CAPITOLO I. — POETI DB AMATICI. 369
Nerone ìmprobam et studiorum quoque sacra profanantem Vatinii potentiam fregi, et hodie, si quid nobis notitiae ac nominis est magis arbitror carminum quam ora'.onum gloria partum. Ac jam me dejungere a forensi labore constìtui. » Nel cap. 3. fa menzione del Tieste, che doveva, più del Catone, essere una invettiva contro i tirann « si qua omisit Cato, sequenti recitatione Thyestes dicet; hanc enim tragoediam disposili jam et intra me ipse formavi. » Onde Afro gli risponde : « adeo te tragoediae istae non satiant, quominus amissis orationum et causaruru studiis omne tempus modo circa Medeam, ecce nunc circa Thyesten consumas, cum te tot amicorura caussae, coloniarum et mun .v,ipiorum clientelae in forum vouent, quibus vix suffeceris, etiamsi non novum tibi ipse negof um uportasses, Domitium et Catonem, id est nostras quoque historias et romana nomina, Graeculorum fabulis aggregare ».
Il luogo di Dione Cassio, che può riferirsi a Materno, è il seguente (LXVII. 12) : Mir spvtv coytffTvjv, OTt za-rà zvpoivvMv è iré Tt oc'ffxeòv, «Velctjiv-v (91 dopo Cristo).
§ 21. Scevo Memore e gli altri poeti dramatici del regno di Domiziano.
Scevo Memore è conosciuto per due epigrammi di Marziale e per un breve passo di Sidonio Apollinare. Il grammatico Sergio riporta sei anapesti di una sua tragedia, intitolata Ecuba o le Troadi. Egli era fratello di Turno, oscuro poeta satirico di questi tempi (1).
Scrissero pure tragedie intorno a questa età Basso (2), Cai o Rufo, Varrone, fors* anche Tucca, I gurino, Paccio, Fausto, Rubreno Lappa mentova' qua e là da Giovenale e da Marziale (3).
(1) Gli epigrammi di Marziale sono il 9 ed il 10 del libro XI. — Sidonio Apollinare IX. 263. — Keil, Gram. lat. IV. p. 537. 14. Di questo poeta discorse M. Hertz nel libro: De Scaevo Memore poeta tragico commentariolum. Breslaw, 1869.
(2) Pare- diverso dall'epico lodato nel Dialogo degli oratori, e fu amico di Marziale che lo nomina parecchie volte. III. 47. 58. V. 23. VII. 96. Vili. 10.
(3) Marziale. I. 61, 9. III. 20, 64, 6. — V. 30. - III. 45. — Giovenale. I, 5. VII. 12. 72.
§ 22. I mimografl dell'età imperiale.
Filìstione, Catullo, Attico, Virgilio Romano, Lentulo, Ostilio, Emilio Severiano, Esopo.
Filistione, secondo alcuni di Magnesia nell'Asia minore, secondo altri di Nicea o di Prusa, fu chiaro compositore di mimi greci sotto il regno di Augusto. Questo almeno dobb imo congetturare da qualche titolo greco che ci fu conservato da Suida, e dal vedere che Ovidio non lo nomina tra i poeti del suo tempo (1).
Catullo, dei tempi di Tiberio, è l'autore di quel mimo Laureolo, nella rappresenta: one del quale, fatta poco tempo innanzi la morte di Caligola, la scena fu, come narra Svetonio, bagnata di molto sangue. Giovenale ricorda di lui anche un mimo denominato Phasma (2).
Attico è menzionato da Marziale, Virgilio Romano da Plinio il giovane, Lentulo ed Ostili i da Tertulliano, Esopo da Ammiano Marcellino, Emilio Severiano Tarra-gonese in una iscrizione, Lentulo da Servio (3).
Libretti per pantomimi furono scritti da Arbronio Silone, poi, come già si disse, da Lucano e da Stazio (4).
(1) A cagion d'esempio MtizotpvjiptiyTat, inlóy-Ì^Q ecc
(2) Sueton. Vita di Caligola (c. 57) « Cum in Laureolo mimo, in quo actor proripiens Se ruina sanguinem vomit, plures secundarum certatim experimentum artis darent, cruore scena abundavit. » Giovenale VIII, 187. XIII, III.
(3) Marziale II. 7. 3. — Plinio Epist. VI. 21. 4 — Tertulliano Apolog. 15. — Ammiano Marcellino XXX 4. 21. — Orelli, 2622.
(4) Arbronius Silo, menzionato da Seneca il retore. Suasor. II, 19. — Di Lucano e di Stazio vedi sopra a pag. 260.