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libro i'rimo.
Se non elio la mitologia a questi tempi, come in pressoché tutta la letteratura latina, non esclusi i primi scrittori, è una mera veste poetica, un tessuto di favo-lette, che s'adopera, sia per dar colore e figura ai pensieri, sia per dilettare 1 lettori con piacevoli racconti di avventure strane e diverse. 0 ella è un ornamento, 'un modo di dire e quasi un linguaggio di convenzione, od è un romanzo, 11 senso che in origine si nascondeva
Sotto il velame delti versi strani
s'è smarrito coli'andar del tempo, e mentre da una parte le sette dei fdosofi s'affannano a ricercarlo, e i volghi dall'altra continuano a pregare per necessità ed abitudine de'numi, che tanto più speran propizii quanto più li han fatti simili a sè medesimi, i poeti che non credono, ma non amano distruggere l'imagine per isco-prirvi il vero che nasconde, da quel meraviglioso tesoro di favole cavano or la materia or la forma di sempre nuove invenzioni.
Essi sono ben lontani, gli scrittori di questa età, da que'primi tempi quando il popolo, interpretando colla fantasia e col calor dell'affetto animando i fenomeni della natura, creava da sè i miti, ed il poeta sulle prime e vaghe linee della volgare leggenda disegnava e coloriva tutta una commovente istoria di numi e d'eroi: quel lavoro era da gran pezza finito, e come le parole stabilite dall'uso e confermate dalla ragione non s'acconciavano più così facilmente come in passato alle fantastiche interpretazioni, ai veloci e temerari traslati, così gli uomini, fatti dall'osservazione e dall'esperienza più istrutti e più riflessivi, intendevano meglio le cose e sè medesimi, e de'fatti d'ogni giorno davan ragione colle leggi della natura, che procuravano di conoscere, non coi presentimenti dell'animo o coi capricci dell'imaginazione. Come l'epopea aveva ceduto il posto alla storiamosi le larve liete o lugubri della favola, almeno nella mente de' savi, s'eran dovute dileguare a poco a poco davanti alla luce della filosofìa e della scienza. E la religione, che nel giro de'secoli s'era con esse formata, sopravvisse per ciò solo che ebbe per alcun tempo ancora da soddisfare a questi tre fini: d'essere come simbolica un velo ai veri naturali e filosofici, come politica un istrumento di governo, come letteraria un argomento od un ornamento di poetiche composizioni. E tale essa è, come in tutti i recenti poemi mitologici «filloma e della Grecia, così anche nelle metamorfosi d'Ovidio: tema di belle descrizioni, di racconti maravigliosi, di idillii o di scene patetiche, e pretesto a far mostra di molta e varia erudizione, che era allora una delle maggiori vanità de'poeti.
Quindi, se ne togliamo l'intenzione, che già si disse, di far cosa grata al principe, chiudendo coli'apoteosi di Cesare quasi la storia del mondo svoltasi per via di assidue trasformazioni, tutto il. resto del poema non ha nulla che strettamente si colleghi colla fortuna presente dell'impero, nulla che ne ritragga le condizioni o presuma di appagarne i bisogni. È un lavoro d'arte dilettevolissimo, perchè vi son profuse tutte le dovizie d'un ingegno e d'una fantasia che pochi ebbero e nessuno potè superare : ma il quale a' suoi preg come a' suoi difetti mostra che l'autore appartiene ad una generazione diversa da quella che illustrò i primi e più gloriosi anni del regno d'Augusto. Il verso vi scorre facile, armonioso e forbito, quanto forse in nessun poeta latino: ma già alcune descrizioni troppo prolisse e minute, le false arguzie, le antitesi ed i concettini ci annunziano il principio d'un'arte che decade.
Ed anche rispetto alla lingua Ovidio fu per avventura un de'primi che desse agli scrittori dell'età vegnente l'esempio di allargare o variare il senso di alcuni vocaboli, e di adoperare modi e costrutti che la poesia classica rifiutava, o ne usava con assai parsimonia. Egli fu già dagli antichi notato di troppa indulgenza verso sò medesimo, e difatti seconda troppo più spesso l'impeto naturale che lo trascina, di quello che cerchi di reggerlo e contenerlo col freno dell' arte. Quantunque giova dire clic alle Metamorfosi non potò dare l'ultima mano e se dall'inopinata sventura non ne fosse stato impedito, molte cose avrebbe corretto.