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Storia della Letteratura Romana

Cesare Tamagni
Francesco Vallardi Milano, 1874, pagine 590

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a cura di Federico Adamoli

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   314 LIBRO SECONDO. — PARTE I. — I POETI.
   (oVerpus?), I frammenti di Livio e degli altri poeti tragici e comici trovaasi nelle seguenti raccolte :
   a) Fragmenta poetarum veterum latinorum a Roberto Stephano et Henrieo fìlio eol-leeta. Parisiis, 1504, 8.
   h) Syntagma Tragoediae latinae edidit Martinus Del Rio. Antverp. 1593, 4. Paris. 1620, 4. T. I, pag. 93 e seg.
   c) Colleetanea veternm tragicorum diligentius eolleeta a Petro Scrivono cum notis
   G. I. Vossii. Lugd. Batav. 1620, 8.
   ci) Opera et fragmenta veterum poetarum latinorum edidit Mich. Maittarius. Londini, 1713 (Voi. II, pag. 1456)
   e) Poetile scenici latinorum reeensuit Fr. Botile. Halberstadt. 1823, Lipsiae, 1834.
   f) Théatre eomplet des Latins par Levée, augmenté par Duval ecc. Paris, 1823,8 (T. XV).
   g) Tragicorum latinorum reliquiae. Reeensuit Otto Itibbeek. Lipsiae, 1852
   h) Comieorum latinorum praeter Plautum etTerentium reliquiae. Reeensuit Otto Riboeek. Lipsiae, 1855.
   i) Seenieae Romanorum poesis fragmenta secundis ouris reeensuit otto Ribbeck.Vol. 1, Tragicorum fragmenta. Lipsiae, 1871.
   Per Livio Andronico sono inoltre da vedere: F. Osann. Analeeta critica, pag. 1-28. Berlino, 1816 —Stieve, do rei seenieae apud Romanos origine, pag. 68-90. Berlino, 1828. —
   H. Diintzer, Livii Androniei fragmenta eolleeta et inlustrata. Berlin, 1835. — Patin. Études sur la poésie latine. Tom. I, pag. ^27 e seg. Paris, 18G9.
   § 2. Gneo Nevio.
   Gneo Nevio fu un latino della Campania (1); di qual città nativo non sappiamo. Combattè a fianco dei Romani nella prima guerra punica, e nell'anno 519 (= 235 a. C.) cominciò a far rappresentare i suoi drami sul teatro. Tradusse alla maniera di Livio Andronico, ma con maggior ingegno e libertà, i drami greci, in ispecie comedie, e tentò per il primo la tragedia pretestata. Ma per le invettive, che con libertà greca non cessava di scag) are contro i primarii cittadini, si fece ner ica l'aristocrazìa romana, e fu prima gettato in carcere, poi mandato in esiglio, dove morì intorno all'anno 555 (2). Compose negi ult>rai anni della sua vita un poema sulla prima guerra punica in metro saturnio, e pel fresco e vivace indegno non meno che per l'animo libero ed altiero p acque assai al popolo romano, che ne conservò lungamente la memoria. Cicerone nel Dialogo dell'Oratore (III. 12. 45) lo non ma in compagi ia di Plauto come un modello di quella schietta e semplice latinità, che al tempo della sua giovinezza s'udiva ancora sulle labbra di qualche illustre matrona (3).
   (1) Che fosse Campano si raccoglie da Aulo Gellio (N. A. 1, 24), il quale insieme con quelli di Plauto e di Pacuvio riporta il noto epigramma di Nevio: pieno, dice egli, di superbia campana. Ed è il seguente
   Immórtalés mortàles si forét fas fière, Flerént divaé Caménae Naévium poétam; Itàque postquam dst oreìno tràditus thesauro Obliti sùnt Romai loquiér linguà latina.
   Se, dice Mommsen, egli non era cittadino romano, ma solo un latino della Campania, si capisce più presto come la polizia romana l'abbia potuto trattare tanto duramente.
   (2) Non pare che abbia , come Livio Andronico, recitati i suoi drami, giacché fu soldato nell'esercito romano. Gelilo (III, 3) scrive : « de Naevio aeeepiraus fabulas eura in carcere duas seripsisse, Hariolum et Leontem, cum oh assiduam nialediecntiam et probra in primores eivitatis, de graeeorum poetarum more dieta, in vinenla Romae a triumviris eonjectus esset. Unde post a tribunis plebis exemptus est, cum in his quas supra dixi fabulis delieta sua et petulantias dietorum, quibns multos antea laeserat, dilu-iset». Aseonio