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libro i'rimo.
Quindi la varietà degli stili è anche maggiore che non nel secolo passato, quando almeno tutti i grandi scrittori formavano come una sola scuola ed obbedivano a norme comuni d'ordine, di proprietà, d'armonia; oggi ciascheduno, per poco che l'ingegno e lo studio l'aiutino, può farsi liberamente una propria maniera. Una volta rotta la tradizione ciceroniana , che Quintiliano e Plinio tentarono invano di riannodare, tutti, e più se sono grandi, seguitano scrivendo l'indole propria, e, poco curandosi delle regole, danno alla manifestazione dei proprii pensieri quel giro e quelle forme che a loro pajono più belle ed efficaci (1). E se l'ingegno di chi scrive è potente ne nascono opere di così portentosa bellezza come le storie di Tacito : lo stile delle quali però si ammira e non si imita, mentre non fu difficile anche in altri tempi d'imitare la magniloquenza di Cicerone e la serrata ma regolare brevità di Sallustio.
castra placuit; licnorificum id militibus fore, quorum favoremut largiliom et ambitu male adqiiiri (in sintassi comune adquiratur), ita per bonas artes haud spernendum. »
Un sogno (non perù nuovissimo) della tendenza a sciogliere i legamenti del periodo è da vedere nell'uso di scambiare una proposizione relativa attributiva con una semplice apposizione. L'esempio fu dato da Cicerone, nel quale spessissimo si incontrano apposizioni di questa fatta : reni non clif-fìcilem, rem diflicilem, rem omnium difficillimam, rette ancora dal verbo dulia preposizione principale. E lo seguì Tacito, esprimendo colla apposizione non più retta dal verbo principale l'effetto o lo scopo dell'azione, Ann. 1. 49. Truces animos cupido involai eundi in hostern, piaciilnm furoris. 1. 74. Marcellum (Crispmus) insimulabat sinistros de Tiberio scrmones habuisse: inevitabile crimen, cum ex moriuus principis foedissima quaeque deligeret accnsator objcctaretque reo,
(1) Di qui però il vantaggio di un fraseggiare più ricco e vario che non fosse l'antico. Basti questa sola prova, che mentre i classici d'uno che si fosse dato spontaneamente la morte dicevano solitamente mortem sibi conscivit, e non altro, Tacito, che non voleva tediare i lettori colla continua ripetizione d'una stessa frase, la variò e diede ad altri modo di variarla all' infinito, dicendo : se in-terfìcere, vitam finire, se vita privare, vim sibi offerre, vim vilae -suae afferre, vitarn relinquerc, sua marni cadere, suo ictu mortem invenire, voluntario exìtu cadere, mortem sponte sumere, exitum sumere, finem vitae sibi ponevo, voluntate extincjui, ferro incumbero, vitam veneno finire, mortem in se festinare, so ipsnm gladio transigere. E la frase classica mortem sibi consciscere è per l'appunto la meno usata. (Vedi ancora Draeger nell'opera citata.)