capitolo vI. — quINTa età'. 269
sia amore di varietà, sia noja delle vecchie regole, di quella giusta collocazione e connessione delle proposizioni, che tanto s'ammirava negli antichi, ben pochi si curano, e l'ampia quanto vigorosa compagine del perìodo latino a poco a poco si scioglie. Si scrive più rapido e spigliato, ma meno chiaro; perchè le particelle, che sono gli arti della lingua, si usano più raramente, e non ajutano il lettore a vedere i legami, a intendere i trapassi, a percepire le più sottili sfumature dei pemiei.. E l'unità dell'antico periodo, ch'era insieme logica, grammaticale ed artistica, rompendosi in brevi proposizioni separate e sconnesse, cessa anche il bisogno di quelle sottMi distinzioni nel valore e nell'uso dei tempi e dei modi che sono il pernio della sintassi classica (1). Ma questo cambiamento, per quanto potesse parer nocivo al rigore delle menti ed alla severità degli studi, e menasse a certo sfacelo la lingua, era pure inevitab /e. Pochi erano, anche nell'età d\ Quintiliano, coloro i quali vergando carte non avessero in mente il comodo ricordo di Seneca: «che lo studioso deve innanzi tut co guardare alle cose c per esse parlare, e lasciar ad esse la scelta delle parole e di condurre il discorso come e dove vogliano » (2).
Così la sintassi a poco a poco si scompiglia, e diventa capricciosa e contorta : alle giuste correlazioni d'altra volta succedono gli affettati contrapposti, s'alTollaiio gli asindeti, le concordanze a senso, e tutto il discorso prende aspetto d' una aggregazione di voci e frasi più accostate che connesse (3).
(1) Oltre i già mentovati è'da vedere Bonnell in fine della sua bella prerazione al libro X di Quintiliano.
(2) De tranq. animi 1, 13, « In studiis puto mehercules mctius esse res ipsas intueri et harum causa loqui, ceterum vevba rebus permittere, ut, qua duxerint, bac inelaborata scqnaiur oratio. »
(3) Per studio d'imitare i poeti e per desiderio di novità gli scrittori di questo secolo fanno assai più degli antichi largo uso di grecismi. Fra i quali, per non scrivere qui, che sarebbe fuor di luogo, un capitolo di sintassi, mi basterà ricordare:
a) L'uso del così detto accusativo di relazione cogli aggettivi e coi parlicipii ; come : nudae brachici ac lacertos (Germ. 17), frontem tergaqiie ac latiis 'luti (H. 4, 20\ È però raro nei prosatori di questa età: fusa più di tutti e con molta affettazione Apulejo; Quintiliano e Giustino se ne astennero
b) L'accusativo oggetto di un verbo neutro o deponente, quali sono : verbi esprimenti affetto ; i verbi fungor, potior, vsscor; i verbi composti con una preposizione, i quali ordinariamente domandano il caso dativo oppure un altro caso colla preposizione.
e) L'accusativo oggetto di un verbo medio o passivo. E quest' uso introdotto da Virgilio nella lingua poetica fu da Livio assunto nella prosa. Lo seguirono, oltre Tacito, Vellejo, Seneca, Curzio, Petronio, Svetonio, Floro, Apulejo; ma di raro, e quasi solamente coi parlicipii indutus ed exutus.
Virg. En. II, 2,75. exuvias indutus Achilli, Eglog. 5,106 inscripli nomina regum____fores, Livio
27, 37. lonqam inclucae western. Tacit. Ilist. 2, 20. bracas indutus; 5. 74. aramque posuit casus suos in marmore expressam. Valerio Fiacco. Arg. 1, casus tuos expressa arma geris.
ci) Il così detto Dativo assoluto clic manca affatto in Cicerone ed in Sallustio : in universum aestimanti, vere reputantibus, tempora reputantibus. Cesare l'adopera per dinotare la posizione di luogo; e dopo di lui Livio spessissimo.
e) Il genitivo che suol dirsi di relazione e tiene le voci di un ablativo che potrebbe dirsi di luogo : incertus animi, ambiguws constili, modicus voluptatum, ferox scelerum, atrox odii, procax otii. Tacito ne usa più di tutti.
f) L'infinito con est, come: est videre, erat conjectare; e coi verbi che dinotano permissione, desiderio, cura, sforzo, ammonimenio, precetto e simili, i quali nella sintassi classica si uniscono con ut ed il congiuntivo; ad esempio: cupido erat insistete (come in Virgilio amor cognoscere), meruisti amari, impalit ire (Virg. imputerai foedare), suadet adcjredi, praecepit circumvehi ecc.
g) L'accusativo coll'inliinto in proposizioni modali ed ipotetiche nel discorso indiretto, invece del nominativo co! congiuntivo. Per le proposizioni di modo ne avean già dato l'esempio Cicerone (prò Cluentio 49, 158) e Livio 2, 13, 8. ai quali si conforma questo di Tacito (Hist. I. 17. 5). « Ili in