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Storia della Letteratura Romana

Cesare Tamagni
Francesco Vallardi Milano, 1874, pagine 590

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a cura di Federico Adamoli

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   CAPITOLO VI, — QUINTA ETÀ'.
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   non barbarismi confusionem evito, situs motusque praepositionum casusque servare contemno, quia intiignuir vehementer existimo, ut verba coelestis oraculi restringam sub regulis Donati. Neque euim haec ab aliis interpretibus in scripturae sacrae auctoritate servata sunt » (1). Occupati dello verità elle avevano da insegnare o da difendere contro i vecchi ed i nuovi errori non potevano darsi pensiero delia! forma Perciò vediamo la chiesa in questi secoli canonizzare 11011 le sole persone ma anche i nomi, prendendoli e scrivendoli come li udiva pronunziare dalla plebe. Di ta modo Seoctus' diventò Sioctus (Sisto papa), Miitiades S. Melchiade e Berenice Santa Veronica, (2).
   Le invasioni barbariche ed Pregni che per essa;sorsero in Occidente recarono ali?, lingua letteraria l'ultimo e più grave colpo (quantunque anche dopo la caduta dell'impero il latino seguitasse ad essere la ngua del governo, della chiesa e sin delle leggi dei re conquistatori), ed introdussero nel dizionario tanto della bassa, quanto della volgare latinità, buon numero di voci teutoniche. Ma siccome quelle invas. mi non avvennero tutte nello stesso tempo, nè ebbero da per tutto uguale estensione 0 durata, così la miscela di voci barbare alle latine 0 1' alterazione di queste per ca-gion di quelle fu assai diversa da paese a paese. Il dizionario etimologico di Diez comprende^ tn viventi ed antiquate, cirsa 930 parole tedesche : senza contar* i numerosi derivata 0 composti ed i nomi proprii. La maggior parte di esse, circa 450, appartengono aP francese; segnatamente alla lingua d'oil ed agli alti dialetti settentrionali. Nel mezzodì la mescolanza è assai minore Al francese tien dietro l'itaJiano, che, secondo Diez, ne conta circa 140, a questo lo spagnuolo 3J il portoghese che in; erne ne possedono una c nquantira. Più netto di tutti è il valaco quantunque il territorio dovè si parla fosse prima d'ogni altro occupato da Goti, e percorse- ii seguito da altre invasioni. Ciò vuol dire che in quel tratto di paese i barbar passarono, senza farvi nai stabile dimora. Distribuite in ragione di materia la maggior parte di queste parole appartengono, com'era naturale, all'arte della guerra, moltissime alla navigazione, nor poche alle cose ed alle art domestiche. Pochissime sono le'voci astratte, grande il numero dei verbi e degli aggett' r (3). Però questa miscela se accrebbe 0 variò di qualche poco il dizionario delle lingue romane, non ne alterò in alcun punto essenziale la grammatica; che èia parte veramente propria e caratteristica di una lingua (4).
   Pertanto a comporre le lingue neo-latine entrarono in divèrso'tempo' e con diversa misura :
   1) I dialetti primitivi delle genti conquistate dai Romani.
   2) Il latino volgare con non poche voci degli scrittori latini degli'ultimi'secoli, ed alcunché eziandio del latino letterario del mediò evo ; il quale però prése dalle lingue volgari più che loro non abbia datò.-
   3) Poche voci greche (5), molte più tedesche, ed un picciolo nuraerò-'di parole portate dagJ altri popoli che insieme 0 dopo i tedeschi passarono sui paesi occidentali.
   (t) Vedi Schuchardt, Voi. I, 58. S. Agostino, che sapeva all' uopo parlare e scrivere pei dotti e per gì indotti, aveva già detto ili suoi fedeli : Non timemus ferulas grammaticorum, dum tamen ad veritatem solidam et certiorem perveniamus. E nella spiegazione d' un salmo (138, 20) si scusò di se vere osmm in luogo di os col dire: ms Um est reprehendant nos grammatici quam non im telligant populi (Bernhardy. R. L. 526. (n. 244) ).
   (2) Schuchardt, I, pag. 59.
   (3) Diez. I. 66.
   (4) Jirca 1 op nione di Max Miiller, che nella formazione delle lingue omanze volle fc.e all'In flaenza german a una parte maggiore e diversa della vera, vedi Litlrè Histoire de la langue' fran-caise. I, 49 e seg.
   (5) Diez. Gr. t. 57 e seg.