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LIBRO SECONDO. — PARTE I. — I POETI.
§ 16. Scrittori varii di tragedie. — Cassio Parmigiano, Asinio Pollione, L. Vario Rufo, Ovidio, Turranio, Gracco, Pupio.
Cassio di Parma fu uno degli uccisori di Cesare. Nell'anno 711 comandò l'armata di Cass a nelle acque dell'Asia Minore, dopo la battaglia di Filippi andò in Sicilia e qui s congiunse con Sesto Pompeo. Disfatto il quale segui le parti di Antonio, e dopo la battaglia di Azzio fu per ordine di Augusto ucciso in Atene dove si era rifugiato. Egli fu poeta elegiaco di bella fama, prima di Tibullo, di Properzio, di O dio; che scrivesse tragedie ci è detto da Porfìrione commentando que' versi di Orazio a Tibullo (Ep. I, 4):
Albi, nostrorum sermonura candide judex,
Qr id nunc te dicam facere in regione Pedana?
Scnbere quod Cassi Parmensis opuscula vincat .... (1).
isinio Pollione oltre l'eloquenza e la storia coltivò, come quasi tutti i chiari uomini di quel tempo., la poesia, e scrisse tragedie, che Virgilio in un eccesso di gratitud le verso i potente ar^co chiama degne del coturno sofocleo. Orazio nelle sa 're d ;e che cantò in trimetri giambici le geste dei Re; e nell'Ode 1. del lib. II ani chevolmente lo consiglia a cessare di dar tragedie alle scene di Roma; almeno fintantoché abl a condotta a termine la storia della guerra civile. Ma Apro nel Dialogo degli Oratori (21) dice che Asinio Pollione nelle tragedie somiglia a Pacuvio ed Azzio, tanto è duro e secco (2).
L. Vai 3 Rufo, il più vecchio tra ì poeti dell'età di Augusto, amico di Mecenate, d'Oraz ) e c Virgilio, autore lodatissimo di poemi epici scrisse il Tieste, che Quintiliano, certo con molta indulgenza, disse paragonabile a qualsiasi delle migliori tragedie greche.
P. Ovidio Nasone compose una Medea, la quale, a detta di Quintiliano, dimostra quanto quell'uomo poteva fare, se avesse preferito comandare anziché ob-bed\e al propno igegno. Materno nel Dialogo degli Oratori (12) li unisce in una medesima lode, d ìendo che nissuna orazione di Asinio Pollione o di Messalla è tanto illustre quanto la Medea di Ovidio od il Tieste di Vario (3).
Turranio è mem rnato come scrittor di tragedie una sola volta da Ovidio nelle lettere dal Ponto (IV. 16. 29), e l'autore del libro De Ortographia che si attribuisce ad Apulejo, ci dice che egli avesse composto un 'Elena (4).
Sempror a Gracco, che in grazia degli amori colla seconda Giulia fu mandato a confino nell'isola Cercina e qui messo a morte per comando di Tiberio l'anno 767, scrisse verisimilmente, come già Vario, un Tieste. Tanto si può almeno arguire da un verso di Ovidio (Pont. IV. 16. 31), e da una citazione di Prisciano (VI. p. 719. P. — 269,8. Hertz) (5).
Di Pupio sappiamo sol questo, che colle sue tragedie cavava le lagrime agli spettatori (6).
(1) Vedi Weichert de L. Varii et Cassii Parmensis vita et carminibus. Grìmma 1836.
(2) Virgilio. (Eclog. 8.10): En erit, ut liceat totum mihi ferre per orbem Sola Sophocleo tua carmina digna cothurno ? — Orazio (Sat. I, 10.42): Pollio regum Facta canit pede ter percusso. (Od. II, 1, 9-12) : paulum severae Musa tragoediae desit theatris. — Tacito nel Dialogo (21) :« Asinius ... videtur mihi inter Menenios et Appios studuisse. Pacuvium certe et Accium non solum tragoediis et etiam orationibus suis expressit : adeo durus et siccus est. »
(3) Quint. (X. 1.98):«Jam Varii Thyestes cuilibet Graecarura comparari potest. Ovidii Medea videtur mihi ostendere, quantum ille vir praestare potuent, si inferno suo imperare quam indulgere maluisset. » — Tacito nel Dialogo (12). « Nec ullus Asinii aut Messallae liber tam illustris est quam Medea Ovidii aut Varii Thyestea » (12).