CAPITOLO IY.
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(676 a. C. dì. d. C.).
§ 14. — Gli ultimi anni della republica.
La terza età delle lettere roìbane abbraccia due secoli, i quali si possono veramente dire colla bella frase del poeta V un contro l' altro armato Perocché essa comincia cogli ultimi procellosi anni della republica, per finire nel lungo e riposato regno di Augusto. Essa vide la libertà perire tra le lotte degli ambiziosi, e il più fortunato di loro prendersi col titolo di principe l'impero del mondo stanco di guerre civili (1). È facile quindi comprendere come in tanto contrasto e rivolgimento di cose e d'opinioni, essa ci potesse presentare una serie di scrittori e d'opere sì grandi e diversi come forse nessun'altra età della storia letteraria. Giacché non solo colle armi in pugno, ma colla voce eziandio e cogli scritti, combatterono ne'primi anni i principi delle nemiche fazioni, e le lettere partecipando alla lotta furono, Anch' essa durò, faziose anch'esse e battagliere ; mentre negli anni successivi ebbero una voce sola per celebrare i benefizii della pace, e le lodi di chi dopo averla donata al mondo la sapeva con tanto accorgimento e fermezza conservare (2). Pertanto esse ci si offrono ne' due periodi in che si dividono con carattere son per dire opposto, se guardiamo alle idee ed ai sentimenti che esprimono, come quelle che fanno ritratto di tempi e di condizioni politiche tanto diverse; che se consideriamo soltanto la forma, notiamo invece dall' un periodo all' altro un progresso continuo verso la stessa meta, che è la perfezione dell'arte del dire in tutte le sue.specie. E i due periodi, sia il caso o sia la contraria condizione delle cose, si divisero in così fatto modo tra loro il campo dell' universa letteratura, che nel primo toccasse il suo massimo splendore la prosa, nel secondo la poesia. Quindi nell' età republicana la fortuna delle lettere si congiunge col nome del più grande oratore, e da lui quasi si denomina, mentre nell' altra sotto il nome d'Augusto la posterità ha voluto onorare le glorie ben maggiori e più sincere d' Orazio e di Virgilio. Quello è ^adunque il secolo degli oratori degli storici, dei AlosoA : questo dei poeti.
Ma nel primo periodo dobbiamo ancora distinguere due parti, le quali si staccano nettamente 1' una dall' altra in quel punto istesso, quando insieme colla publica piegava a meli 'iete vicende la privata fortuna di Cicerone. La quale toccò 1' apice della sua grandezza nel consolato dell' anno 691, quando, vinta nel sangue la congiura di Catalina, la republica pareva liberata per sempre da ogni pericolo, e Cicerone per la gratitudine de' cittadini divenuto moderatore ed arbitro di essa. Se non che da quel momento cominciò invece a discendere dalla superba altezza, e la sua disgrazia fece chiaro ad ognuno in elio mani fossero venuti e verso qual termine pre-
ti) Tac. Ann. I. 1. (Augustus) cuncta discordiis civilibus fessa nomine principis sub imperium accepit.
(2) La pace e l'impero eran due cose inseparabili, e lo disse ancora con quella sua luminosa brevità Tacito nel p: \mo delle Istorie «postquani bellalum ad Actium... omnia in unum conferri pacis inlerfuit».