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libro I'rimo.
inconseguenze del discorso famigliare (1), dove i pensieri prendono via via nel periodo quel posto e queir ordine medesimo, col (piale sorsero un dietro r altro nell' animo di chi parla; dove pertanto sono sì frequenti, e pur sì belli ed efficaci, gli anacoluti, le inversioni, gii asindeti, e per un contrario ell'etto delle medesime cause 1' attrazione dell' una in altra proposizione. È uno scrivere che pare assai spesso slegato, perchè la parola, anziché all'occhio attento di un solitario leggitore, si rivolge all' orecchio distratto di una moltitudine, dalla quale non può aver speranza d' essere inteso chi ravvolga il suo concetto nello spire di un artificioso ragionamento. Dunque i pensieri vi si congiungono bene spesso più mentalmente, che non dietro le precise regole della grammatica, e l'intima loro connessione ne' vari passi di un perìodo dev' essere trovata da chi legge ripensandoli da capo nella sua mente. Pure questo modo di scrivere ha una rapidità ed una freschezza tutta sua che innamora, e le idee, così come le parole che le esprimono, ti colpiscono l'animo in quell'apparente disordine, meglio che se fossero composte e distribuite colla più rigida simmetria. Tale è ne' suoi tratti generali (1 discorso de' poeti comici, ne' quali, in mancanza d'altri e diversi monumenti, ci conviene ancora cercare gli esempi e le norme più usi tate della sintassi dì questo tempo (2). È facile però sospettare che la prosa, massimamente in grazia della più frequente lettura degli oratori e degli storici greci, e della cresciuta diffusione delle scuole di rettorica, non tardasse a seguire regole più certe, e negli ultimi anni di questa età si accostasse man mano a quella maniera di architettare il discorso, che ci affatica e ci maraviglia insieme nelle orazioni di Cicerone e nelle storie di Tito Livio. E negli scarsi frammenti degli oratori e degli storici ne abbiamo pure qualche esempio.
Con siffatte opere e con uomini siffatti la lingua e la letteratura romana compieva la seconda età della sua esistenza, spianando la via ad altri uomini e ad altre opere, che nel giro di pochi anni dovevano recarla al colmo della sua perfezione. Il successo de'quali se fu in verità grandissimo, e cagione a tutti di gloria immortale, giova però dire che non era guari difficile, tanta messe aveano da raccogliere nell'età precedente, tanti illustri esempi da imitare. Perocché nè Livio senza la numerosa schiera degli annalisti avrebbe composto la storia di Roma, nè forse Virgilio avrebbe scritto l'Eneide, se Ennio non avesse prima cantata ai Romani la divina leggenda delle origini trojane. Ed Orazio stesso — già 1' abbiamo detto — fu pure discepolo di quel cavaliere Lucilio, cui, per tedio de' troppo zelanti lodatori del passato, punse quà e là con acerbissimi frizzi, E ci era poi al tempo di Augusto un sentimento anche più vivo e profondo che moveva gli animi ad ammirare ed a lodare questa antica letteratura; voglio dire il desiderio della perduta libertà, l'amor della vecchia Roma, che in essa viveva tuttora colla sua ruvida, ma pur veneranda grandezza.
(t) Proprie'' dell' antica e popolare poesia latina, e frequenti nei comici sono le alterazioni, le paronomasie, ed anche talune assonanze ; le quali tutte dovevano rendere imagine del comune parlare di cui erano, come anche noi vediamo, il più piccante condimento, e piacere assoi alle moltitudini, se Plauto ed anche Terenzio le cercano tanto studiosamente.
(2) La sintassi latina prende per questo una scioltezza ed una ibertà, che l'assor- glia molto alla nostra. Così, per cagion d'esempio, essa ti permette di usare dopo i verbi sperare e promettere del semplice indefinito, dove la sintassi classica richiede l'infinito futuro e la ripetizione del soggetto col pronome personale (promitto venirc=proinitto me esse venlurum), e ti dà p degli id.utisn (lictum factum, suoni siL4, detto fallo, il suo eli lui, i quali ti portano i f\eno vernacolo.