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libro i'rimo.
Del quale fatto le cagioni sono due : e 1' una è riposta nella maggiore affinità della lingua e della letteratura romana colla nostra, l'altra si lia da cercare nella natura istessa della lirica oraziana. La quale non e tutta cosi imitativa come pare a prima giunta, ma per ciò appunto eli'ebbe da lottare e rivaleggiare cogli esemplari greci, s'aperse nuove vie e potè n alcune parti diventare profondamente originale. La cosa appare chiara, chi consideri solo un istante l'indole diversa dei due popoli.
Difatti ai poeti greci la materia d' alti ed ispirati carmi cresceva, come a dire, per le mani, e tra le vicende civili e guerresche, tra i riti e le credenze religiose, tra le feste popolari ed i giochi olimpici, istmici, nemei, con una mitologia essenzialmente artistica, che nella loro memoria e nel loro culto congiungeva il presente alla più remota antichità, essi non avevano, a dir vero, che l'imbarazzo della scelta. Nessun popolo mai fu come loro dotato dalla natura e dalla fortuna di tanta attitudine alla poesia lirica: i sentimenti trovavano dapertutto motivo di vive e profonde eccitazioni, e dapertutto lo imagini del bello si presentavano alla fantasia chiare, limpide, scolpite. C'era egli invece un'età per sè stessa meno lirica dell'età di Augusto? e ci era egli, per ripetere anche una volta ciò che già fu detto, un popolo meno poetico del romano? Ciò obbligava il poeta lirico a portarsi di preferenza verso quelle sorgenti d'ispirazioni che sono di per sè comuni a tutti gli uomini, per poco che vivano in tempi civili; ed a cantare la quiete dell'animo in seno ai godimenti della natura: Bacco, Venere e le'Grazie. Questa pareva essere, come già si disse, la sola poesia lirica che i tempi permettessero (1;.
Che se altri voleva spiccar voli più alti, doveva mettersi per sentieri nuovi, inesplorati e tentare un genere di lirica che fosse conforme all' indole cittadina ed alla ragione de'tempi. E ciò fece Orazio che destramente innestò nell'ode i sali della satira, e con un leggiero spruzzo di ironia, con una vena sottile ma continua d'umor furbesco, creò un nuovo genere di lirica, che dir si potrebbe morale e didattica. E le diede un andamento ed un colorito quale forse non si vede in alcuno (2) de'poeti antichi mentre doveva tornare graditissimo al gusto de'Romani
Egli, il famigliare di Mecenate, l'assiduo leggitore delle carte socratiche, fu proprio innanzi tutto V Orazio satiro, che Dante -vide venire in compagnia d'Omero, di Ovidio e di Lucano nel primo cerchio dell'Inferno. E se l'altre sue qualità paressero per avventura di quelle che ogni uomo possa ottenere colla diligenza e coll'arte, questa di saper mescere a tempo il sero col ridicolo, di saper scherzare freddamente nell'istante che l'animo dovrebbe essere più fortemente commosso, e la fantasia lanciata a briglia sciolta nella via dei sogni e delle care illusioni, è facoltà che Dio ha daio a pochi ed altissim ingegni A quei pochi, che gli uomini onorano col nome di veri filosofi o di veri poeti E la posterità che ebbe veduto quanto tesoro di sapienza stesse raccolto in quel sì piccolo volume di versi elegantissimi, non tardò ad assegnare ad Orazio un posto cospicuo tra gli uni e tra gli altri.
Nè qui finiscono i pregi, per cui la lirica oraziana può ancora esser detta originale ; perocché le odi religiose ed eroiche sono, chi ben le consideri, improntate d'un alto senso d'amor patrio, e spirano tutta 1' orgogliosa grandezza del cittadino romano. Egli fu epico alla sua volta quando cantò le virtù di quella lunga serie di eroi che da Romolo stendevasi ad Augusto, o celebrò le armi romane vincitrici dell'Egitto, della Germania, della Pannonia; come fu voro sacerdote delle Muse quando insegnò alle vergini ed ai fanciulli in che maniera, evitando le colpe de'padri e degli avi, potessero riacquistare il favor de'numi, e quelle austere vir,ù con cui solamente sì reggono e prosperano gli imperli. Se questa 11011 e poesia nazionale, non so quali altri carmi meritino un tanto nome.
Sia dunque che collo scherzo 0 col precetto correggesse i costumi; e cercasse di ravviare i suoi concittadini verso un più savio tenore di vita, sia che discor-
di) Vedi d paragrafo precedente in lìné.
(2) Vedi ancora i mfei Studi Oraziani sulla fine,