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l1bb0 primo.
sposto dalla coltura greca. Strabone dice adunque che nel primo secolo dell' èra cristiana i Cavar e gli altri abitatori delle rive del basso Rodano aveano per la più parte appresi i costumi e la lingua romana (1); e già Orazio avea confidato di trovar in quelle rive chi leggesse e mandasse a memoria 1 suoi carmi (2). Plinio il giovane si rallegra in una delle lettere clie i suoi libri fossero comprati e letti a Lione (3); e, del resto, sappiamo che Cesare aveva ripieno il senato di Galli, e Claudio aperte a tutti le vie dei pubblici onori purché sapessero il latino. Era questo per i nipoti di Vurcingetorige uno stimolo sufficiente a dimenticare il vecchio idioma de'loro padri (4).
-Fauriel credeva che sulla fine del terzo o tutt'al più al principio del quarto secolo il latino dominasse in tutte le città, fossero poi galliche o greche, del mezzogiorno ; l'autore della Grammatica storica della lingua francese dice addirittura che a contar dal primo secolo il latino avea soppiantato 1 celtico in tutta la Gallia, eccettuata l'Armorica, che oggidì ancora mantiene il suo dialetto bretone, e qualche altro punto isolato (5). Ma non mancano nè anche le prove>che tanto il celtico, quanto il greco sopravvissero qua e là ancora no' seco! posteriori. E innanzi tratto non è quasi mestieri di avvertire che l'uoo del latino dovette estendersi più tardi e più lentamente nelle Provincie settentrionali, le quali non avevano cosi facile comunicazione coi Romani come popoli stanziati a mezzodì della Loira. 1 quali ancora nel principio del quinto secolo avean fama d'essere più dotti e forbiti parlatori che non i Galli della Celtica (6). Da un luogo notissimo di Ulpiano risulta che al principiare del terzo secolo i fedecommesSi si potevano scrivere in qualunque lingua, fosse latina, greca, punica o gallicana. « Fidei commissa quocumque sermone relinqui possunt, non solum latina vel graeca, sed etiam punica vel gallicana. » Alla fine del quarto secolo S. Gerolamo trovava che i Galati avevano una propria lingua quasi uguale a quella dei Treviri, e intorno allo stesso tempo Sulpicio Severo ricorda il celtico o gallico come lingua che insieme col latino era ancora parlata nel paese: vel celtice aut, si maria, gali ice loquere. Verso la metà del secolo quinto Sidonio Apollinare trovava una squamma di lingua celtica nel parlare deUa nobiltà arvergnate, con che 1 llustre vescovo voleva per avventura significare che 1 latino di que'signori non era scevro di provincialismi. Ma certamente nella seconda metà del sesto secolo l'antica lingua non era del tutto spenta nell'Alvernia, lacchè' Gregorio di Tours se ne valse per interpretare un nome proprio. « Bracino, quod eorum (Arvernorum) lingua interpretatur urs^ catulus > (7). Ma anche queste notizie provano soltanto che in mezzo alla universale diffusione del latino qualche reliquia di lingua celtica era pure qua là sopravissuta. E ben poche sono anche nel francese odierno
(1) Fauriel, II. pag. 235.
(2) Carm. II, 20........me peritus Discet Iliber Rhodanique poter.
(3) Epist IX. Ili Scrive a Gemino, « Bibliopolas Lugduni esse non putabam, ac tanto libentius ex litteris tuis cognovi venditari libellos meos, quibus peregre mancre gra'tam quam in'uib colle-gerint ;deleclor. »
(4) Bj'achet pag. 20.
(5) Id.i pag. 19.
(6) Bonamy. Mémoires de TAcad. des inscr. XXIV. 589. « Il a dù arriver la móme- chose dans les Gaules, où 1' usage de la 'angui latine ne s'est établi que peu à peu et plus iard dans les pro-vinces d» nord, qui n'avaienl pas autant de communicalioii avec les Romains que les peuple; situés au midi de la Loire. Ces derniers unt toujours passe pour avoir un language plus poli que les Gaulois do la
(7) Biez. I 115 116.