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Storia della Letteratura Romana

Cesare Tamagni
Francesco Vallardi Milano, 1874, pagine 590

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a cura di Federico Adamoli

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   libro i'rimo.
   riente e la Tracia, uno nel Sirmio per l'Illii a colla Macedonia e la Grecia, uno in Roma o Milano per l'Italia e l'Africa, uno in Treviri per l'Occidente, e spogliandoli del poter militare che conferì ad un magister peditum e ad un magister equitum. Le diocesi erano amministrate da vicarii, luogotenenti dei prefetti, le provmcie da rettori. I comandanti militali nelle provincie si chiamavano duccs o comites.
   Ed anche le cariche della corte, divenuta tutt'affatto orientale, erano distribuite tra un giusto numero d'ufflziah il preposto della sacra camera, che aveva il supremo comando del palazzo, il maestro degli uffìzii che aveva l'incombenza delle presentazioni e giudicava di tutti gli uffiziali di corte; il questore del sacro palazzo, vero segretario di stato, che curava la legislaz me, decideva intorno alle domande presentate all'imperatore e ne contrassegnava i rescritti; il eomcs sa-crarum largitionum ministro delle finanze ; il comcs rei privatele tesoriere del principe e i due comites domcsticorum capitani delle guardie del corpo. Quest sette ufficiali insieme col prefetto del pretorio, col prefetto urbano e coi propri consiglieri del principe formavano il consiglio di stato o concistoro, che veniva consultato principalmente nelle cose di legislazione. In questo modo Costantino diede un nuovo e più regolare ordinamento all'impero, lasciando che come memorie della republica sussistessero un senato nelle due capitali, per dar pareri sulla legislazione o decidere di gravi cause criminali, due consoli, pretori e questori; alle quali dignità, come s' è già visto nei primi secoli, incombeva con poca o nessuna potenza il carico di gravissime spese (1).
   Costantino non disprezzava le lettere e scrisse anche le proprie memorie, delle quali pochi frammenti ci furono salvati. È però da credere che egli considerasse la letteratura come un acconcio strumento della sua dominazione; onde accoglieva assai di buon grado le lodi che nello stile enfatico del secolo gli venivano fatte a gara dagli oratori.
   Sotto di lui continua e finisce con Flavio Yopisco Siracusano la serie degli scrittori della storia augusta, principiata nel regno di Diocleziano, I giurispent attendono a raccogliere ed a compendiare: e sono del loro numero i due ultimi giuristi di cui si trovino estratti ne' Digesti, Aurelio Arcadio Carisio ed Ermoge-niano. I grammatici, come Cominiano, scrivono libri scolastici; trattano la metrica Albino ed Asmonio ; Evanzio commenta in latino Terenzio. Più colto e più laborioso C. Mario Vittorino, mentre fa pagano, compose varie opere di retorica e di filosofia e quattro libri di met:'ca, che ci sono pervenuti; passato al Cristianesimo commentò S. Paolo e difese la ortodossia contro gli Ariani ed i Manichei. Intanto spargevansi anche in Roma le dottrine neoplatoniche della scuola d'Atene, che per alcun tempo s' avvisò di disputar il campo al cristianesimo. Contro del quale combattè coi decreti e coi presagii della astrologia anche Firmico Materno di Sicilia, e lo difese, domandando a; principi l'esterminio dell'idolatria, un altro siciliano dello stesso nome.
   Del resto i mal ed i pericoli, che affliggevano l'impero, erano si gravi, che l'ordinamento di Costantino non vi poteva fare alcun saldo riparo; tra ì successori di lui fiacchi e discordi esso rimase diviso nelle due parti d'occidente e d' orante, e solo al valore del primo Teodosio venne fatto di ri unirlo per poco anche una volta sotto una sola mano. Notevole in questo procelloso periodo è l'apostasia di Giuliano, che per breve tempo cercò di ristabilire la religione pagana, e per odio contro cristiani protesse perfino i Giudei, ai quali concesse invano di riedificare il tempio di Gerusalemme. Fu questo l'ultimo ed il maggiore sforzo della teosofìa greca contro il cristianesimo. Intanto Eutropio, Aurelio Vittore, Sesto Rufo scrivono compendj di storia, Giulio Obsequente (se pur è di questo tempo) un libro di prodigj cavato dalle storie di Tito Livio; nella Gailia continua la ricca messe degli oratori tra i quali va meritamente lodato Ausonio di Bordeaux, maestro dell'imperatore Graziano. Ilario vescovo di Poitiers combatte in istile gallicano l'arianesimo e fa commenti al vecchio ed al nuovo testamento. Composero grammatiche, compilando largamente le
   (1) Vedi Pulz. Storio Romana, pag. M, ecc.