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LIBRO i'RIMO.
Quaó propinqui tér beati Martyris Tiburtn t
Ad illius àssidentes sdcrosanctum tumulum Déo gratas vigilando dùcebant excùhias Quibus ipso cùtn beotis sémet comitàntibus Mdrcellino dtque Petro mdnifeste rétulit Pér soporein, ubi sacra jdcuissent córpora Eórundem électorum, dtque simul àdmonet,
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Ut euntes dbsquts mora Illa statim aùferant, i
Et in crypta su uni prope cùrent corpus pónere.
Quaé praeceptis óbsequentes Nigram silvam àdeunt,
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Sùblatosque béatorum inde portant cineres, Et in speuu disponentes jùsso loco tumulant.
11 canto dev' t>ssere posteriore di qualche poco a Diocleziano, sotto il quale i beati Marcellino e Pietro sostennero il martirio.
Di questo passo si andò per tutto il Medio Evo, sintantoché dal senario giambico , eh' era per la sua scorrevolezza uno de' metri più comunemente adoperati, nacque insieme colla nuova poesia il verso di dieci sillabe in Francia ed il nostro endecasillabo (1). Delle arsi latine, alle quali, se la trasformazione fosse stata esatta, dovevano corrispondere altrettante sillabe accentuate, i francesi conservarono la seconda (a cui fa seguito la ceoura pentemimera) e la quinta, mercè l'accento che posero sulla quarta e sulla decima del loro verso (1); nui abbiamo conservato anche la terza arsi (a cui fa seguito la cesura efteminera) permettendo che l'accento potesse posare, oltre la decima sillaba dove è costante, a piacimento o sulla quarta o sulla sesta. Ma per ragion d'euritmia abbiam poi voluto che l'accento sulla quarta fosse regolarmente sostenuto da un accento anche sull'ottava.
Il decasillabo francese s'avvicina anche meglio al nostro endecasillabo quando finisce per e muta :
Per me si va nella città dolente — l'ai vu l'impie adoré sur la terre : —
e i nostri quando sono sdruccioli rendono il pieno numero ci sillabe del verso latino :
Phaseius ille quem videtis liospites Ait fuisse navium celerrimus. — Solca nell'onde e nell'arene sémina, E tenta i vaghi venti in rete accògliere, Chi fonda sue speranze in cor di fèmina.
Cosi son giunto alla fine di questo primo libro, il quale m'è venuto assai pi.i lungo ed ampn. che io non volessi dapprincipio. Ma la materia mi cresceva tra le mani; e sento che oggi stesso, so dovessi rifar da capo l'opera che sto per finire, avrei molte più cose da aggiungere che da levare. Del che non si meraviglierà chi
(1) Come il senario giambico passasse nell' endecasillabo italiano si vede dal canto modenese del decimo secolo che è riportalo da Muratori nelle antichità del Medio Evo (T. III. p. 70P) e può leggersi intero nei Primi due secoli della letteratura italiana d, Adolfo Bartoli, pag 9i7.
(9,) » Quand Promeihco eut formé son imàge
D'un marbré blanc fa^onné par ses mahis ».