capitolo iii. —- seconda età'.
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nuovi (1). E la sintassi, a giudicare dalle scritture clie possediamo, ci rende imagine del modo forse anche un po'faniigliare, ma già più netto e sicuro col quale i Romani di quel tempo ordinavano i propri pensieri (2). Ci dà segno di una lingua già destra a significare i molteplici e più reconditi legami delle idee, quantunque nel colorito de' vocaboli, nelle giunture e nel giro delle frasi somigli tuttavia moltissimo al parlar comune; perchè tra il parlare e lo scrivere non passava allora sì gran distanza quale fu aperta più tardi dai progressi della scienza e dalle raffinatezze dell' arte e della civiltà. Quindi tu noti ne'dialoghi delle commedie, che sono pure, come direbbe Orazio, della prosa vincolata a inala pena da metri lentissimi, tutti quasi gli arbitrii e le
c) Le desinenze contratte ibam=iebam di molti verbi della quarta conjugazione come : audibam,
molibar, ecc: ed i futuri in ibo degli stessi verbi: audibo\ experibor, reddibo.
ci) Polis, e più frequentemente pote sum, ancora disgregato per possimi. (E potè solo usa Plauto regolarmente per: si può.) Poi ma do lo, mavolel, marelim, rnavellem=»ialo, male!, malit, imllem.
III. Circa al senso ed all' uso dei verbi :
a) Si incontrano più spesso che nel dizionario classico de1 verbi deponenti con significazione passiva, perchè le forme attive vivevano ancora nella bocca del popolo, e di taluni compajono anche nelle scritture; e non rade volte le due forme esistono l'una daccanto all'altra senza che pajano aver diverso significato.
Così abbiamo in Plauto potivit attivo, e potitus est passivo, in Terenzio ed in Pacuvio altercare, mentre era pur vivo ed usato altercari, e ui nuovo in Plauto apisci e composti, ora attivi ed ora passivi.
b) Che di taluni verbi si conserva ancora la primitiva significazione, come di orare=dicere, onde frequentissimo orare cum atiquo, parlar con alcuno ; senso che durò nel perorare = finir di parlare, e nel re inorata di Cicerone (pr. Rose. Amcrino. § 20), e nell' oraft'o=parola, favella.
c) Altri invece son presi nel senso che dava loro la 1 igua famigliare ; la quale a sua posta allarga o stringe, coinè tutti sanno, ma più spesso coli'uso logora e stende il valore primitivo dei vocaboli. Così narrare (=gmrum agere, gnarigare), che propriamente vale far sapere, far conto, raccontare, in Terenzio, ed ancora nella domestica conversazione ai tempi di Cicerone, è nulla più che un sinonimo di dicere (Andr. v. 360 e Tusc. 1. 6.10).
IV. Per gli avverbii e le congiunzioni non è infrequente il caso di trovarli usati nella primitiva loro significazione. Onde, a cagion d'esempio, Quoniam (=quom iam) vorrà ancora dire in Plauto quando già, dopo chè, e sarà uguale a postquam, juxta (=jugista) si unirà con cum a significare congiuntamente con, e quasi—quam si dirà ancora che se.
(1) Grande inventore e compositore di vocaboli fu Plauto, ma non tutti durarono, e bisogna anche aggiungere che la più parte furono creati per amore di scherzo, nè dovean passare il palco .scenico o quell'infima classe di persone di cui ritraevano i vizii o le miserie. Tali sono i nomi e gli attributi di cui Stasimo regala quei suoi compagni di bettola, tra i quali diceva aver perduto l'I anello :
Chirucus fuit, Cereonieus, Crimnus, Cricolabus, Cnllabus, Collìcrepidae, cruricrepidae, ferriteri, mastigiae ; Quorum unus surrupuerit enrrenti cursori solum.
(2) Vedi sulla sintassi di questo secolo l'opera di Fr. Guglielmo Stoltze, intitolata : Sintaxìspriseorum scriptorum latinorum usque ad Terentium. Sono due volumi pnblicati a Lipsia nel 1862 Non è un libro che si legga volontieri, perchè l'autore non ha saputo renderlo facile e comodo ne colla forma, che è troppo pesante e non sempre chiara, nè colla materia che soverchia il titolo e l'assunto dell'opera. In luogo degli archaismi, che soli vi dovrebbero essere descritti e classificati, tu vi trovi un intero trattato di sintassi, che in molti luoghi passa anche i limiti del latino, e si perde nell'infinito campo d'una sintassi generale. E però sempre un libro utile, e chi avesse la pazienza di cercarveli
i materiali per comporre la sintassi di questo secolo ci sono.
Tamagni. Letteratura Romana. 18