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Storia della Letteratura Romana

Cesare Tamagni
Francesco Vallardi Milano, 1874, pagine 590

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a cura di Federico Adamoli

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   capitolo iii. — i poeti satirici.
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   quell'anno, passò a Milano e qui fu per alcun tempo insieme con Cesare Ottaviano scolaro dell'oratore Epidio. Ma più dell'eloquenza, della quale non diede alcun pubT blico saggio, coltivò con amore la filosofia, ascoltando le lezioni di Sirone, filosofo Epicureo, e insieme con essa le matematiche, la storia naturale e la medicina Fece quindi r'torno in patria, nè si sa quando.
   Nell'anno 713, non bastando all'ingordigia dei veterani l'agro cremonese che loro era stato distribuito, furono invase anche le terre della vicina Mantova, e il poderetto di Virgilio toccò in sorte ad un centu: sti auz.one fatta dopo la guerra di Perugia, quando al governo della Gallia era venuto Alfeno Varo, ei perdette di nuovo e non senza pei colo della vita. Consigliato ( i recarsi a Roma, mercè la bella fama dei suoi carmi bucolici entrò facilmente nelle grazi i di Mecenate, che dei beni perduti lo pagò con un podere nella Campania (3). Nel 715 presentò a Mecenate Orazio, nel 717 lo accompagnò insieme con Orazio e con Vario nel viaggio di Brindisi. Passò gli anni seguenti ora a Roma ora a Napoli, e solo dopo aver terminate le Georgiche e cominciata l'Eneide, nell'anno 725 volle, per darle compimento, recarsi a visitare la Grecia e l'Asia minore. Ma ad Atene s'incontrò in Augusto cne lo indusse a ritornare, ed ammalatosi per via, morì poch giori. dopo aver toccato terra in Brindisi il 22 settembre dell'anno 735, nell'età di 51 anni. Le ossa di lui furono portate a Napoli, dov'ebbero onorata sepoltura (4).
   Di Virgilio non abbiamo alcun sicuro ritratto; dobbiamo quindi starcene contenti a Donato che ce lo descrive com' uomo d'alta statura, di color bruno, d'aspetto contadinesco, e cagionevole di salute. Pativa doglie di stomaco, di gola e mal di capo, e più volte anche i gettò sangue. Parlava tardassimo quasi fosse un idiota, ma pronunciava i suoi versi con-amn rabile soavità (5). Mercè la Oberalità degli amici, possedette all'incirca dieci milioni di sesterzii (2 mil >n di l -e), e una casa in Roma sulle Esquilie presso agli orti di Mecenate. Bisognoso di poco e vivendo per lo più ritirato nella Campania, lasciò una bella sostanza, di metà della quale fu erede un suo fratellastro, Valerio Procolo, della quarta parte Augusto, della dodicesima Mecenate, del rimanente L. Vario e Plozio Tucca.
   Virgilio era d'aspetto e d'animo sì buono e candido che a Napoli lo chiamavano volgarmente la vergine, e tanto modesto e m do cbe Roma, dove recavasi di raro, se gli avveniva d'esser inseguito pervia dai curiosi che lo segnavano a dito, subito si toglieva alla lor vista fuggendo nella prima casa che trovasse. Orazio non io nomina mai senza chiamarlo 1 buono, l'ottimo, l'anima candida, e nella prima lettera dei secondo libro fa tal dipintura dell'ottimo poeta che è il proprio ritratto di V r^dio. Amico di Augusto, di Mecenate e di tutti ì più begli ingegni del secolo non gli mancò la stima ed i favore del popolo, che udendo una volta in teatro de' su< versi, si levò tutto quanto e salutò il poeta così come si usava di salutare l'Imperatore. Sentì però come tutti i grandi il morso dell'invidia e delia calunnia.
   Virgilio visse e mori celibe (0).
   (1) I fonti della vita di Virgilio sono :
   a) Vita Vergilii de commentario Valerii Probi sublata, da vedersi nel libro di H. Keil : M. Valerii Probi comm. Halle, 1848, e nello Sretonio dì Reifferscheid. pag. 52-54; 398.
   b) La vita di Virgilio di Tito Claudio Donato, grammatico del quarto secolo, che va innanzi al commentario di Virgilio di esso Donato ed è per la più parte cavata da Sve-tonio (De Viris illustribus), il quale deve quasi tutto ad Asconio, che alla sua Volta molto si giovò deg i scritti di L. Vario e C. Melisso,, Essa è ricca di preziose notizie, ma fu in più luogl nterpolata con aggiunte prese dal commentario di Servio e con molte ridicolis-sime invenzioni del Medio Evo.
   c) Una Vita di \ rgilio attribuita a Servio Onorato, e che va innanzi al commentario di esso Servio all' Eneide. Reifferscheid (Svetonio. p. 299) non crede eh' essa sia la vita menzionata da Servio nel proemio ai carmi bucolici.
   Tamagni. Letteratura Romana. 45
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