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LIBRO i'RIMO.
mentre questi dovevano distribuire i piedi dentro al verso con si esatta misura che nemmeno una sillaba vi mancasse o vi crescesse, agli oratori era lasciata ogni libertà di variare a loro posta la qualità e 1' ordine dei ritmi ; di stringere o di allentare a talento il corso dell'orazione. Gli è in questo senso che a petto della poesia la prosa, anche quella degli oratori, chiamavasi ovatto soluta (1).
Se non che quest' armonia del periodo che gli oratori latini, e Cicerone più di tutti, ottenevano con tanto studio, non mirava, com' altri potrebbe credere, soltanto a solleticare l'orecchio, perocché fosse l'opera d'un sottile ed artificiosissimo lavoro della mente, che essa copriva e col quale s'era intimamente compenetrata. L'armonia delle parole non era che il riflesso d'un'uguale armonia di pensieri, giacché, grazie alla duttilità della lingua ed alla forte immaginativa degli scrittori , tutte le idee accessorie d'un periodo potevano comodamente subordinarsi a quella qualsiasi idea che all'autore fosse piaciuto di affacciare come principale, ed essere perciò raccolte e come fuse in una forma ben compatta e precisa.
0 si scompigliava per amor del ritmo e dell'associazione fantastica dei concetti (mercè della quale un concetto vien collocato in quel posto dove si vuole che abbia a fare una più forte impressione su chi legge od ascolta.) l'ordine logico del discorso, e s'aveva l'effetto di rappresentare in una unità formale e plastica ciò che era logicamente diverso, oppure si manteneva 1' ordine e la proporzionata dipendenza dei pensieri per raffigurare le cose come sogliono veramente accadere, e si veniva a raccogliere in una unità logica ciò che era formalmente separato. Ma tanto nell' un caso quanto nell' altro appariva sempre evidente la tendenza degli scrittori latini di fondere in uno gli elementi del periodo (2).
(1) De Or., Ili, li 8,184: « Liberior est oratio, et piane, ut dicitur, sic est vere soluta, non ut fu-giaì tamen aut erret, sed ut sine vinculis sibi ipsa moderetur. »
1^2) Se si traila, dice Niigelsbach (Lat. Stil. pag. 418, 3.a ed.), di congiungere in tedesco una sola proposizione secondaria con una principale, son possibili tre forme:
1. Clic la proposizione secondaria preceda la principale.
2. Che la proposizione principale sia inserita nella proposizione secondaria.
3. Che la proposizione secondaria segua la proposizione principale.
¦ rappresenta la prima forma con a : A, la seconda con A (a) A, la terza con A[a. Poi aggiunge: ma i Latini ed i Greci hanno una quarta forma, cioè possono inserire la proporzione principale nella secondaria, a (A) a, e dire per esempio: Ilaec res me tuo ne fiat, tovto S13oiv.x p.vi y-V/jr Lt. E se fosse stato del caso avrebbe ai Latini ed ai Greci potuto aggiungere anche gli Italiani, i quali possono pur dire: questa cosa io temo non avvenga.
Ma il vero è che di questa forma i Latini fanno grande uso, e se ne giovano moltissimo per porre in evidenza quel nome o concetto che a loro piaccia della proposizione secondaria. E l'adoperano alle volte in un modo, che anche per noi è impossibile, come quando cominciano il periodo coll'og-getlo della proposizione secondaria, e dicono, p. e., Ciceronein tantum abest ut reprehendam, ut, ecc. Così essi turbando l'ordine materiale e logico delle idee compongono una forte unità grammaticale, e fanno delle due proposizioni come un lutto inseparabile.
Se si tratta invece, con'inua il nostro autore (pag. 421), di unire due proposizioni fi a loro coordinate con una proposizione principale (a, h con A), in tedesco sono possibili quattro forme:
\. a : A/6. Quando iu ritorni, io ti darò voloniieri il libro, se tu lo desideri. (E questa, se non erro, è la sola forma possibile in francese: quand vous serez de retour, je vous donnerai le livre volontiers, si vous le desir« z.)
2 « : A (6) A. Quando tu ritorni, io ti darò voloniieri, se tu lo desideri, il libro.
5. A (a) Ajb. Io ti darò voloniieri, quando tu ritorni, il libro, se tu lo desideri.
ft. A («) A (b) A. Io, quando tu ritorni, ti darò coloalieri, se tu lo desideri, il libro.
Ma il latino ed il greco hanno una quinta forma, che consiste nel far precedere le due condizionali coordinate alla principale, in questo modo: a : (b ; A.) Ubi redieris, si postulabis librum, daho tibi lubens.
Che. significa questa combinazione? Evidentemente, clic le due condizionali sono coordinate l'una