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cliè Frontone potè colla sua autorità dar norma alle scuole di eloquenza ed essere seguitato. Ebbe molti scolari, tra i quali egli stesso nomina con particolar affetto C. Aulidio Vittorino, Servilio Silano e Postumio Festo : ed a tutti scriveva elle, come i padri riconoscono con gioja sul volto dei figliuoli i lineamenti della propria faccia, così, quando scorgeva nelle loro orazioni i vestigii della setta, il cuore gli balzava, come a Latona, in petto per 1' allegrezza (1). Da questa scuoia di gelidi pedanti si stacca ed emerge un tratto per facilità, vivezza ed originalità di dettato un altro figlio di quell'Africa, che già dava a Roma ogni maniera d'illustri personaggi, voglio dire L. Apulejo filosofo platonico, retore ed oratore. Per il suo ingegno fantastico, orgoglioso, versatile, pel suo inai gusto nello scrivere, per le sue opere in breve come per gli strani casi della sua vita egli è il più singolare uomo del secolo, e quello che per avventura ne ritrae più fedelmente l'imagine.
I maggiori storici sono ancora greci: Appiano ed Arriano; latinamente scrisse L. Ampelio il suo libro memoriale, che è un sunto di notizie d'astronomia, di geografia, di storia; e forse (perchè l'età di questo storico è molto dubbia) Granio Li-ciniano compose quel suo compendio di storia republicana, pieno di novellette e di miracoli, di cui non sono molti anni furon trovati i frammenti in un palimsesto egiziano del Museo di Londra. Di grammatica scrisse in greco Apollonio Discolo, in latino Sulpicio Apollinare ; il maestro di quell'Aulo Gellio, che nelle Notti Attiche ci mostrò quale e quanta fosse la erudita curiosila di questo tempo, é di che quisquiglie potessero occuparsi i migliori ingegni di Roma, mentre imperatori e soldati respingevano a gran stento i barbari dai confini dell'impero, desolato per giunta dalla fame e dalla pestilenza.
La filosofia salì sul trono con Marco Aurelio ; i Ricordi del quale, oltre di rivelarci « la vita intima, con tutte le sue debolezze, di una delle più grandi e forti e sante anime che abbiano mai vivificato un corpo umano, d'un uomo il quale tenne il più alto grado della potenza e della grandezza umana (2) »e di fornirci perciò utilissimi ammaestramenti rispetto alla cognizione generale dell'uomo, ci danno anche una giusta idea dello stoicismo, qual'era professato e praticato in questo secolo. Giacché dell'antico sistema restava ormai la sola parte morale: una specie di saggezza comune, a cui gli uomini per vivere onesti, dovessero conformare i pensieri e le opere.
Era, come dice ancora 1' autore di quelle parole che sopra ho riferite , « una nuova filosofia stoica, meno speculativa, meno rigorosamente scientifica, ma più pratica dell'antica, che il lento e naturale progresso dell'umana ragione , 1' azione latente della civiltà e l'eclettismo di Epitteto aveano profondamente modificata ». E a queste cause si può, per ques i tempi, fors* anche aggiungere il più giusto e mite governo degli mperatori, che tolse alia filosofia il triste uffici di preparare e di incoraggiare gli uomini al violento sacrifizio della vita. Senza che nulla perdesse delia sua severità ella fu meno atroce, perchè gli anim erano più riposati e le menti, fosse proposito o spensieratezza, più calme e seiene.
E a giudicarne dai frutti dobbiamo dire che, essendosi fatta meno rigida e difficile , fu anche più utile all' uman genere dell' antico stoicismo, perocché più che L'aspro coragg ) della morte lodò e fece con nobili esempi amare dagli uomini l'innocenza o la santità delia vita. Giunio Rustico che primo ridusse Marco Aurelio dall' arida retorica di Frontone alla filosofia, donandogli i comrnentarii di Epitteto, fu uomo onoratissimo ; e la vita di Marco Aurelio, chi la cerchi liei suoi Ricordi o la consideri nella storia, è una pratica continua e severa delle più sante virtù. Resse
(t) (Fronto p. 95) « Ut parentes cura in vultu iiberuni oris sui hniaraenta dinoscunt, ita ego cum in orationibus vestris vestigia nostrae sectae aniinadverto yiyyS-s Ss vphx Avjtw. me s cairn verbi? esprimere vim mei gaudii nequeo. »
(2) Son parole di G. I'icchioni che finì e publicò la bella traduzione dei Ricordi di Marco Aurelio di Luigi Ornato; e si possono leggere a pag. XXXIV della prefazione nella piccola edizione di Barbera AI mio venerato amico e preside chiedo licenza di valermene questa ed altre volie.