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Storia della Letteratura Romana

Cesare Tamagni
Francesco Vallardi Milano, 1874, pagine 590

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a cura di Federico Adamoli

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   CAPITOLO I. — POETI DB AMATICI.
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   il 554 ed il 560, conobbe Ennio, di cui diventò camerata e gli sopravvisse di poch anni (1). Datosi a scrivere comedie (2), in sul principio ebbe poca fortuna; poi venne in tanta fama che a lui, come al più celebre dei poeti comici; dovette il g wine Terenzio, per comando degli edili, recitar la sua Andra avanti che fosse rappresentata.
   Vissuto tra Plauto e Terenzio egli ebbe, son per dire, due maniere; chè sulle prime imitò Plauto, poi seguitando più dappresso la moda e gb esemp della co-media greca si venne, senza nulla perdere della pristina vigoria, accostando a quell'arte più sobria e corretta nella quale fu sommo e rimase solo Terenzio. Ed anche la lingua, a giudicarne dai frammenti, è già meno antiquata di quella di Pacuvio.
   Varrone concesse a Cecilio la palma degli argomenti, Orazio gli dà scherzando il vanto della gravità; ma Cicerone sci.ve ad Attico che, come Oallo, non era buon modello di lingua latina (3). Yolcazio Sedigito lo antepone a tutti i poei. cornai.
   (1) S Gerolamo (Cron di Eus. 01. 150,2; 575 di Roma; 179. av. Cristo): « Statius Caecilius comoediarum scriptor clarus habetur, natione Insuber Gallus et Ennii primum contuber-nalis. Quidam Mediolanensem ferunt. Mortuus est anno post mortem Ennii tertio et juxta eum in Janiculo sepultus. » Au. Gellio (IV. 30, 13): « Caecilius ille comoediarum poeta inclutus servus fuit et propterea nomen habuit Statius. Sed pustea versum est quasi in cogno-mentum appellatusque est Caecilius Statius. »
   Se, come congetturando ha pensato Ritschl nel correggere il passo surriferito di S. Gerolamo, Cecilio è morto nell'anno 588, non trovandolo mentovato tra i longevi noi possiamo collo stesso Ritschl arguire che egli nascesse nel 535. (Vedasi Ritschl, Parerga, pag. 183, lo Svetonio di Reifferscheid pag. 497, e Tcuffel. R. Lit. pag. 131.)
   (2Ì I titoli ed i frammenti delle comedie di Cecilio sono da vedere nella edizione di Spengel: Cae< lii Statii deperdit. fabul. fragmenta. Monaco, 1829, e nell'opera sumraento-vata di Ribbek, pag. 29-69. Di esso sedici (che sono : Andria, Androgynos, Chalcia, Dar-danus, Ephesius, Hymnis, Hvpobolimaeus Rastraria, Imbrii, Karine, Nauclerus, Plocium, Poiumeni, Progamos, Synaristosae, Synephobi, Titthe) concordano con altrettali comedie di Menandro, due pajon tolte da Antifane, una da Posidippo ed una da Alesside. E i titoli stessi, come fu avvertito da Ritschl (Parerga, pag. 144), sono altri semplicemente latiDi, altri latini e greci, altri tutti greci; come fecero dappoi Terenzio e Turpilio.
   (3) Il passo i . Varrone è ancora riferito da Nonio alla voce poscere: « in argumentis Caecilius poscit palmam. » Per Orazio ò da vedere ancora la prima epistola del libro secondo. Il giudizio di Cicerone sulla cattiva latinità, già da noi riferito a pag. 115, è nella lettera terza del libro III, ad Attico. « malus auctor latinitatis est. » Quintiliano ricorda le lodi dategli dagli antichi, ma senza parere d'approvarle.
   § 7. Trabea, Atilio, Aquilio, Licinio Imbrice, Luscio Lavinio.
   I. Trabea è .nsierae con Atilio e Cecilio lodato da Yarrone di commuovere facilmente gli affett e due frammenti assai graziosi e scritti in bellissima lingua si possono leggere nelle Toscolane di Cicerone (Lib. IV, 31, 67).
   II. Atilio tra i poe della comedia palliata ebbe nome Misogino, che vuoi d 'e odiatore delle donne. Cicerone citandone un verso ad Attico, lo disse poeta dui ssimo (Epist. ad Att. XIV, 20. 3).
   III. Aqi lio è l'autore d'una Beozia, comedia che Varrone giudicò degna di Plauto. E i pochi versi che Gellio ne cita (III, 3, 3) hanno veramente tutto il sapore plautino.
   IV. Lic r, d Imbrice è nominato da Gellio (XIII, 23. 16) come autore d'una Neera.
   V. Luscio Lavino è, come fu detto a suo luogo, il poeta malevolo dei prologli. terenzianl Egli fu un pedestre traduttore di comedie greche, come, ad esempio, del (Da'^.a di Menandro, e di un G^aups; onde faceva rimprovero a Te-renz-o, che non rendesse fedelmente in latino i suoi originali o li contaminasse con aggiunte prese da altre comedie (1).
   (1) Per Trabea vedi Ritschl, Parerga. pag. 19*, i96: Ribbek, p.26.1 frammenti di Atilio