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libro i'rimo.
quelle (li Gallino e di Tirteo, ovvero morali e filosofiche come quelle di Solone e di Forillide. Mimnermo è dunque l'autor primo della elegia erotica, malinconica, e da lui, per dirla con frase oraziana, pendono gli elegiaci alessandrini, che in tempi di dotta quiete cantavano le gioie e le tristezze amorose coll'ugual lena, come narravano i gesti d'Ulisse o descrivevano i moti degli astri nel cielo. I più rinomati furono Fileta, grandemente ammirato ed imitato da Properzio, Callimaco, l'autore della Chioma di Berenice, che fu tradotta da Catullo, ed Euforione, che fu recato in latino da Cornelio Gallo. Così come a questi poeti la tolsero i Romani, l'elegia era davvero destinata ad esprimere, come scrisse Orazio, o la gioia od il dolore.
Fu, si può dire, un genere intermedio tra la lirica ed il sermone, tra l'epigramma e l'epistola, e chi lo volesse oggi qualificare, non gli starebbe forse male il nome di Meditazioni o di Confidenze. Ci è dell' uno e dell' altro: e le elegie erotiche in ispecial modo sono soliloqui, discorsi coli' amica, narrazioni, che il poeta fa a sè o ad altri dei varii casi dell'amor suo. Le tristi poi son vere lettere, come si vede da quelle di Ovidio.
E 1' elegia fece rapida fortuna: perchè rispondeva ad una disposizione degli animi, che diventava ogm dì più spiccata e comune, e perchè ritraeva tanta parte, e la più caratteristica, delle fiacchezze e dei vizii del secolo. Il quale diventava tanto più tristo, quanto più progrediva e nelle nuove generazioni si veniva perdendo insieme colla memoria anche il desiderio di tempi migliori. Quel rimpianto del passato che, a chi sa leggere, qua là ispira ancora potentemente la Musa di Orazio e di Virgilio, si va mano mano facendo più raro quanto più la dominazione di Augusto si consolida, ed i nuovi costumi apprestano a chi ne sa godere una vita piena d'altre gioie, d'altri piaceri. Dovevan essere ben pochi gli uomini di questa generazione che non dicessero con Ovidio:
Prisca juvent alios : ego me nunc denique natum
Gratulor: haec aetas moribus apta meis (1).
Quindi, smesso ogni pensiero della cosa publica ed ogni ambizione d' onori, chi s era ritirato a cercar la pace nella solitudine dei campi abbellita dalle dolcezze dell' amore, chi spassavasi folleggiando tra brigate d' amici e piacenti cortigiane : altri (e questi erano migliori) volevano agli amori congiungere lo studio, e sentivano ugual desiderio di piacere alla donna del loro cuore,.come d'aver fama di colti e gentili poeti fra i conc 'ladini. In quest'aria crebbe e fiorì l'elegia latina: tersa ma semplice e schietta in Tibullo, elaborata ma qualche volta oscura in Properzio, il quale più che d'essere facile e naturale si curò di parer dotto e degno di rivaleggiare coi greci ; in Ovidio molle, capricciosa e prolissa tanto, quant'era sbrigliata la fantasia, malfermo il gusto, fiacco e querulo 1' animo del poeta.
Che se come genere letterario 1' elegia latina era al di sotto dell' epica ed anche della lirica, perchè veramente non s proponeva altro fine che di dar sfogo agli affetti, quali essi fossero, dello scrittore, riusciva d' altra parte importantissima, come dipintura de' puùlici costumi. Simili in questo alle novelle erotiche del Boccaccio, del Firenzuola e degli altri nostri novellieri, ai romanzi, che si dicono intimi, del seco! nostro, le elegie di Tibullo, di Properzio e d'Ovidio ti raccontano dì per dì, ora perora., la vita delle cortigiane, delle adultere, dei 'bertini d ogr' età e grado com'erano ai tempi di Augusto. Passioni sincere ed ardenti, amori volubili, voluttà comprate pubicamente coli' oro o carpite coli' insidie, libidini che una penna onesta non può registrare, i diritti del matrimonio conculcati o derisi, l'impudicizia sfrontata anche nelle famiglie una volta nonili ed austere ; tutte nfine le vie che il vizio insegna per corrompere e corrompersi ad uomini non d'altro avidi che di piaceri, sono descritte in .questi poemetti con evidenza tanto maggiore quanto più vivo era l'animo, più accesa la fantasia, più consumata 1' arte o 1' esperienza del poeta.
(1) Art. Amat. Iti. fì\.