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Storia della Letteratura Romana

Cesare Tamagni
Francesco Vallardi Milano, 1874, pagine 590

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a cura di Federico Adamoli

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   i i'
   capitolo vi. — quinta età'. 273
   farcene un concetto quant' è pos^-bile chiaro ed adeguato nella brevità clie ci siamo imposta bisognerà seguirne rapidamente la storia di secolo in secolo.
   Nel secondo secolo dell'impero (che è il primo di questa età) si distinguono comodamente tre periodi, che sono :
   1.° Il tempo di Adriano, dal 117 al 138,
   2.° Il tempo detto comunemente dei buoni Antonini, dal 138 al 180.
   3.° Il tempo di Comraodo Ano a Settimio Severo : dal 180 al 211.
   Adriano, se è fedele il ritratto che ne fa il suo biografo, riuniva in se le più opposte qualità che un uomo possa avere. Perocché eg] era insieme severo ed allegro., affaMe e grave, capriccioso ed indugiante, tenace e liberale, finto e veritiero, crudele e clemente, e n ogni cosa vario sempre e volubile (1). D'ogni sapere amantissimo ne protesse, onorò ed arricchì i maestri, tra i quali gli furono famigliaris-sirri i filosofi Eliodoro ed Epitteto, ma più di tutti il retore Favorino. Quantunque per l'umor suo mordace e vanitoso (chè di gloria era sopratutto avidissimo e volea esser tenuto più dotto di tutti i professori che gli facevano corona) ben di solente gli accadesse di deriderli, di sprezzarli e di calpestarli. Quindi sotto di lui le lettere o prosperarono o patirono a seconda de' suoi capricci : solamente è da avvertire che questo suo irrequieto amore degli studj fu pur principio di alcune utili istituzioni; ad esempio, dell'Ateneo. Fu egli stesso oratore e poeta, ma per mero diletto, e, secondo un gusto che dopo di lui doveva per poco diventar comune, preferiva i più antichi scrittori ai più recenti : Catone a Cicerone, Ennio a Virgilio, Celio Antipatro a Sallustio e cosi via.
   Composero storie in latino Svetonio Tranquillo, che per l'ampiezza e varietà della dottrina ricordò un istante Varrone, l'epitomista Giulio Floro e Giustino : gli ultimi sci'ttori che rammentino ancora la scuola di Qi^ntiliano; in greco Plutarco. I retori più insigni come Polemone, Dionisio di Mileto, Favorino ed altri scrissero in greco: e greci furono i filosofi, esempio ancora Plutarco. Medico rinomato fu Celio Aureliano; poeti di grido nessuno.
   Per tutto il periodo che segue domina la scuola di Frontone, l'onesto amico e maestro di Marc' Aurelio, che cogli insegnamenti e cogli esemp tentò di ricondurre i Romani al culto dell'antica letteratura. E in un tempo di tanto amore per la erudizione e la grammatica, che se ne discorreva per le Ine, per le piazze, sotto i portici, e in ogni ritrovo di colte persone quasi non si parlava d'altro (2), un siffatto tentativo non poteva parere tanto irragionevole e vano, come pare a ne ; sic-
   (1) Sparziano, vita di Adriano, l'I, ecc.: « Fuit poematum et literarum nimium (od omniura ?) studiosissima, arithmeticae,georaetriae,picturae peritissinms .... idem armorum peritissiinus et iei militaris scientissimus gladiatoria quoque arma tractavit. Idem, severus laetus, comis gravis, lascirus cunctator, tonai liberalis, simulator verus, saevus clemens et semper in omnibus var. ìs, « 18. « Amicos di-tavit et quidem non petentes, curii petentibus niliil negarci. Idem taraen facile de amicis quidquid insusurrabatur audivit, atque ideo prope cunctos vel amicìssìmos vei eos quos sunimis honoribus evexit postea ut hostium loco Iiabuit ... Et quamvis esset oratione et versu promptissimus et in omnibus artibus pcritissimus, tamen prolessorcs omnium artium semper ut doctior risii, contempsit, obtrivit. Cum his ipsis professoribus et philosoylus libris vel carrniuibus irivicem editis saepe cei-tavit. » Ma guai a chi non mostrasse di cedergli. E ben diede segno di prudenza e di spirito Favorino, quando in una di queste gare ripreso da Adriano per l'uso di non so qua! vocabolo non disse motto, ed agli amici, che ne lo biasimavano, rispose fra le risa di tutti « non recto suadetis, fainiliares, qui non patimiiii me illu.m doctiorem omnibus credere qui habet ti'i^ nia legiones. «
   (2) Gellio. XIX, 13, 1: « Stabant forte una in vestibolo palati! fabulantes Pronto, Cornelius et Festus Postumius et Apollinaris Sulnicius, atque ego ibi adsistens cum quibusdam aliis sernioncs eorum ques de literarum disciplinis liabebaiit curiosius caplabam.« XVIII, 4,l:«InSandalario forte apud librar ios fuimus, cum ibi irfl multorum hominum coetu Apollinaris Sulpicias jactatorem quempiam Sallustianae dictionis inrisit inlusitque. A E curiosissima ò la discussione che a proposito delle spese per la costruzione di un bagno sorge intorno al letto di Frontone sulla voce praeterpropter. XX, 10,1. ecc.
   Tamagni. Letteratura Romano, 35