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Storia della Letteratura Romana

Cesare Tamagni
Francesco Vallardi Milano, 1874, pagine 590

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a cura di Federico Adamoli

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   libro i'rimo.
   per dì nelle mani del più temerario o del più forte. E scomposti gii ordini dello stato, tolta la sicurezza al principe, la tranquillità ai cittadini, il regresso delle lettere seguitò sempre più rapido e cominciò ad estendersi anche alla giurisprudenza. Nella quale gli ingegni veramente originali a poco a pòco scorapajono, per far posto agli interpreti ed ai raccoglitori. Cliè tali, rispetto a Papiniano, si possono già dire Ulpiano e Paolo; quantunque siano ancora grandissimi ed intorno a loro si rannodi una bella corona di giureconsulti, quali sono ad esempio : Elio Marciano, Emilio Macro ed Erennio Modestino.
   Nell'erudizione e nella grammatica sono da menzionare Censorino e Giulio Romano; nella storia Mario Massimo, che camminando sulle orme di Svetonio forni materia e metodo ai prossimi scrittori della storia augusta. Erodiano scrisse in greco la storia del suo tempo, cioè dalla morte di Marco Aurelio al principio del regno di Gordiano III in otto libri; Dione Cassio la storia romana in 80 libri dalia fondazione di Roma fino all'anno 229 d. C.
   Di poeti non ci fu penuria, ma il sènso dell'arte era perduto al punto che nello stesso metro, cioè in dimetri giambici, Alfio Avito cantasse la storia romana e Mariano le feste lupercali. Settimio Sereno seppe negli opuscoli rurali imitare convenientemente e con grazia i metri greci, e Q. Sereno Sammonico compose in esametri ben foggiati sugli antichi modelli i suoi precetti dell'arte salutare.
   Nelle lettere cristiane, che tanto acquistano di 'vigore e di pregio quanto ne perdono le pagane, ebbe nome chiarissimo S. Cipriano, \ escovo di Cartagine, retore ed oratore esimio, e scrittore di lettere che sono importantissime per la storia del tempo. Gli esametri e più gli acrostici di Commodiano di Gaza ci porgono un primo e rilevante documento di poesia cristiana, dove la meti ica, la prosodia ed un po' anche la grammatica son messe in disparte, e il \erso corre ad orecchio seguendo assai capric ciosamente l'accento popolare.
   La seconda metà di questo secolo comincia con Vale; iano e finisce con Diocleziano (253-305); e il principio di essa fu tristissimo per l'Italia e per l'impero afflitto internamento da orribili pestilenze e minacciato od invaso dapertutto dai barbari: a ponente dai Franchi, a settentrione dagli Alemanni, ad oriente dai Goti e dai Persiani. In mano dei quali come fu caduto Valeriauo e rimase solo sul trono di Roma il debolissimo Gallieno, diciannove pretendenti si levarono contro di lui e lo scompiglio dell' impero salì al colmo. La più parte furono invero ben tosto oppressi, ma Tetrico si mantenne nella Gallia e nella Spagna, ed Odenato in Paln *ra, vinti i Persiani, governò l'Oriente come collega di Gallieno ; al quale, dopo che fu ucciso per tradimento all'assedio dì Milano, successero prima Claudio, che mori di peste, poi Aureliano. Questi vinti i Marcomanni, ricacciati nel loro paese gli Alemanni che erano scesi Ano nell'Umbria, assicurata Roma con nuove mura contro i barbari, presa e poi distrutta Palmira, dove aveva fin lì regnato Zenobia, la vedova di Odenato, meditando ridurre in suo potere tutta l'Asia minore, ricuperato l'Egitto, battuto Tetrico a Chalons ed avutolo prigioniero, meritò il soprannome di Restiiutor imperli. Lui ucciso regnarono per pochi mesi Tacito e Floriano; e morto Probo per mano dei soldati insofferenti del lavoro e della disciplina, dopo i brevissimi regni di Caro, Nuineriano, Carino, fu eletto imperatore Diocleziano. Il quale accortosi che da Roma e con un solo principe l'impero non si poteva governare e molto meno difendere, per guardare l'Oriente pose sede in Nicomedia (usando n corte tutte le cerimonie dei principi orientali) e diede l'Occidente a Massimiano, suo compagno d'anni, che risiedeva ora a Treviri, ora ad Arles, più spesso a Milano. Sì l'uno come l'altro poi, per respingere più facilmente gli assalt dei tedeschi che divenivano sempre più frequenti sul Reno e sul Danubio, adottarono un Cesare, Co-lstanxio Cloro e Galerio : e cosi tra quattro princip andò diviso l'impero.
   Alle influenze orientali della Grecia, dell'Asia e dell'Africa si mescono già, per e crescenti invasioni de'barbari, altre influenze dal settentrione. Tutti parlano e scrivono latino : il siro Commodiano come il bitinico Lattanzio, Aininiano di Antiochia come Claudiano d'Alessandria e Prisciano di Cesarea. Ma la forma non mono che la