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libro i'rimo.
rano, Rubeilio Plauto, Elvidio Prisco e, come vedremo più in là, i poeti Persio e Lucano.
Di questo fervore di studii filosofici e sopratutto della dottrina stoica si giovò molto la giurisprudenza, nella quale ebbero chiaro nome da Tiberio a Domiziano i Sabiniani Masurio Sabino, C. Cassio Longino, Celio Sabino, ed i Procoliani M. Coccejo Nerva, Procolo e Pegaso; e sotto il regno di Trajano, clic fu nel secolo il momento più splendido dell'arte, fiorirono gli ultimi Procoliani Nerazio Prisco e Gìovenzio Celso, e dalla parte dei Sabiniani Giavoleno Prisco, Tizio Aristone, Minicio
Con tutti gli stenti, che, al dir di Giovenale, soffrivano, il numero dei grammatici è grande in questo secolo ; nè poteva essere altrimenti per l'aumentar continuo delle scuole e per la cresciuta importanza della disciplina, sulla quale, secondo il celebre detto di Quintiliano, come sopra solido fondamento posava l'edifizio di tutta l'eloquenza.
E sotto Tiberio furono degni di memoria Giulio Modesto, M. Pomponio Marcello, l'ingegnoso ma vano e dissoluto Q. Renimi o Palemone di Vicenza; sotto 1 successori di lui, un de' quali, Claudio, volle essere grammatico ed inventore di tre lettere dell'alfabeto, meritano particolar menzione Q. Asconio Pediano, felice glossatore di Cicerone e purgato scrittore, M. Valerio Probo, che l'arte critica alessandrina adoperò intorno ai testi degli antichi poeti,di Lucrezio, di Virgilio e di Orazio; sotto Trajano fiorirono Flavio Capro, Urbano e Velio Longo. E forse di questo tempo sono anche Cesellio Vindice e Cloazio Vero.
Per la storia letteraria di questo secolo sono utilissime le epistole di Plir .0 : scritte non come quelle di Cicerone pei soli famigliari ed amici, ma per tutti e principalmente per . posteri, dai quali sperava pei suoi studj, che veramente non furono leggieri, e per le sue opere il premio graditissimo della immortalità. Esse sono un chiaro e sincero documento della vita, dei costumi, delle opere di quasi tutti i valenti uomini che ira questa età adoperarono l'ingegno in prò della patiia 0 l'applicarono al culto delle lettere e delle scienze ; ed insieme contengono sulle condizioni di Roma e dell' impero le opinioni di un uomo, che le riguardò con occhio più sereno e le giudicò con animo più lieto e tranquillo di altri suoi contemporane:. In questo rispetto esse sono per molta parte il rovescio delle storie di Tacito, e contrastano manifestamente colla dipintura che delle miserie delle lettere e dei letterati ci fa Giovenale nella satira settima. Il vero è che egli ricco, colto, generoso, circondato da una bella schiera di discepoli, d'ammiratori, d'amici, dapertutto incontrava sui suoi passi l'amore e la lode, sicché ogni cosa lo portava a dir bene del presente ed a bene sperare dell' avvenire. Egli amava gli studj d'ogni maniera con grande ardore , con consigli ed anche con lauti donativi ne procurava dapertutto la diffusione e l'incremento; e fin anche quel suo desiderio intenso ed inestinguibile di gloria conferiva a farne un perfetto modello di letterato e di gentiluomo.
Dalle lettere passando alle scienze (e più sopra abbiamo visto quali circostanze concorressero a favorirle) Cornelio Celso, che già nominammo tra gli stoici, trattò insieme d'economia rurale, di medicina e di guerra, Pomponio Mela compose ni tre libri de chorographia una ordinata e copiosa descrizione del mondo antico, Columella scrisse dodici libri de re rustica ; e Plinio il vecchio, che fu l'uomo più laborioso e lo scrittore più vario e fecondo del secolo, raccolse in 37 libri di Storia naturale tutto quel che a' suoi tempi si sapeva di scienze naturali e delle loro applicazioni alla vita ed alle arti. Tra gli scrittori gromatici si ricordano Frontino, che dettò anche intorno all'arte della guerra, Igino, Siculo Fiacco ed altr. pochi.
Così a malgrado della durezza dei tempi le lettere romane poterono ornarsi d'un bel numero di prosatori; nè minore, benché forse non ugualmente illustre, fu la schiera dei poeti.
E a dir vero, dopo la morte di Augusto la loro condizione si era peggiorata di molto : essi avevano cessato d'essere una classe cospicua nello stato, e sotto i successori di lui non ebbero da compiere alcun publico ufficio di popolare educazione, nè furon più banditori e ministri degli alti voleri del principe. Che anzi durante i regni