348 LIBRO SECONDO. — PARTE I. — I POETI.
Vittorio Alfieri ha imitato nel finale del Filippo la fredda crudeltà di Egisto che ricusa ad Elettra la morte.
(18) Per le edizioni vedi (oltre l'indice di Fabrizio, Tomo 1, pag. 373) Balir. II. Lit. Tomo 1, pag. 231, e TeufM. id., pag. 572. Le primarie sono: Editio princeps, Ferrara, 1484,
— Aseensiana con commentario, Parigi, 1514, di M. A. Delrio, Anversa, 1576 e il Syn-tagma snmraentovato, Parigi, 1019 ; di G, Lipsio, Leida, 1588; di Grutero Heidelberg 1604, d G Fr. Gionovio, Leida, 1GG1, Amsterdam, 16-42. — Fra le edizioni recenti son da vedere quelle di F. II. Bothe, Lipsia, 1819, 1834; di J. Pieri ot, Parigi 1829-1832 ; e l'ultima già mentovata di R. Peiper e G. Richter, Lipsia 1867.
Per la critica del testo, oltre la prefazione di Richter e Peiper, vedansi: I. H. Withof. (Praemetium crucium cnt. Lugd. Bai, 1749). —A Hennebergcr (Adn. ad Scnecae Medeam et Troades. Meiningen, 1R62). — R. Peiper (Observationes in Senecae tragg. Breslau, J863).— G. Richter. (Beispiele von Versversetzung und Interpolation in den tragg. des Seneca. Rhein. Muc, XVIII, pag. 29. 46; de cantico quodam in Oedipo Senecae, Symbola philol. Bonnensium, pag. 557-5B0Ì. — B. Schmidt (Observationes criticae in Senecae tragaedias, Jena 1865).
Degli scritti sulle tragedie di Seneca, oltre i già mentovati, voglionsi ricordare. F. G. C. Klotzsch, prolusio de Annaeo Seneca uno tragoerìiarum quae supersunt omnium auctore, Wittenberg, 1802. — Prolusio de Octavia. ibid, 1804. ~ Welcker. Rhein. Museum. Suppl. II. 3. pag. 1447-141. — L. Miiller nei Jnhrbucher 89, pag. 409-422.
Perla metrica son da vedere - F.A.Lange, quaestiones metricae. Bonn, 1851. — B. Schmidt, de emendandarum Senecae tragoediarum rationibus prosodiacis et metricis, Berlin, 1860.— M. Hocho, die Metra des tragikers Seneca, Halle 1862. — L. Miiiler, de re metrica, p. 118-130,
— G. Richter die Composition der Chorlieder in den trngodic des Seneca. Rhein, Mus. XIX, pag. 360-379, 521-527. — R. Peiper nel Giornale Ginnasiale di Berlino XVIII, pag. 694; e l'indice metrico dell' edizione di Richter e Peiper.
Per le traduzioni italiane di Seneca vedasi Paitoni (T. IV. pag. 31), Argelati (Tom. Ili, 365) e Federici (pag. 97 e 98 ; -vedi anche pag. 181). La prima traduzione di tutte le tragedie è di Lodovico Dolce, stampata in Venezia 1560, in-12, ma questo lavoro, meglio che traduzione, si può dire imitazione. Aggiungi la traduzione di Ettore Nini, stampata la prima volta in Venezia nel 1622, e quella di Giovanni Chiarini sanese, Firenze, 1839, in-8.
§ 20. Curiazio Materno.
Curiazio Materno, il colto ed animoso poeta in casa del quale Tacito udì il Dialogo degli Oratori, lasciata l'eloquenza, a cui era pur nato, per non mescolarsi coi tristissimi avvocati dell'età sua, a sfogo dell'ai mo afflitto dalle ani she e dalle recenti miserie compose tragedie. Sotto Nerone, per quanto si può congetturare da un passo oscuro e guasto del Dialogo, ne scrisse pr na una contro Va nio, che raffigurò in Tersite, poi una Medea ; sotto Vespasiano sersse il Domizio ed 1 Catone, e da ultimo un Tieste. Il quale assai verisimilmente gli costò la vita sotto il regno di Domiziano (1).
Le tragedie di Materno, delle quali nè anche un frammento ci è pervenuto, erano principalmente lodate per altezza e libertà di sensi ; la manifestazione dei quali pareva già a Tacito molto pericolosa.
(1) 1 primi interlocutori del Dialogo M. Apro e Giulio Secondo vennero da lui appunto il dì dopo eh egli avea letto il Catone, quando in città si faceva un gran parlare di questa tragedia e si diceva, che egli, dimenticando sè stesso per pensare unicamente al suo personaggio, aveva offesi troppo gli animi de' potenti, . . . << Postero die quam Curiatus Ma-ternus Catonem recitaverat, cum oilendisse potentium anirnos diceretur, tanquam in eo tra-goediae argumento sui oblitus tantum Catonem cogitusset, eaque de re per urbem frequens aermo haberotur, venerunt ad eum M. Aper et Julius Sscundus » (Dialog. cap. 2.). — Nel cap. 11 Materno dice di sè : « Sicut in caussìs agendis efficcre aliquid et eniti fortasse possum, ita recitatione tragoediarum et ingredi famara auspicatus sum, cum quidem imperante