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Storia della Letteratura Romana

Cesare Tamagni
Francesco Vallardi Milano, 1874, pagine 590

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a cura di Federico Adamoli

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   capitolo vI. — quINTa età'.
   267
   6) Che si fece maggior uso del singolare collettivo iti vece del plurale, massime da Tacito ; e per converso si usarono spessissimo ì plurali di nonn astratti, che dinotassero fatti naturali, ovvero qualità ed affetti dell'animo (1).
   7) CI'e i nomi astratti prendono via via la mano ai concreti, per la tendenza del secolo ad esprimere le qualità, le condizioni, gli atti delle pers one piuttosto che le persone stesse. L'attributo prende nell' espressione a poco a poco il posto del soggetto (2).
   E allo stesso modo Tacito ha usato incautus,nescius,volens, formiclolosus, credulus, ecc. — 5. Indi-vicluus in Cicerone (aroy.os) vale che non si può dividere, indivìdua corvora : Tacito l'ha detto di chi non si stacca dalla tua persona, di un compagno indivisibile. Ann. 6. 10. Rhodum sediti (Tiberium) et Capreas individui. — 8. Metus è preso da Tacilo in senso attivo, dove dice di Agricola : nihil metus in vulta : il suo volto non incuteva paura. — 7. Pignora per di re i congiunti n Quintiliano, Plinio e Tacito. — 8. Sponte (abl dell'inusitato spons) s'adopera non soltanto di per sè o congiuntamente coi pronomi mea, tua, sua, ma si costruisce eziandio col genitivo, dicendosi da Tacito sponte principis, sponte praefecti, da Plinio il vaccino spante naturae, dove i classici dicevano voluti tate in-colentium (Liv. &SL. 07), vo1 untate civitatum (Caes. B. C. 5. B8).—fi. Stadere da sè; nelle scuole vuol dire studiare retorica. Dial. degli Orat. 5K. juvenibus in media luce studentibus. Anche preso da solo nell'età classica vuol dir parteggiare. Sali. Catil. 51. neque stadere ncque odisse, sed minume irasci decet, — 10. Usurpare dal primo senso di usare è passato a quello, che ora ha tra noi, di usurpare, ossia di usare di cosa che non ci appartiene: Colui che usurpa in terra il loco mio. Svetonio nella vita di Claudio (23) disse di questo principe: Civitatem romanam usurpanìes securi percussif, e Tacito (Ann. 5. 50) falso usurpare. Livio 53. fl-0. aveva già scritto: Plnlippum usurpando aliena possedisse. — 11. Ulerus una volta è preso da Tacito per l'ateo della nave.
   Del resto, oltre i summentovati, molti nuovi vocaboli furon coniati m questa e nelle età successive ; e Tacito i ì (specie usò largamente della facoltà che Orazio aveva concesso agli scrittori. Onde frequentissimi sona in lui gli idiotismi; come ad esempio: auraria = aurifodina (Ann. G. 19), cen-turionatus — la elezione de' centurioni; crupellarii, specie di gladiatori Edui, diffugium (Hist. 1. 59), expetibilis, infensare, indispositus, inturbidus, histrionalis, literaturu graeca, per dire l'alfabeto greco, praecolere = praeferre, praegracilis, praerigere, ecc. professorius (promissoria lingua), su-stentaculum.
   Voci di quesio secolo, ma comuni a tutti od alla più parte degli scrittori, sono, per dirne poche : excrescere, exle?uporalis, exundare, favorabilis (= gì atiosus), fraternitas, homieidium, honorus, imagi-nari, ir.iaginatio, indubius, inevitabilis, inquietare, plenitas,praeminere, professor, proganer, reverenter, sanguinans, sanguinarius, substantia (— copia), supergredi (== superare^, traditor (= proditor), untforniis.
   Mutarono senso a poco a poco anche le preposizioni, gli avverbii, le congiunzioni; onde adirne = etiam tum, interim = interdmn, circa — de, licet = eisi, quoque = etiam anche nelle gradazioni; quatenus == quouiam, ecc. ecc.
   (d) Miles, eques {== equites, ottani de iis qui non ex equis pugnant, sed ordinis equesiris sunt) veteranus, covinarius, ecc. Ed al contrario: frigora, aestus, metus, odia, irae, audaciae, praviìates. simulationes. Dal che non mancano però esempii nei classici, e già in Cicerone abbondano.
   (V L'uso degli astratti rispondeva in primo luogo al bisogno sentito già nell'età classica di colmare il difetto di vocabol proprii, poi aduna tendenza la quale si manifesta in ogni popolo, quando insieme colla letteratura decadono anche le lingue perdendo la precisione e la evidenza.
   Più sopra vedemmo (pag. 21M 2 li») alcuni de' modi tenuti dagli scrittori classici per supplire alla mancanza d' vocaboli e notammo, fra gli altri, che facevan Uoo delle proposizioni relative per circoscrivere un nome od un aggettivo, e in luogo del sostantivo astratto dinotante un' azione ponevano un participio passivo che qualificasse la persona o cosa che l'aveva patita. Con quell'use si poneva il fatto al posto dell' idea, il concreto in luogo dell' astratto. L' uso contrario, del quale qui ora si parla, non fu già fin d'allora meno diffuso, anche quando non ve n' era stretto bisogno. E gli astratti diedero il cambio ai concreti in più maniere:
   1. Si surrogarono concetti e nomi astratti a concetti e nomi concreti dello stesso ordine: e si disse-legatio, adi ocatio, jonjuratic, vicinitas per vicini, conjurati, advocati, legati ; seditio, adulescentia per seditiosi, adulescent.es ; nobilitates per personaggi insigni (les notabilités): ma forse nessuno andò