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Storia della Letteratura Romana

Cesare Tamagni
Francesco Vallardi Milano, 1874, pagine 590

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a cura di Federico Adamoli

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   CAPITOLO I. — POETI BRAMATICI. 315
   nei commenti alla prima Verrina (p. 140. Creili) cita un suo motto contro i Metelli: fatò Metélli Római fiunt cùnsulés ; a cai Metello, che in quell'anno (548) era console, rispose con quella minaccia, cho fu tjsto seguita dai fatti: dabunt mnlùm Metélli Naévió poétae. E Gellio ancora (N. A. VII, 8, 5) ci ha conservato i versi ne' quali Nevio punge, senza nominarlo, Scipione Africano maggiore.
   Etiàm qui res magnàs manu saepe égit, glorióse,
   Quoius flcta viva niinc vigent, qui apud géntis solus praéstat,
   v 0
   Eum suos pater cum pàllio ab amica abduxit lino.
   Alla prigionia di Nevio volle alludere Plauto in que' versi del Soldato millantatore
   (209-212 dell'ed. di Ritschl) dove Periplecomeno, dopo aver lungamente guardato Palestrione,
   che colla testa tra le mani stava meditando un tiro a Sceledro, esce un tratto a dire : i
   Ecce autem aedificàt: columnam mdnto suffigit suo. i
   Apage, non placét profecto mihi illaec aedifìcàtio: Nara <5s columuàtum poetae esse indaudivi bàrbaro, Quoi bini custódes semper tdtis horis àccubant.
   S. Gerolamo pone la morte di Nevio nel 550 (204 a. C.) : « Naevius coraicus Uticae moritur, pulsus Roma factione nobilium ac praecipue Metelli. » E Cicerone nel Bruto (15, 60): « his consulibus (dell' anno 550), ut in vetcribus commentariis scriptum est, Naevius est mortuus ; quamquam Varrò noster, diligentissimus inrestigator antiquitatis, putat in hoc erratum vitamque Naevi produc.it longius. »
   (3) Dei drami di Nevio ci sono rimasti i titoli seguenti :
   a) Tragedie: Andromacha, Danae, Equus trojanus, Hector proflciscens, Hesiona, Iphi-genia, Lycurgus.
   5) Tragedie pretestate : Clastidium, Romulus.
   c) Cornee'i : Acontizomcnos, Agitatoria, Agrypnuntes, Appella, Ariolus, Astiologa, Carbonaria, Colax, Commotria, Corollarla, Dementes, Demetrius, Dolus, Figulus, Glaucoma, Gyranasticus, Lampadio, Leo, Ludus, Lupus, Nr>gido, Nautae, Nervolaria, Paelex, Personata, Proiectus, Quadrigemini, Satura, Stalagmonissa,Stigraatias, Tare ntilla,Technicus,Testicularia, Tribacelus, Triphallus, Tunicularia. Ma molti di questi nomi non sono sicuri, massime per lo scambio che spesse volte s'è fatto tra Levio, Livio e Novio. E sono tutte comedìe palliate, quantunque, a quel che pare, tradotte dal greco con molta libertà. Diede egli pel primo (come appare dal prologo dell'Andria di Terenzio) l'esempio di fonder due co-medie in una, che in lingua da teatro dicevasi contaminazione. Alle comedie, più che agli altri poemi di Nevio, deve certamente riferirsi quella dispettosa domanda di Orazio nella prima epistola del libro secondo (v. 53):'
   Naevius in manibus non est et mentibus baeret
   Paene recens ?
   Per Nevio, oltre le collezioni od altre opere summentovate, sono (la vedere: A. Schiitte de Cn. Naevio poeta, P. I, Wurzburg, 1841. — E. Klusraann, Cn. Naevii poetae romani vi-tam descripsit, carminum reliquias collegit, poesis rationem exposuit, Jena, 1843. — M. I! Berchem, de Cn. Naevii poetae vita et scriptis. Munster, 1861.
   § 3. Tito Maccio Plauto.
   A) Vita.
   Titc Maccio Plauto (1) nacque di famiglia povera ed oscura in Sarsina, oggi Sassina, municipio dell' Umbria, nell'anno 500 (254 a. C.) (2). La prima volta venne a Roma fanciullo; e servendo ad una compagnia dramatica ragunò un bel gruzzolo , che andò poi a perdere nella mercatura. Tornato a Roma ignudo s'allogò presso un mugnajo; dove, mentre campava la vita girando la macina, sotto gli stimoli dell'au-