^ LIBRO SECONDO. — PARTE I. — I POETI.
ditione ao nitore praestare confitebantur. » Per la lingua si vedano: Carisio (1, p. 137, 23, Keil.). —Diomede (1, p.371.K.). - Prisciano (X, p. 5P.8. Hertz, ). — TI titolo delVBnea che pare essere stata una tragedia pretesta ci fu conservato da Carisio (1, pag. 132,KeiU. — Ilibbeck a pag. 231 riporta il titolo ed un frammento dell' Atreo, oltre a parecchi frammenti di favole incerte Teuffel (Kom. Lit. pag. 532. 7) e M. Hertz credono che quello possa essere il titolo di un Atellana di Pomponio Bolognese. Del resto si vedano: B. Schmidt Rhein. Mus. XVI, 588-597. — M. Hertz de Scacvo Memore poeta tragico, Rreslau, 1809. — Welcker, Rhein Mus. Suppl, II, 3, 1440-1442. — Haack. Pauly Real-Enciclop. VI, l, 1879, n. 31
§ 19. Le tragedie di Seneca.
Vanno sotto il nome di L. Anneo Seneca nove tragedie, che sono: Ercole furente, Tieste, Fedra, Edipo, EcuLa o le Trojane, Medea, Agamennone, Ercole Eteo, Ottavia; pr due scene d'una Tebaide. Pi queste tragedie l'Ottavia non può certamente essere di Seneca, perocché si parla già della fine di Nerone, morto, come ognun sa, tre ann. dopo il filosofo; sopra le altre disputano da gran tempo i critici, ed oggidì ancora abbiamo chi le attribuisce tutte a Seneca, chi alcune soltanto, chi nessuna.
Le testimonimze dell'antichità son poche ed oscure. Seneca non dice mai d'aver scritto tragedie (1). Quintiliano (vedi sopra a pag. 264) dopo averci detto ch'egli trattò quas. ogi maniera di studi, soggiunge giacché abbiamo di lui ed orazion e poemi ed epistole e dialoghi, Se quei poemi vogliano dire soltanto lo scherzo sulla morte j Claudio e qualche tratto di poeta greco volgarizzato od anche tragedie, non si può dee dere. Non andrebbe però lontano dal vero chi pensasse che Quinti lian*), .1 quale parlò di Seneca in auel luogo solo per difendersi contro chi l'accusava ài (irne male, siasi a bello studio servito di questa denominazione generica, che insieme colle tragedie poteva comprendere tutte le poesie di lui. E colle stesse parole di Quinti'ano ci possf.mo poi spiegare perchè non l'abbia nominato tra i tragici, mentre ricorda pure Pomponio Secondo e parecchi altri poeti di minor conto. Ta( Ho narra che i nemici di Seneca, cresciuti di numero e di baldanza dopo la morte di Burro, lo accusavano fra l'altre cose di arrogar a sé solo la lode di eloquente, e di far versi più spesso dacché n' era venuta la voglia a Nerone. E forse le parole di Tacito possono accennare a tragedie, se pensiame che Nerone si dilettava di comporre e di cantare monologhi e scene tolte dal teatro greco. Plinio il giovane, volendo coli' esemp.) dei più ilustri uomini del suo e de'teroj passati scusarsi di scrivere versi, fra i molti che non isdegnarono il culto delie Muse cita anche Anneo Seneca (2).
Da queste indicazioni affatto generiche venendo a notizie più particolari, Quintiliano nel nono libro (2. 8) ricorda la Medea di Seneca (la quale è mentovata anche da Diomede), Prisciano la Fedra, Probo l'Ecuba, Lattanzio Placido il Tieste (3). Che Qi ntii.ano abbia voluto significare il filosofo non è dubbio; giacché non lo nomina mai altrimenti. Egli aveva colla sua fama superati di tanto il padre ed i congiunti, che il nome di Seneca bastava da solo a dinotarlo. Come noi quando d* ;iamo il Tasso non intendiamo il mediocre cantore d'Amadigi,ma il poeta della Gerusalemme. Solo Sidonio Apollinare distingue Seneca filosofo da Seneca tragico. Ma fu assai vensimilmente ingannato da un epigramma di Marziale, nel quale si fei ta Cordova d'aver dato i natali, ai due Seneca ed all'unico Lucano. Il buon vescovo di Clermoiit, che in que' versi chiama ispido Platone, può ben aver creduto che i due Seneca facessero insieme con Lucano una triade d'illustri poeti, Mentre Marziale aveva voluto semplicemente indicare il padre ed il figlio. E forse anche S.don > inorava che il reture fosse padre del filosofo (4).
Delle tragedie di Seneca abbiamo due classi di manoscritti, Sono della pr'ma il codice mediceo dell'undecimo o del duodecimo secolo, e i pochi frammenti d'un codice miscellaneo parigino del secolo nono o decimo, Tut gli altri vanno nella seconda, e nessuno è anteriore al secolo decimoquarto. Quantunque per alcui i fogl del