
   Tantum se nobis elegi debere fatentur, Quantum Virgilio nobile debet opus.
   e nell'Arte amatoria (ili. 338.):
   Quo nullum Latio elarius extat opus.
   Quintiliano (Inst. Orat. 1, 10, 10) lo chiama: « auctor eminentissimus » (Vili. 3. 24) « acerrimi judicii P. Virgilius » (X. 1. § 85-87). « Jtaque ut apud illos Homerus, sic apud nos Virgilius auspicatissimura doderit exordium, omnium ejus generis poetarum graecorum nostrorumque haud dubie proxiraus. Utor enim verbis iisdem, quae ex Afro Domiti< juveri'ts excepi: qui mihi interroganti, quem Homero crederet maxime accedere, Sccundus, inquit, est Virgilius, propior tamen primo quam tei tio. Et hercule ut illi naturae codesti atque immortali cesserimus, ita curae et diligentiae vel ideo in hoc plus est, quo ei fu.' magis laborandum : et quantum eminentibus vincimur, fortasse aequalitate pensamus. Cetex.omnes longe sequentur. »
   Di Marziale vedi I, 61. Ili, 38. IV, 14. V, 5. V, 10. VII, 63. Macrobio ne' Saturnali (1. 24. 8.): « Haec est quidem Maronis gloria, ut nullius laudibus crescat, nullius vituperatione minuatur. » E l'imperatore Giustiniano scriveva nelle Istituzioni (§ 2) : « Sicuti cura poetam dicimus, nec addimus nomen, subauditur apud Graecoa egregius Homerus, apud nos Virgilius. »
   Del culto di Silio Italico alla memoria di Virgilio discorre Plinio nel breve ed affettuoso ricordo che di questo poeta, morto allora, fa nella lettera settima del libro III: « Vergi] ... uatalem religiosius quam suum celebrabat, Neapoli maxime, ubi monimentum :-gus adire ut templum solebat. » Aulo Gellio trovava Virgilio meno semplice e schietto d'Omero e che traducendone i versi li rabbelliva troppo (N. A. XIII. 25). « llli Homerico non sane rem parem, neque similem fecit. Esse enim videtur Homeri simplicior, et sincerior, Vergi 'i autem v£«tc/3£ìc«teoos et quodam quasi ferrumine immisso fucatior. » E i versi son questi :
   Tccvpov o' 'A^ysi , rxvpov Ss RotrsiSuvvi.
   Taurum Neptuno, taurum tibi pulcher Apollo.
   D) Chiosatori antichi di Virgilio.
   L'Eneide e gì. altri poemi di Virgilio furono letti assai per tempo nelle scuole di Roma, e Qr ntiliano trovava ottima l'usanza di cominciare la lettura dei poeti da lui e da Omero (1). Di qui la grandissima influenza che egli ebbe su tutta la letteratura impei ale, e le frequenti rimembranze virgiliane, che s'incontrano negli scrittori di questi secoli. Da Virgilio moltissime dizioni e frasi presero Livio e Tacito, e Servio ci ricorda due maestri di rettorica, Tiziano e Calvo, i quali traevano da lui i temi per formare i loro allievi nella pratica del dire Versi di Virgilio si son trovati sui muri delle case a Pompej, senza dire di quelli che entravano a comporre le iscrizioni funerarie, o s'adoperavano ad ornare bassorilievi ed uten-si preziosi. Con centoi. virgiliani si composero poemetti di vario genere, de'quali è per avventura un primo saggio quel Ciris, che a lui venne attribuito. In un'iscrizione romana (Orelli 1179) è mentovato un Quinto Grlizio Felice, poeta virgiliano. Coli' api r a caso il suo poema privati e principi chiedevano risposta ai dubbii che li tormentavano, e i sacerdoti ne' tempii più celebrati davano gli oracoli a chi li veniva interrogando (2).
   Pertanto Virgilio ebbe maggior numero di interpreti e di chiosatori, che forse nessun altro poeta latino. E per dirne qui soltanto i nomi (giacché di ciascuno si dovrà discorrere partitamente a suo luogo) essi furono : Q. Cecilio Epirota, che,