312 LIBRO i'RIMO.
maua, mi era facile rispondere alla quistione tante volte dibattuta intorno alla sua originalità. Bastava dire, com'ho fatto, che i romani venuti dopo i greci impararono da loro in clie modo un popolo possa, volendo, avere una letteratura. E 1' ebbero più per energia di volontà che per spontaneità di natura, più per tenacità di studio che per impeto o calore d'ispirazione; e ponendo sempre la mira all'utile, che era la norma e la misura costante di tutte le loro a: oni. Perciò essi furono assai meno ideali dei greci, ma più pratici: e tal poeta latino, che si peritava d'emular Piadaro, è oggi anche per questo assai più letto e più nelle bocche e nei cuori degli uomn che il suo terribile esemplare.
Perocché gli uomini amarono sempre che al diletto si mescesse qualche ut le insegnamento. E l'insegnamento più utile che, per parte mia, desidero si ricavi dalla letteratura romana è appunto questo: che ad una volontà robusta e peri nace nessun ostacolo resiste e che i popoli, non meno de' privati < ttadini, in ogn cosa tanto possono quanto vogliono e sanno.
fjne del libro primo.