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fondamente corrotte domina ogni altro affetto, di ben più gravi scelleratezze e di maggiori lutti erano cagione l'avarizia e l'ambizione. Taccio dei cacciatori di testamenti, dei mariti che vendevano l'onore delle proprie dotine per succedere nell'eredità dell'adultero, che sono ancora colpe o vergogne private; ma era un delitto ed un danno publico gravissimo la delazione, che perseguitava il cittadino lin nel segreto delle domestiche pareti. Terribile stromento di tirannide, e per chi non si vergognasse d'esercitarlo copiosa sorgente d'onori e di ricchezze, essa aveva, nei tempi in cui infierì maggiormente, rotta ogni fede tra i cittadini, ed empita ogni casa, ogni privato e publico ritrovo di sospetti e di paure. L'amico diffidava dell'amico, il padrone del servo, il padre del figliuolo, e bene spesso 1' unico modo di sfuggire all' accusa era quello di farsi accusatore. E piti esposti ai pericoli erano naturalmente quelli che colle ricchezze o colla virtù più stimolavano l'avidità, l'odio o la gelosia del principe e de' delatori. Fra i quali se molti eran saliti in alto di basso luogo, ammassando colle spoglie de'rei enormi dovizie, non mancavano illustri nomi di senatori che per la sicurezza propria, o per viltà, o come vinti dall'universale contacio si facessero autori di accuse palesi o di occulte delazioni. « Quod maxime exitiàbile, scrive Tacito del regno di Tiberio, tulere illa tempora, curnpri-mores senatus infimasi etiam de lat ione s exercerent, alti propalam, multi per occul-tum; neque diseerneres alienos a conjunctis, amieos ab ignotis, quid repens aut vetusta te obscurum: perinde in foro, in convivio, quaqua de re locuti incusàbantur, ut quis prcevenire et reum destinare properat, pars ad subsidium sui.plures in-fecti quasi valitudine et contactu» (1). E in questa mala compagnia la storia delle lettere romane deve pur mettere, come vedremo, qualche valente oratore ed un non ignobile poeta. Pareva anzi ai più che questo fosse , se non il solo, il più facile modo che ancora s' avesse d' acquistare coll'arte della parola ricchezze, dignità e potere (2).
Fra una gente così male costumata non era da aspettare che i figliuoli crescessero migliori dei padri, nè che le famiglie si prendessero cura d'allevare al bene le nascenti generazioni. L'educazione che a Roma era sempre stata considerata come un diritto ed un obbligo dei soli genitori, in cui lo stato non avesse nulla da vedere, doveva di necessità peggiorare, man mano che la moralità domestica si scostava dall'antico rigore. Dovevano i figliuoli essere educati così come i loro padri vivevano; e in casa e fuori, nella custodia del pedagogo, come sui banchi delle scuole, apprendere ad amar per tempo que'Vizii, che adulti avrebbero alla loro volta praticati. E con questi tratti ci è veramente dipinta dall autore dei Dialogo degli Oratori, il quale dopo che con eloquenti parole ebbe, lodata la pietosa cura delle antiche madri per la loro prole, cosi continua:. « Oggidì come il figliuolo è nato si raccomanda ad una schiava greca, ed uno o due schiavi vilissimi e buoni a nulla, ì quali di loro favole ed errori subitamente imbevono quegli animi teneri ed inesperti. Niuno di tutta la casa guarda quel chesi dica o faccia presente il padroncino; nè gli stessi genitori gli avvezzano a bontà o modestia, ma a garrulità, e
(1) Annali VI, 7. E non diversamente Seneca (De Ben. ili, 20): «Sub Tiberio Caesare fuit ac-cusandi frequens et paene publica rabies, quae omni civili bello gravns togatam civitatem confecit : excipiebatur cbrioruin sermo, siinplicitas jocanlium, mhil erat tutuin, onims saeviendi placebat oc-casio, nec jam reorum expectabatur evenlus, cum esset unus.» Dopo Tiberio e Nerone il regno più infame pei delatori fu quello di Domiziano. Quindici anni di mortale silenzio ; nei quali, al dir di Tacito, gli uomini avrebbero insieme colla voce perdula anche la memoria; si tam in nostra potevate esset oblivisei quam tacere (Vita d'Agricola, 2).
(2) Ancora secondo Tacito il primo a dare l'esempio d'arriechi'.'c fu Crispino, di cui ecco il ritratto che s'attaglia a tutti i delatori di quel tempo: « Crispinus.... formaui vitse iniit, quam postea celebrali miseriaì tenipoium et audacia; hoininum fecerunt, Nani egens, iguotus, inquies, dum oc-cultis libellis sajvitìpe principis adrepit, inox clarissimo cinque pericuiuin facessit; potcntiam apud unum, odiuin apud omnis adeptus, dedit exemplum, quod scatti e.\ pauperibus divites, ex contemptis inetuendi, perniciem aliis ac postremuni sibi invenere. » (Ann. 1. 7/,).