capitolo iv. — terza età1.
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Altro genere di poesia tolto interamente dagli Alessandrini, fu H idillio . il quale di per sè, come rappresentazione ideale e tutta fittizia della vita campestre, non piacque mai gran fatto ai Romani, che conoscevano troppo bene quella Vita per poterla idealizzare. Però ciò che in esso eravi di vero, 1' amor de' campi e delle bellezze della natura, non rimase infruttuoso, e noi abbiamo, in un più largo senso della parola, idilli! graziosissimi tra le elegie di Tibullo, nelle Georgiche di Virgilio , nelle satire e nelle epistole di Orazio (1). Ma qui il bello esce da una viva e schietta dipintura dei godimenti della campagna, non da un ideale posticcio, nel quale l'umor del poeta abbia appiccicato a pastori e pastorelle virtù che non possano, e vizii che non debbano avere.
Anche nella Grecia questo genere di poesia era sorto in un tempo di decadenza: e il candidissimo Virgilio se ne valse all'uscire della sua vita dì campagnolo, per dipingere sotto spoglie pastorizie i casi sua propiii. gli uomini e i costumi del suo tempo. E fece de'poemetti allegorici, che non sono veramente il parto più felice della sua Musa.
Sull' esempio di Catullo e di Calvo scrissero epigrammi Augusto, Domizio Marso, Pedone e Sulpicia. Era questo un genere troppo conforme all' umor beffardo de'Ro-mani, perchè potesse in alcun secolo mancare di cultori,
, 16. — Delia lingua e dello stile — Riassunto,
Insieme colla letteratura si compie in questa età anche la lingua, e viene a termine in ogni sua parte l'opera de' secoli precedenti.
La scrittura e la pronunzia a poco a poco s'uguagliano, e per esprimere le voci greche, le quali diventano ogni di più frequenti e comuni e s'hanno da scrivere e declinare grecamente, s'aggiungono all'alfabeto le lettere y e z e i segni delle aspirate ph, th, eh. La ^ finale dei nomi riprende il suo pieno valore di consonante tornando a far posizione; l'tts del genitivo singolare della terza declinazione s'è già da un pezzo mutato in is, e per ordine di Cesare mancupium, lacrumae, maxu-mus e simili si scrivono nei monumenti già quasi come si proferiscono : mancipium, lacrimae, maximus (2). In breve la lingua urbana, diventata vera lingua letteraria, con voci, maniere e pronunzia propria, che la distinguono nettamente tanto dal sermon rustico, quanto dai dialetti delle Provincie, ha esteso agli ultimi limiti possibili il suo domuiio, e minimo s'è fatto .1 numero degli idiotismi plebei, che ancora s incontrano néi monumeuti (3). Nella poesia le leggi metriche, che tanto contribuirono a ristorare le cadenti forme della lingua, sono dopo molte esitazioni e licenze applicate oramai con norme e metodo severissimo ; sicché i versi latini d'ogni genere scorrono non meno fluidi e sonori de' più bei versi greci. E nella prosa il rigido ordine e l'elegante simmetria delle frasi e de'periodi ci provano come ferme fossero ed osservate le regole della sintassi, e quanto efficace la lingua ad esprimere ogni maniera di fatti e di pensieri.
Se non che neanche a questi risultati non si arrivò in un tratto, e nei monumenti dell età durano le traccie d'antiche forme, come non sono finiti del tutto i tentativi per dar stabile norma a questa o quella parte della grammatica.
Pertanto nella ortografia varia ancora per alcun tempo il modo di significare Vi lungo: chè questi io rappresenta con EI, quegli con I alto, altri non fa tra esso e Vi breve alcuna distinzione. E dopo Augusto lo stesso I alto perde la sua ori'-
(1) Ved nelle Georgiche II. 4o8, le Iodi della campagna in quel celebre passo che incomincia :
0 fortunatos nimium, sua si bona norint, Agricolas ! e in Orazio la salii a sesta del libro primo Hoc erat in votis, e l'epistola decima del libro primo ad Aristio Fuoco
(2) Vedi sopra a carte 27, 122, 135.
'*>) Vedi Schuchardt, Jussptac.be u. Vocalìsmus des vulg. Int., voi I, K6-57