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libro i'rimo.
corti istesse dei principi visigoti a Tolosa, dei borgondii prima e poi dei franchi a Vienna trovarono ricovero gli ultimi rappresentanti del sapore latino. E neanche nell'Africa sotto il regno de' Vandali era cancellato ogni segno della nostra coltura; cliè vi duravano ancora rinomate le scuole di Cartagine, e nella seconda metà del secolo, troviamo tra gli scrittori africani Fulgenzio grammatico e mitologo alla maniera di Marziano Capella, il teologo dello stesso nome vescovo di Ruspe, e i poeti Flavio Felice, Fiorentino e Lussorio. Altri grammatici di questo tempo sono' Cledonio e Pompeo, che commentarono l'arte di Donato ;'Consenzio, Foca e Rufino, La giurisprudenza parve avvantaggiarsi un tratto per ciò che i nuovi dominatori ebbero bisogno di ordinare i loro stati, e di accordare le leggi romane colle barbariche, la ragion giuridica col diritto della conquista Quindi le leggi romane dei visigoti e dei borgondii cavate dalle sentenze dei giureconsulti e dai codici gregoriano, ermo-geniano e tcodosiano, che era uscito nel 438 colle costituzioni dei successori di Costantino.
Così si chiudeva nell'occidente di Europa 1 quinto secolo; e tra latine di esso ed il principio del sesto l'Italia godeva trent' anni d'ordine e. di pace sotto Teodorico, il quale, vinto Odoacre, se n'era impadronito e fatto re col consenso del debole Zenone, imperatore d'Oriente. E in un colla pace parvero rinascere un tratto anche le lettere coi bei nomi di Boezio, di Ennodio e di Cassiodoro ; il quale ultimo fu insieme oratore, storico ed accorto uomo di stato. Ma il nuovo regno tentato già dall'imperatore Anastasio con segreti manegg', che furon cagione della morte di Boezio, si spezzò nelle mani dei deboli successori di Teodorico, e l'Italia dopo nuove guerre e devastazioni, che finirono di struggere ogni reliquia di coltura, cadde sotto la signoria dei Longobardi I quali avrebbero forse potuto gettarvi, come i Franchi nelle Gallie, i fondamenti di una forte monarchia, se meno vive fossero state tra noi le memorie della grandezza romana, e i Papi non avessero dovuto per la propria sicurezza impedire che divenissero padroni di tutta la penisola. Coll'armi di un re franco li vinseio, ne distrussero il regno, ed al vincitore concessero il glorioso titolo d'imperatore d'occidente. Di quel gran nome s'appagò la vanità italiana; e la storia ci dice di che sventure, ma insieme di che glorie esso fosse cagione alla patria nostra.
In questi due secoli, dal sesto all'ottavo, sci isserò cronache latine il goto Ior-danis, l'inglese Gildas e Gregorio di Tours; Venanzio Fortunato e Gregorio Magno composero inni per la Chiesa, ed Isidoro di Siviglia, ultimo de'grammatici in occidente, il libro delle origini.
E mentre sull'occidente stenuevansi ogni dì più fitte le tenebre delia barbarie e della ignoranza, a Costantinopoli continuavano gl: studj e le scuole latine, e sotto il regno di Anastasio Prisciano scriveva i diciotto libri delle istituzioni grammaticali, che sono la più vasta e compita grammatica della lingua latina. E, che importa anche più, vi fiorivano le scuole e gli studj di giurisprudenza, mercè i quali Giustiniano potò comporre il Corpus Juris, l'ultimo lavoro degno della grandezza romana. Giustiniano ebbe in mente di troncare con quest'opera le controversie tra i giureconsulti e di mpedire che i giudici quind'mnanz sentenziassero a loro posta: quest' era il pensiero del monarca, che voleva fondare il dispotismo sulla ordinata e sicura amministrazione della giustizia; ma nell'istesso tempo egli ci-salvava i tesori dell'antica giurisprudenza ed apriva ai posteri i fonte inesauribile dell'equo diritto.
§ 20. — Scadimento della lingua letteraria — Lingua e metrica volgare
— Concliiusione.
JNel capitolo precedente abbiamo veduto quale fosse lo stato della Lngua in quella che si suoi chiamare l'età di Tacito e di Quintiliano. La pronunzia, la scuttura, le forme avevano toccata la misura della possibile perfezione; pareva che nulla più rimanesse da aggiungere, e tutto fosse da conservare. Questa era almeno l'opinione