Stai consultando: 'Storia della Letteratura Romana ', Cesare Tamagni

   

Pagina (344/608)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (344/608)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Storia della Letteratura Romana

Cesare Tamagni
Francesco Vallardi Milano, 1874, pagine 590

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Progetto OCR]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   328 LIBRO SECONDO. — PARTE I. — I POETI.
   sono in Ribbek, pag. 27. Per Aquilio vedi Ritschl Parerga. pag. 82. 123. 203. Ribbek, pagina 27-29. Che la Neaera fosse palliata si può arguire dal titolo Ribbek, pag. 29. Le censuro di Luscio Lavinio e le difese di Terenzio son da vedere massimamente nei prologhi dell'Eunuco, dell'Andria, dell'Heautontimoroumenos. Vedi Ribbek, p. 71.
   § 8. P. Terenzio Africano.
   A) Vita.
   P. Terenzio nacque in Cartagine intorno all'anno 570 (== 184 a C.) e portato a Roma g'ivini-ssiiQO, forse da un mercante di scliiav servì in casa del senatore Terenzio Lucano, che visto l'ingegno e la bellezza del fanciullo gli fece dare liberalo educazione e presto lo affrancò (1).
   In Roma fu Terenzio amico e famigliare di molti nobilissimi cittadini, massime d C. Lelio e P. Scipione Africano ; onde la voce cbe da essi fosse aiutato a comporre le sue comedie. La qual voce egli non volie o non potè confutare se non leggermente, per non far cosa sgradita ai suoi potem amici ; anzi nel difendersi in certa guisa la confermò e quasi 1' accrebbe, sicché fu creduta e ripetuta anche dai posteri (2). Del che non ci dobl .amo dolere, perchè, comunque si voglia interpretarla, ci affida almeno della proprietà e castigatezza della lingua di Terenzio.
   Lai 588 al 594 compose e diede alle scene romane le sei comedie che di lui possediamo ; dopo di che, fosse per sottrarsi alle calunnie ed ai maligni sospetti dei suoi detrattori, o fosse per desiderio di studiare e di raccogliere materia a nuove opere, essendo vicino a compiere i venticinque anni andò i Grecia e vi morì l'anno 595. Chi disse di naufragio nel ritorno, portando seco nuove comedie che avea tradotto da Menandro, chi nell'Arcadi i o inLeucade di malattia e di dolore per la perdita di que'suoi manoscritti (3). Lasciò una figliuola, che andò sposa ad un cavaliere romano, ed un orticello di venti juger nella via Appia.
   Fu Terenzio di mezzana statura, corpo gracile, color fosco (4). Dell'ingegno, del sapere e della facilità, con la quale, egli forestiero, in breve tempo imparò e scrisse il più bello e puro latino, fanno testimonianza i suoi scritti: della st; aa dei contemporanei l'amicizia di quei grandi; la quale se fosse men che casta, non o amo, in tanta distanza di tempi e disparità di costumi, nè asserire nè negare.
   (1) Le notizie intorno alla vita di Terenzio sono contenute nella Biografia di Svetonio, che Donato ci conservò premettendola, con poche parole di giunta, al suo commentario. Tutto quello che di Terenzio si legge sia nella Cronaca di Eusebio, sia nella Biografia che A. Maj tolse da un manoscritto ambrosiano, venne estratto da questa scrittura di Svetonio. E siccome Svetonio s' è anche qui limitato a compilare le notizie talvolta ripugnanti dei grammatici e degli storici, che lo precedettero, così dobbiamo pur ( re che, tutto compreso, quel che l'antichità ci ha trasmesso intorno alla Vita di Terenzio è assai poca cosa.
   Per la critica di questa biografia sono da vedere: N. Fritsch^ Suetonii vita Terentii emend. et illustr. Bonn, 1852. — K. L. Roth. Rhein Mus. XII, pag. 174-188. — H. Dorgens. Philoiogus XI, pag. 787. —Th. Bergk. Philologus XVI, pag. 627-G36. — F. Ritschl Commen-tarius in Vitam Terentii, nell' edizione delle reliquie di Svetonio di Reifferscheid. Lipsia 1860, pagina 26-35, 479-538.
   Dei genitori di Terenzio nulla si conosce, nè si sa per l'appunto in che modo e da ci fosse portato a Roma, e come vi diventasse schiavo del sonatore da cui prese il nome. Che fosse prigione di guerra, come alcuni lasciarono scritto, non pare credibile, g.acchè egli nacque quando la seconda guerra punica era già finita (553), e morì innanzi che la terza fosse cominciata; o se fosse stato preso da scorridori Numidi o Getuli, non avrebbe potuto essere portato a Roma e quivi venduto, perchè il commercio dftgli Italiani con quelle popolaz'jn africane cominciò soltanto dopo la distruzione d Cartagine.
   Cosi ragiona Svetonio sull'autorità dello storico Fenestella: « Quidam captum esse exi-stimant: quod fieri nullo modo potuisse Fenc?tella docot, cum inter finem secund belli