352 LIBRO SECONDO. — PARTE I. — I POETI.
(3) Alcuni versi di questo poeta sono citati da Macrobio Sat. VI. 1. 31. 34. 44 e da Gellio N. A. XVI11, 11, 4. Vedi, corno sopra, Weichert e Teuffel.
§ 25. Varrone Atacino. Tanusio Gemino.
P. Terenzio Varrone nativo di Atace villaggio della Narbonese visse tra gli anni 672 e 717 della città. Compose dapprima un poema sulla guerra sequanìoa alla maniera di Ennio, poi tradusse ed imitò poemi epici e didattici alessandrini, come, ad esempio, gli Argonautici di Apollonio Rodio. Scrisse anche satire ed elegie. Quintiliano lo dice interprete non ispregevole dell'opere altrui, ma per sè poco atto ad accrescere in altri il dono dell'eloquenza (1).
Tanusio Gemino ci è noto per gli epigrammi di Catullo,
(1) Nella Cronaca di Eusebio si legge (01. 174, 3. = 672. della città = 82. av. Ch.) : « P. Terentius Varrò vico Atace in provincia Narbonensi nascitur, qui postea XXXV an-num ageiis grsecas litteras curu summo studio didicit » Pnsciano (X. pag. 877. P. — 497, Hertz). « P. Varrò belli Sequanici libro II.» Quintiliano (X. 1. 87.) « Atacinus Varrò in iis per quse nomen est assecutus interpres operis alieni, non spernendus quidera, verum ad augendam facultatem dicendi parum locuples. » E queste parole si riferiscono appunto agli Argonauti od Arjronautic1' che scrisse sulle orme di Apollonio; dei quali parla con lode anche Ovidio. (Ara. 1 15.21). Delle satire sue ci parla solamente Orazio (Sat. I. 10, 461 per dirci che vi si provò indarno; nelle elegie seguì il genere erotico degli Alessandrini e si ebbe lode da Properzio e da Ovidio. I quali furono ben presto tanto maggiori di lui che ne oscurarono affatto la fama. Vedi R. Unger Epistola de Varrone Atacino, Friedland, 1871, e il libro di A. Riese sulle Satire Menippee, pag. 261-265.
§ 26. L. Vario Rufo.
L. Vario Rufo visse tra il 680 ed il 740 di Roma Amico di Cesare, d'Ottaviano, di Mecenate, di Virgili.) e di Orazio egli è il più vecchio dei poeti di questo secolo, e compose, oltre la tragedia delia quale già si è parlato, un poema epico sulla morte di Cesare ed un panegi: co di Augusto. Innanzi che Virgilio avesse scritto 1' Eneide, Orazio lo disse primo degli epici latini ; dappoiché furono morti entrambi, li nominò più volte congiuntamente come poeti d'ugual merito ed ugualmente diletti ad Augusto. Nè i dodici esametri sulla morte di Cesare, che ci furono conservati da Macrobio, sono indegni di sì bella lode. È però notevole che Quintiliano non lo enumeri tra i poeti epici (1).
(1) Virgilio lo cita una volta nell'Ecloga IX. 35, quando a lui giovinetto non pareva d'aver fatto ancora cose degne nè di Vario nè di Cinna « neque adhuc Vario videor nec dicere Cinna digna. » Orazio lo ricorda spessissimo e tra gli amici e tra i poeti. Carm I. 6. 1. dove s'allude ad un poema in lode di Agrippa e di Ottaviano, Sat. 1. 5,40.6,55. 9,23. 10, 44, 81. II. 8, 21. 63. Epist. 11. 1. 247. Art. Poet. 55. I frammenti del poema salla morte di Cesare sono in Macrobio VI. 1. 39. Vedansi inoltre Marziale Vili, 56.21. XII. 4. 1. Quintil. X. 3, 8. Geli. XVII. 10, 2.
§ 27. Publio Virgilio Marone.
A) Vita (1).
Publio Virgilio (2) Marone nacque in Andes presso Mantova il 15 ottobre dell'anno 684 di Roma, 71 avanti Cristo, sotto il consolato di M. Licinio Crasso e Cn. Pompeo Magno. I suoi parenti, buoni contadini che in Andes vivevano delle entrate d' un poderetto, non risparmiarono spese per la educazione del figl lolo. Il padre chiamavasi anch'esso Virgilio Marone, la madre Maja o Magia Polla.
Dal 696 al 699 studiò in Cremona: dopo presa la toga virile, nell'ottobre di